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F1 | Analisi Ferrari: Barcellona ha mostrato i limiti della SF-23

Un singolo pacchetto non rappresenta una posizione magica in grado di riparare tutti i problemi di una vettura. Per Ferrari, il weekend di Barcellona ne è stata la prova e il circuito catalano ha messo in risalto i maggiori punti deboli del progetto SF-23: la mancanza di carico aerodinamico, le carenze nelle curve veloci e la gestione gomma sulla lunga distanza. Osserviamo come questi aspetti vengano evidenziati dai dati e dalle telemetrie.

Carlos Sainz, Ferrari SF-23

Carlos Sainz, Ferrari SF-23

Jake Grant / Motorsport Images

Il Gran Premio di Spagna rappresentava un appuntamento importante per la Ferrari. Non doveva e non poteva essere il Gran Premio della svolta, perché non è un singolo pacchetto di aggiornamenti che può curare tutti i punti deboli di una vettura, ma quello catalano era comunque un weekend in cui la Scuderia di Maranello andava a caccia di risposte.

Responsi attesi su una pista che spesso è stata presentata come una galleria a cielo aperto, soprattutto nella precedente configurazione, con la chicane lenta che metteva alla prova il reparto sospensivo delle monoposto, dovendo trovare un compromesso che potesse soddisfare le numerose sfide del tracciato. Una pista complessa che ha messo in risalto i mali di una SF-23 per cui non esiste una posizione magica e che, chiaramente, deve ancora crescere per pensare di lottare con costanza per il secondo posto tra i costruttori.  

Per quanto i venti secondi accumulati sul traguardo dalla prima Mercedes abbiano destato stupore, la “rinascita” della Stella non è giunta totalmente come una sorpresa, soprattutto perché nelle precedenti tappe del calendario la W14 aveva dimostrato di ben digerire i curvoni veloci e le piste front-limited. Indicazioni che hanno trovato conferma anche sulla versione “rinnovata” della monoposto tedesca, quasi in uno scenario opposto a quella della vettura italiana, che da Melbourne in poi ha cambiato natura dimostrandosi competitiva nel lento ma carente nei tratti veloci.

Carlos Sainz, Ferrari SF-23

Carlos Sainz, Ferrari SF-23

Photo by: Jake Grant / Motorsport Images

Inoltre, al di là delle ormai classiche difficoltà in qualifica, la W14 ha spesso mostrato un percorso in crescendo nel corso del weekend di gara, culminato con buone prestazioni durante la corsa, tanto da battere la Rossa sulla lunga distanza come a Miami. La tappa catalana sembra quasi inserirsi in quella continua “altalena” dei valori in campo alle spalle della Red Bull che ha caratterizzato la prima parte del campionato, con Mercedes, Ferrari e Aston Martin pronte a giocarsi il ruolo di seconda forza. A Barcellona è mancato anche il riferimento della squadra di Silverstone, che nelle scorse gare si era posta quasi come una sorta di livella per giudicare gli altri due team.

Un’altalena su cui si sale e si scende, spesso a seconda delle caratteristiche del tracciato e dei punti di forza delle monoposto: per la Ferrari il Gran Premio di Baku è l'esempio più calzante. Carlos Sainz non ha nascosto che il pacchetto spagnolo sarebbe rivolto soprattutto a “migliorare le performance nelle curve a medio-bassa velocità”, aspetto che nei piani del Cavallino dovrebbe garantire “una finestra di lavoro diversa per la macchina”.

Da questo punto di vista, l’esame Barcellona ha fornito dei numeri positivi, perché la SF-23 non ha sfigurato nei tratti più lenti ma, specie in gara, ciò non è bastato a compensare la poca flessibilità sulla lunga distanza e le carenze aerodinamiche che si palesano nelle zone veloci. Seppur in maniera leggermente differente, non è uno scenario distante da quanto si era già visto a Miami, con l’aggravante che in Spagna le difficoltà nella gestione gomme e nei tratti più rapidi hanno pesato maggiormente ampliando il distacco dalla seconda forza del weekend rispetto al GP negli Stati Uniti.

Confronto primo stint: Sainz (gomma soft), Hamilton (gomma soft) e Russell (gomma soft)

Confronto primo stint: Sainz (gomma soft), Hamilton (gomma soft) e Russell (gomma soft)

Photo by: Gianluca D'Alessandro

Prendendo come riferimento Sainz, il quale aveva preso il via dalla seconda posizione, si può osservare come in realtà lo spagnolo non abbia accusato un vero e proprio crollo in termini di tempo sul giro, segnale che si è tentato di mantenere un passo costante per limitare il degrado. L’aspetto cruciale è stato quello di non riuscire a pareggiare il passo della Mercedes nel momento in cui allo stesso Sainz era stato chiesto di migliorare il proprio ritmo per avere una finestra di sicurezza di circa tre secondi su Lewis Hamilton, in modo che l'inglese non potesse tentare un undercut.

Già dopo una decina di giri il Ferrarista aveva riportato segnali di graining all’anteriore e, su un tracciato che fa dell’avantreno uno dei suoi punti chiave, dover gestire questo fenomeno può penalizzare il ritmo in maniera importante. Inoltre, spesso la vettura del Cavallino ha dimostrato una certa fatica nel ripulire il graining, tema si inserisce anche in quella ristretta finestra di utilizzo su cui gli ingegneri dovranno lavorare.

Confronto Sainz-Hamilton GP di Spagna: dodicesimo giro. Si nota come Sainz abbia faticato nelle curve veloci. Alte, invece, le velocità sul rettilineo in parte per la configurazione montata sulla SF-23, in parte perché Mercedes era su mappature più

Confronto Sainz-Hamilton GP di Spagna: dodicesimo giro. Si nota come Sainz abbia faticato nelle curve veloci. Alte, invece, le velocità sul rettilineo in parte per la configurazione montata sulla SF-23, in parte perché Mercedes era su mappature più "tranquille".

Photo by: Gianluca D'Alessandro

Prendendo a titolo esemplificativo le telemetrie del dodicesimo giro, si può apprezzare come Sainz non riuscisse a tenere il passo del sette volte campione del mondo nelle zone veloci, come curva nove o nell’ultimo settore, dovendo parzializzare più a lungo per non stressare eccessivamente l’anteriore sinistra, la gomma su cui era comparso il graining. Tuttavia, questo discorso non si è presentato solamente nel primo stint sul compound più soffice, ma anche nel secondo e nel terzo tratto di gara.

Dopo ogni sosta, per altro anticipata per la paura di subire un undercut dagli avversari, la gomma nuova ha in parte aiutato a compensare queste carenze nel veloce, ma senza mai riuscire a pareggiare le prestazioni della Mercedes, anche quando quest’ultime erano rimaste fuori su coperture usate. Con il passare dei giri, il vantaggio dato dai nuovi pneumatici è andato scemando, rendendo inevitabile il sorpasso da parte dalle vetture della Stella.

“Le nostre prestazioni ad alta velocità non sono state buone dall'inizio della stagione. Dall'Australia, abbiamo lottato con il bilanciamento e con i rimbalzi e con molte altre cose che ci accadono ad alta velocità. Quindi sì, vogliamo concentrarci su questo aspetto e vedere se possiamo migliorarlo, perché come avete visto, le basse velocità per noi non sono affatto male”, aveva spiegato Sainz dopo le qualifiche, dove erano già emerse le debolezze della SF-23, seppur in quel caso parzialmente mascherate dalla mescola più soffice.

Confronto secondo stint: Sainz (medie), Hamilton (soft-medie) e Russell (soft-medie)

Confronto secondo stint: Sainz (medie), Hamilton (soft-medie) e Russell (soft-medie)

Photo by: Gianluca D'Alessandro

Concetti rimarcati anche al termine della gara: "Sappiamo che il passo gara e le curve veloci sono i nostri punti deboli. Su un circuito ad alto degrado e in una gara a due soste, abbiamo cercato di gestire il tutto cercando di raggiungere gli obiettivi per gli stint, ma in alcuni casi non siamo riusciti a raggiungere l'obiettivo".

"Onestamente, ho trascorso l'intera gara a gestire le gomme, perché sappiamo di essere molto duri e con questo circuito ad alto degrado, non sono riuscito a spingere".

Per quanto sia vero che il pacchetto spagnolo andrà capito e ottimizzato, le pance e il nuovo fondo non hanno cancellato i problemi della precedente configurazione della vettura, i quali a Barcellona hanno pesato più che su altre piste.

Se a questo discorso si associa anche l'imprevedibilità al volante descritta dai piloti, in parte figlia anche di quel continuo saltellamento estremizzato a Monte Carlo, e l'inconsistenza della SF-23 a volte mostrato nelle varie fasi di gara, emergono quali siano le aree su cui la monoposto necessita maggiori interventi.

 

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