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Formula 1 GP di Singapore

F1 | Red Bull, la tensione cresce: sulla RB20 non funziona niente

C'è tensione nel box della Red Bull. Le RB20 non hanno grip e nemmeno i cambi d'assetto hanno migliorato le cose. Le gomme non entrano nella giusta temperatura e Verstappen inizia a preoccuparsi.

Max Verstappen, Red Bull Racing RB20

Max Verstappen, Red Bull Racing RB20

Foto di: Glenn Dunbar / Motorsport Images

Nel box Red Bull è suonato l’allarme. Negli ultimi mesi ci sono state altre occasioni in cui il team campione del mondo si è trovato alle prese con grattacapi, ma il venerdì di Singapore è stato il peggiore della stagione. Il riassunto della giornata è nelle parole di Helmut Marko. “Sulla macchina di Max non funziona niente, sia con le gomme soft che con le hard non ha grip, ed anche il bilanciamento è pessimo”. Sergio Perez ha concluso la FP2 in ottava posizione, Max Verstappen in quindicesima, ad oltre un secondo dal miglior tempo di giornata di Lando Norris.

Nel secondo turno di prove libere Verstappen ha segnalato più volte ai box di non avere trazione in uscita di curva, un handicap pesantissimo in una pista stop-and-go come quella di Marina Bay. Dopo il primo turno di prove libere (concluso al quarto posto) Max è sceso in pista con un assetto più scarico, peggiorando la situazione. Il suo tempo in FP2 è stato lo stesso nel primo turno, scivolando in coda al gruppo. Le gomme non si sono ‘accese’, e nel caso di Verstappen la scelta di rinunciare ad un po' di carico aerodinamico ha complicato ancor più le cose. Un errore ci può stare, ma non può non colpire come i tecnici della Red Bull (tradizionalmente molto bravi nel prevedere l’evoluzione della pista) ultimamente siano alle prese con valutazioni errate.

“Non abbiamo il grip che dovremo avere – ha confermato Verstappen – la sensazione è quella di scivolare, e credo che in FP2 si sia visto bene. Non abbiamo avuto problemi con i dossi e i cordoli (l’ostacolo che condizionò il weekend della Red Bull a Marina Bay lo scorso anno) quanto con il grip delle gomme. Dobbiamo tornare indietro, analizzare i dati e vedere cosa possiamo fare per ottimizzare le prestazioni prima delle qualifiche”. Sarà una nottata lunga per gli ingegneri in pista così come per il gruppo di lavoro operativo a Milton Keynes.

“Al momento direi che la situazione è molto preoccupante – ha ammesso Marko – a questo punto dovremo provare qualcosa di drastico. Non possiamo accettarlo, dobbiamo sistemare le cose per assicurarci di essere più competitivi. Ho appena guardato i riscontri della FP2 e siamo allo stesso ritmo di Colapinto…”. A Marko è stato fatto notare che il ritmo di Verstappen è risultato più lento di quello di Yuki Tsunoda. “Non hanno portato niente di nuovo qui – ha confermato Marko a proposito della Racing Bull – ma abbiamo visto che Yuki è stato incredibilmente veloce con le gomme dure. Non ho spiegazioni”.

Max Verstappen, Red Bull Racing RB20

Max Verstappen, Red Bull Racing RB20

Foto di: Lionel Ng / Motorsport Images

L’unico (timido) sorriso in casa Red Bull è arrivato da Sergio Perez. Nulla di particolarmente esaltante, ma Checo si è confermato complessivamente più performante di Verstappen. “Siamo migliorati un po' rispetto alle FP1 – ha confermato - ma il bilanciamento non ottimale rende difficile mettere insieme un giro. Abbiamo decisamente del lavoro da fare durante la notte, perché siamo ad un secondo dai primi, quindi abbiamo bisogno di un cambiamento abbastanza grande per riuscire a farcela”.

La tensione comincia a crescere. Dopo aver perso la leadership nella classifica costruttori, la Red Bull sa bene che non può permettersi altri passi falsi se vuole mantenere Verstappen in una posizione confortevole nella classifica piloti. Max può permettersi di perdere punti nei confronti di Norris, ma a patto di restare nella sua scia, non certo nella zona basse della top-10. L’impressione è che domani vedremo in pista una vettura con un setup profondamente rivisto, una scelta rischiosa ma anche necessaria. La Red Bull vista oggi non è la macchina che può consentire a Verstappen di proseguire il suo cammino (anche in salita) verso il quarto titolo mondiale.

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