F1 | Le esclusioni sintomo di un sistema che raschia il barile
Mercedes e Ferrari sono incorse in errori di assetto che hanno portato alla giusta esclusione di Hamilton e Leclerc dalla classifica del GP degli Stati Uniti per l'usura del pattino. I fatti di Austin, però, mettono in evidenza una carenza se tanto le squadre che la FIA fanno capire che c'è poco tempo per fare i controlli e le verifiche in un weekend che associa il format Sprint a una gara back to back.
Lewis Hamilton (Mercedes) e Charles Leclerc (Ferrari) esclusi dal GP degli Stati Uniti per l’eccessiva usura del pattino. Il regolamento concede il consumo di 1 mm su 10 mm di spessore. Il consumo non si è registrato nella parte anteriore, quella dello splitter, ma dietro, in prossimità del gomito del diffusore. Il sette volte campione del mondo vede svanire un secondo posto, mentre il monegasco perde un deludente sesto. Le due squadre è lecito pensare che non presentino alcun appello alla decisione del collegio dei commissari sportivi, ma quando sono state sentite sui fatti ci hanno tenuto a dimostrare che non c’è stato un tentativo di fare i furbi, ma un banale errore.
Photo by: Ferrari
Charles Leclerc, Ferrari, parla con l'ingegner Togninalli sull'esclusione di Austin
Giusto, quindi, incartare la figuraccia facendone tesoro per il futuro, mettendo in evidenza una sottolineatura che potrebbe sembrare una scusa: tanto in Mercedes che in Ferrari, ci hanno tenuto a far emergere la buona fede allontanando il dubbio che ci possa essere stato un tentativo di furbata per migliorare le prestazioni. E per sostenere questa tesi hanno tirato in ballo il fatto che il parco chiuso scatti dopo un solo turno di prove libere, seguito da due turni di qualifica e la gara Sprint, limitando il tempo utile per fare tutti i controlli con cura.
Una situazione molto diversa da quella registrata nel GP del Belgio del 1994 quando Michael Schumacher fu escluso dalla classifica per la tavola molto usurata sotto alla sua Benetton B194 nella zona dello splitter anteriore: il tedesco aveva vinto la gara di Spa-Francorchamps, ma era stato escluso perché il consumo era andato molto oltre le tolleranze. Quello fu il primo episodio dall'adozione del plank a rivoluzionare una graduatoria.
Photo by: Giorgio Piola
Ecco la tavola della Benetton B194 che aveva provocato l'esclusione di Schumacher dal GP del Belgio 1994
Da Austin parte un monito al promotore sul format dei weekend con le garette. Un segnale da non sottovalutare perché arriva da due top team. Certo, ora è più facile capire perché Max Verstappen non sia riuscito a prendere il largo come sempre: la Red Bull nella FP1 aveva capito che non poteva girare all’altezza minima da terra senza il rischio di raschiare la tavola o danneggiare il fondo. Lo staff di Pierre Gachè aveva sollevato la RB19 perdendo un po’ carico aerodinamico e, quindi, un po’ di prestazione.
Non aveva sbagliato la delibera della macchina al simulatore come era successo a Singapore, ma non aveva tenuto in debito conto i saltellamenti di un manto che cambia di anno in anno nonostante i rifacimenti dell’asfalto.
Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images
Lewis Hamilton, Mercedes-AMG, ha visto svanire il secondo posto nel GP degli Stati Uniti per squalifica
Lewis Hamilton e Charles Leclerc ne hanno sicuramente tratto vantaggio: l’inglese ha beneficiato del nuovo fondo che ha reso meno ostica la W14, concedendo ai tecnici di Brackley di osare un assetto più basso. La classifica finale (quella corretta dopo le esclusioni) con Red Bull e McLaren davanti a Ferrari e Mercedes forse esprime i valori prestazionali effettivi.
E qui si apre un altro argomento interessante, quello delle verifiche. Perché la FIA ha scelto di controllare solo quattro monoposto (Red Bull di Verstappen, Mercedes di Hamilton, McLaren di Norris e Ferrari di Leclerc) su venti? Due su quattro sono state trovate fuori: viene il dubbio che potessero esserci altre vetture non conformi (specie i piloti che hanno preso delle penalità per i ripetuti track limit...), ma lo staff di Jo Bauer non le ha guardate. La Federazione Internazionale ha la libertà di scegliere arbitrariamente chi vuole.
In realtà i commissari federali hanno la possibilità di controllare dal remote garage di Ginevra i saltellamenti delle monoposto tenendo d’occhio la metrica delle oscillazioni anti-porpoising e, in ogni caso, hanno puntato sulle quattro vetture più veloci.
Jo Bauer, comunque, non aveva il dubbio di trovare monoposto fuori regola, altrimenti avrebbe voluto verificare anche le vetture di George Russell e Carlos Sainz. È lecito pensare che le violazioni siano il frutto di scelte di setup individuali non finalizzate a eludere le regole, avvalorando la teoria degli errori facilitati dal format della gara Sprint.
Qualcuno, però, ha eccepito sostenendo che tredici vetture su diciassette al traguardo non sono state verificate, lasciando il forte dubbio che in parco chiuso potessero esserci altre F1 non a regola. Le vetture restano in parc fermé a disposizione per mezz’ora, il tempo nel quale è possibile presentare un reclamo e chiedere un controllo o una controverifica.
Photo by: Mark Sutton / Motorsport Images
Jo Bauer, delegato tecnico della FIA
L’indicazione di Jo Bauer sulla non conformità di Mercedes e Ferrari è arrivata ai commissari sportivi quando i termini erano ormai scaduti e ulteriori controlli erano impossibili. Come mai? Teoricamente la FIA avrebbe potuto verificare tutte le monoposto, ma il processo avrebbe avuto bisogno di moltissimo tempo. Non tanto per omologare il risultato (siamo abituati ad aspettare a lungo i verdetti quando ci sono contestazioni), quanto per far impacchettare e spedire le vetture alla volta del GP del Messico.
Ci troviamo di fronte a due gare back-to-back e non si può ritardare la partenza dei cargo se si vorranno avere le monoposto nel paddock di Città del Messico secondo i piani logistici. E allora cosa sta emergendo in modo molto chiaro da Austin? Forse si sta tirando la corda con 22 GP in calendario e con sei appuntamenti Sprint con un format troppo tirato.
La F1 sta andando troppo nella direzione dello spettacolo (ogni volta che un pilota scende in pista deve lottare competitivamente per un risultato, una coppa, dei punti e dei premi), perdendo di vista l’aspetto puramente sportivo. Nessuno lo dice chiaramente, ma sembra chiaro che la FIA stessa “limiti” le verifiche post gara per liberare il paddock il prima possibile.
Ma ha senso tutto questo? Le squadre dicono che diventa complicato fare i soliti controlli nei weekend con il format Sprint, la FIA lascia intendere che non si riescono a fare verifiche post GP approfondite. Forse c’è qualcosa che sta scappando di mano nella gestione sportiva degli eventi?
La questione va messa sul tappeto, perché sotto sotto si rischia di cambiare il DNA della F1.
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