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Intervista

Monteiro, da vegetale a pilota: "Non vedevo neanche la bottiglia"

Il portoghese ha raccontato nel podcast del WTCR la sua lunga carriera che lo ha visto toccare anche il podio della F1. L'incidente del 2017 è ormai alle spalle, così come quel mal di denti turco...

Tiago Monteiro, KCMG Honda Civic Type R TCR

Foto di: WTCR

Il bello del motorsport spesso arriva da storie incredibili ed uniche, che contengono lati di umanità e assurdo difficilmente pensabili per chiunque, anche solo come sceneggiatura di un film.

Tiago Monteiro di racconti ne ha una marea ed è per questo che il podcast del FIA WTCR a lui dedicato è durato la bellezza di oltre 160', nei quali il portoghese ha ripercorso tutta la sua lunga carriera.

In procinto di compiere i 44 anni (li farà a luglio), il pilota della Honda si appresta a scrivere un'altra pagine della sua vita nel mondo delle corse che lo vedrà impegnato con la Civic Type R della ALL-INKL.COM Münnich Motorsport nella massima serie turismo. Attendendo intanto che la pandemia di Coronavirus dia un po' più di tregua.

"Al momento cominciamo a poter avere qualche libertà in più, ma è ovvio che la situazione ha colto di sorpresa un po' tutti perché non avevamo mai vissuto qualcosa del genere prima d'ora. In Portogallo le restrizioni sono cominciate dopo rispetto ad altri paesi, ma la gente ha reagito prima che fossero ufficializzate perché si era capito che si trattava di qualcosa di serio. Ora dovremo essere più attenti in ogni cosa, ma tutto sommato non siamo messi così male come altri", racconta il nativo di Porto.

"Fortunatamente oggi abito in periferia, ho il giardino grande e la palestra, quindi posso allenarmi ogni giorno almeno un paio di volte e, rispetto ad altri, ho anche perso peso! Posso controllare sessioni di fitness e quant'altro, oltre che la dieta. E a 43 anni bisogna prendersi cura bene del proprio fisico perché il metabolismo cambia. Quando viaggio molto per lavoro non è possibile. Stando a casa ho anche visto quante cose ci siano da fare fra le mura domestiche, non mi sto annoiando per niente! Faccio riunioni video e telefonate, ma per fortuna passo anche tempo coi miei figli, non ho un minuto libero!"

Prima di arrivare ai giorni nostri, Monteiro ne ha passate parecchie, ma senza fare il solito percorso che tutti i driver compiono a partire dai kart. E soprattutto, ritrovandosi con un lavoro pressoché certo...

“Dopo la rivoluzione del 1975 in Portogallo, i miei genitori persero tutto, quindi emigrarono in Francia. Le cose furono davvero durissime perché girarono un sacco di paesi prima, ma poi riuscirono a stabilizzarsi e a mettere in piedi il loro business legato agli hotel. La mia vita girava attorno all’azienda di famiglia, mi piaceva moltissimo questo lavoro e andai in una scuola svizzera per iniziare ad imparare il tutto, stava andando benissimo. Feci incontri negli USA e in Asia per sei mesi con pratica sul campo. Se non avessi corso, probabilmente sarei un albergatore ora!"

La passione per i motori non nacque subito, seppur in casa la F1 fosse appuntamento fisso grazie al papà, che cercò di inculcare qualcosa nella testa del giovanissimo Tiago.

"Ogni tanto andavo in pista con mio padre per farlo contento, visto che non c'era molto tempo da passare assieme; era più curiosità che altro. Poi le cose divennero più serie. Lui era un grande appassionato di motorsport. Andammo a qualche gara di F1 quando ero piccolo, ma in quel momento non mi interessavano molto le auto. La mia passione erano skateboard, surf e motocross; non avrei mai pensato di diventare un professionista del mondo dei motori. Non avevo programmato nulla fino ai 17-18 anni quando presi la patente".

"Mi offrirono la possibilità di guidare al Paul Ricard e da lì fu amore a prima vista. Mio padre mi lasciava fare quello che mi piaceva, ma in cuor suo sono convinto che coltivasse l'idea di vedermi diventare pilota. Ha avuto la bravura e lucidità di darmi carta bianca perché io fossi felice, ed è quello che faccio ora coi miei figli".

Monteiro comincia così a metà anni '90 il suo cammino motoristico, buttato dal nulla in griglia fra ragazzi più esperti.

"La cosa bella è che mi ricordo benissimo la maggior parte delle gare che ho fatto. Cominciai in Porsche Cup francese, il pilota che mi faceva da coach notò delle qualità in me e alla fine riuscii ad entrare nel giro, imparando e migliorando molto velocemente. Non avevo mai fatto pratica sui kart o cose del genere, nel 1996 a 20 anni fui catapultato sulla griglia di partenza a Digione con un sacco di grandi nomi del motorsport francese come Jarier, Belloc e Dupuis, in diretta TV".

"L'obiettivo era non finire ultimo, ma portarla comunque a termine. In griglia fu una vera e propria sveglia. Ero 15° su 24 auto e quando i semafori si accesero non avevo assolutamente idea di cosa fare. Ero impaurito e su di giri, alla fine terminai 11°. Le stesse sensazioni di allora le provo anche oggi: pressione, adrenalina e via dicendo, le ho amate subito ed ecco perché non mi sono mai fermato, perché è veramente stupendo”.

"All'epoca la maggior parte dei piloti arrivava dalle monoposto e io non le avevo mai toccate. Mi serviva fare esperienza e quindi andai in Formula 3 francese piuttosto che nel GT. All'inizio fu molto difficile perché non conoscevo nulla ed ero anche il più vecchio del gruppo! Il test che feci con la Signature di Philippe Sinault fu buono, ma la stagione non un gran che. Nelle ultime gare, invece, riuscii a sfiorare il podio, qui mi notarono altre squadre; venni contattato da Frédéric Vasseur per la sua ASM, la mia carriera svoltò perché approdai in una squadra di altissimo livello professionale".

Le qualità si affinano e Monteiro riesce a moltiplicare le esperienze dimostrando di essere pure versatile a seconda della categoria in cui si ritrova.

"Il mio sogno in realtà non era la F1, ma l'endurance e Le Mans con le GT. Mio padre conosceva Paul Belmondo e provò a trovare un posto per me alla 24h; ci riuscì con una Dodge Viper e per me fu un grandissimo traguardo. Fui velocissimo già nelle Libere, quindi mi affidarono la responsabilità della Qualifica, alla mia prima Le Mans! E due anni prima la vedevo solo da spettatore con mio papà! Per questo in ogni contratto da professionista che ho firmato, ho sempre fatto mettere la possibilità di correre sul Circuit de la Sarthe, perché è la gara più bella e speciale per me".

"In generale sono sempre stato aperto a nuove esperienze, di vario genere. Forse proprio perché non ero cresciuto con una sola categoria in testa. Ho fatto un po' di tutto, dal Trofeo Andros al Lamborghini Super Trofeo. Il 2002 in International Formula 3000 fu molto frustrante, già avevo perso in precedenza il titolo in F3 francese per 2 punti e venivo da una delusione pazzesca. Ma da debuttante, arrivare in pista senza fare prove e con un solo treno di gomme per qualificarsi, non era ovviamente il massimo".

Il sogno F1 è quello di ogni pilota e anche Monteiro non poteva non iniziare a coltivarlo. Scoprendo però quanto la strada fosse lunga per arrivarci. Come i viaggi negli Stati Uniti...

"Ci fu un contatto tra Vasseur e quelli di Renault per farmi fare il collaudatore e il pilota dello junior team; me la giocai con Romain Dumas, Sébastien Bourdais e Franck Montagny, con la sola intenzione di andare al test e divertirmi senza pensare a nulla, ma vivendo il mio sogno. Per me fu tutto incredibile, un'esperienza fantastica, ma alla fine presero Montagny; diciamo che ero già contento di aver provato una F1, cosa che non avrei più pensato di guidare, ma che mi aveva lasciato una motivazione altissima per continuare".

"Non ricordo come, ma si materializzò l'occasione di andare a correre negli Stati Uniti. Inizialmente avevo il budget solo per fare un test, mi venne presentato Emerson Fittipaldi, da qui cominciai con la sfida in ChampCar, nonostante le difficoltà sempre dovute a un team piccolo e alle poche prove. A quel punto non pensavo più alla F1 o alle gare in Europa, ma ecco che la vita ti regala sempre sorprese. All'inizio del secondo anno, Emerson mi chiamò dicendomi che avrebbe posto fine al programma".

Dalle stelle alle stalle. E viceversa, fortunatamente perché a sorpresa si apre la porta del circus, che fra mille problemi lo vede anche conquistare il terzo posto ad Indianapolis nel controverso GP del 2005, quando tutti i piloti gommati Michelin abbandonarono la gara per motivi di sicurezza legati alle coperture francesi.

"La carriera poteva chiudersi lì per me, ma fortunatamente, dopo una marea di telefonate per cercare un sedile, arrivò Trevor Carlin offrendomi un posto per la World Series by Nissan, assicurandomi un test con la Minardi F1. Non avevo budget per permettermi tutto questo, però dovevo correre. Trevor mi aiutò e quindi presi parte alla serie con lui. Terminai secondo e provai la Minardi. Carlin entrò nella gestione della Jordan F1 cercando un pilota con budget, ma voleva soprattutto me".

"Non sapevo come fare, governo portoghese mi diede una mano a trovare i fondi e approdai finalmente in F1, prima con la Jordan e poi con la Midland. Il podio nel GP degli USA 2005 fu il momento migliore, chiaramente, perché avevamo sempre difficoltà a raggiungere i punti visti i problemi di gomme; quella fu un'occasionissima da non perdere e la colsi al meglio. Ma era comunque dura credere di essere in griglia con così tanta gente importante".

Durante i due anni, le avventure furono parecchie, ma la più curiosa resta quella vissuta ad Istanbul con un mal di denti terrificante che non diede tregua al povero Monteiro. Ma che trovò un medico d'eccezione ad aiutarlo...

"Eravamo in Turchia, arrivai già con dei forti dolori che però speravo di alleviare coi medicinali. Invece per tutto il venerdì notte non chiusi occhio, mi presentai distrutto alle prove del sabato e non so come feci a guidare in quelle condizioni. In squadra c'era Colin Kolles, che aveva fatto studi da dentista; capì subito la situazione, mi portarono con l'elicottero in ospedale, ma la dottoressa era nervosa e ad un certo punto, mentre io ero sotto i ferri, si mise a discutere con Colin, che la chiuse fuori dalla stanza per operarmi lui! Fu una esperienza incredibile, ma alla fine fece bene l'intervento e riuscii anche a correre il GP, seppur non al 100%".

Dopo due soli anni si interrompe bruscamente anche la parentesi F1, aprendosi quella del Mondiale Turismo che tutt'ora continua.

"A fine 2006 ci fu l'ennesimo cambio di proprietà e da Midland diventammo Spyker, ma le cose peggiorarono sempre di più. Provai a sondare il terreno con Sauber, Minardi, Toro Rosso e così via. Purtroppo l'unica soluzione era fare il collaudatore, iniziai ad innervosirmi perché non trovavo modo di continuare la carriera in F1. Ormai eravamo all'inizio del 2007 e qui si aprì l’avventura nel FIA World Touring Car Championship".

"Le opzioni erano BMW, Alfa Romeo e SEAT; organizzarono un test con quest'ultima Casa, che aveva già Yvan Muller e Gabriele Tarquini. L'atmosfera era bellissima, all'inizio feci molta fatica perché era tutto diversissimo dalla F1, poi mi adattai bene e da lì iniziai. La prima stagione andò bene, seppur sperassi di tornare in F1. In tutti i casi, avevo ritrovato il piacere di correre e stavo migliorando, quindi continuai nel Turismo. Nel 2008 vinsi le prime gare, fra cui quella in casa mia all'Estoril, mentre l'anno dopo trionfai a Portimao. Poi nel 2010 SEAT si ritirò e rimanemmo in pista solo come team clienti con Sunred, ma comunque avevamo un buon supporto e si lavorava bene anche senza troppi aggiornamenti, grazie all'aiuto di SEAT Portugal".

"Nel 2012 la Honda voleva entrare nel campionato, ci incontrammo a maggio 2011 per discutere del mio ingaggio. Tarquini era già stato preso, ma non poteva correre perché era ancora sotto contratto con SEAT, quindi toccò a me andare in pista. Iniziammo lo sviluppo della Civic nel 2012 e una nuova avventura che mi portò subito a podio a Macao. Ma all'inizio fu un incubo perché la macchina non stava ferma e aveva un sacco di problemi tecnici. Con Andrea Adamo, che l'aveva progettata, lavorammo tanto sullo sviluppo cambiando completamente la filosofia e mi diede una macchina completamente diversa".

"Potrei scrivere un libro sull'esperienza tra i giapponesi di Honda e gli italiani di JAS Motorsport! Fu durissima all'inizio, ci furono scontri e urla nelle riunioni, mentalità e approcci diversi, ma la direzione era quella per tutti, quindi servì un po' di tempo per amalgamare il tutto e con l'impegno riuscimmo ad arrivare ad una vettura vincente e a vincere il Mondiale Costruttori 2013. In Giappone erano entusiasti, si trattava del più grande successo dopo la F1 a livello globale".

Nel 2017 Monteiro diventa pilota di punta della Casa giapponese e si avvia alla conquista del Mondiale; il terrificante incidente di fine estate non solo gli porta via il titolo, ma anche oltre un anno di vita vissuta mettendolo faccia a faccia con la morte.

"Quell'anno avevamo un pacchetto veramente buono, i risultati vennero fin da subito ed eravamo tutti molto fiduciosi di poter lottare per il titolo. In estate continuammo i test, a settembre andammo a Barcellona per quel famoso test. Mi ricordo benissimo tutto fino al momento dell'incidente. Eravamo ormai alla fine del pomeriggio, stavamo per finire il lavoro. Ci fu un problema ai freni in fondo al rettilineo, pigiai il pedale, ma non accadde nulla. Tentai col freno a mano, ma niente, l'auto continuava a viaggiare ai 250km/h. Provai a scalare le marce, ma non funzionò. Vedevo il muro avvicinarsi: 'C****, ci finirò contro!', mi dissi. La mia reazione fu di provare a fare la curva tagliando all'interno, ma a quella velocità l’erba mi fece solo scivolare e l’impatto avvenne a 186km/h”.

"L'intero team corse in pista, mi trovarono privo di coscienza. Venni portato in ospedale, mi risvegliai solo una decina di ore dopo. Avevo un mal di testa fortissimo, spalla lussata, costole rotte, due traumi cranici e tanti altri traumi e infortuni. Il peggiore però era lo stiramento del nervo oculare, non potevo più vedere bene. Stavo peggio che essere ubriaco, per una settimana non riuscii a parlare e mangiare, fu un incubo. Quando mi riportarono a casa c'era con me il team manager Dario D'Esposito, un sacco di gente venne a trovarmi per sostenermi. I dottori, però, avevano capito che la situazione era grave e che nell'immediato non potevo tornare a correre; infatti nessuno mi disse che ci sarei riuscito subito, seppur non direttamente per non abbattermi ulteriormente".

"Fu un turbinio di emozioni, per tre mesi praticamente fui una sorta di vegetale fra ricoveri in ospedale e convalescenza a casa. Ma sapevo che ero primo in campionato e volevo giocarmi il Mondiale. Alessandro Mariani, il team principal, mi aiutò molto a livello mentale perché sperava anche lui che tornassi subito. Quando saltai la prima gara a Ningbo dopo l’incidente pensai di poter correre quella successiva, in Giappone. Ma capii che qualcosa non andava, non vedevo bene e faticavo solo a mettere a fuoco una bottiglia d’acqua davanti a me, non riuscivo ad afferrarla e non vedevo il braccio destro, quindi come cavolo avrei potuto guidare?”

“Dopo 6 mesi le cose non erano migliorate gran che, per cui mi stavo rassegnando ad una vita normale, pensando che ero fortunato ad essere qui per portare i miei figli a scuola, andare a fare la spesa e quant’altro. Anche con gli occhiali non vedevo bene. Già ero frustrato per aver perso il Mondiale, poi ormai non vivevo più le emozioni e l'adrenalina delle corse. Fu devastante, ma ne parlai in famiglia e loro mi dissero che se volevo tornare mi avrebbero supportato perché sapevano che era ciò che mi faceva stare bene. Ho pensato di correre il rischio e provare in tutti i modi il rientro”.

All'inizio del 2018 Monteiro viene iscritto al nuovo FIA WTCR con Boutsen Ginion Racing, ma è ancora strabico e non può calarsi nell'abitacolo. Passa un'altra estate e a 415 giorni dal botto, finalmente, a Suzuka c'è il via libera dei medici per gareggiare.

"Molti dottori erano scettici, avevo avuto un sacco di problemi fisici e quello agli occhi era serio. Per me invece fu di grande motivazione, andai anche negli Stati Uniti per provare terapie sperimentali, parlando pure con i tecnici della NASA per fare dei test. Ho girato praticamente tutta Europa. Quella cosa della bottiglia d'acqua mi aveva colpito, quindi provai ogni soluzione possibile per recuperare. L'unica paura era di metterci troppo tempo. Nel 2018, finalmente, a Suzuka feci il mio ritorno fra le mille emozioni, seppur solo per una gara. Fu fantastico e commovente, avevo lottato contro tutto e tutti, correndo dei rischi enormi".

"Mi ero preso la responsabilità di ricominciare, ero al 20% e se avessi avuto un altro incidente simile sarebbe stato la fine. Lì ho vinto la gara più impegnativa che era quella di recuperare dalla situazione in cui ero, un sogno che si avvera. Ho dimostrato a tutto il mondo che ero ancora un pilota. E fu bellissimo vedere che ogni persona era felice di vedermi di nuovo lì. Ma soprattutto sentire e provare le sensazioni che mi erano mancate tantissimo in un anno e mezzo fermo".

La ciliegina sulla torta che riapre la storia di Tiago Monteiro pilota è il successo della scorsa estate centrato sulle strade di Vila Real con la Honda della KCMG, nel tripudio della sua gente e fra le lacrime di tutti.

"A Suzuka erano tutti contenti di vedermi, ma solo il primo passo di un rientro a tutti gli effetti. A Marrakech 2019 ero di nuovo un pilota pronto a giocarsela. L’inizio dell’anno scorso è stato duro ad un livello molto impegnativo, abbiamo sofferto parecchie volte per problemi tecnici e altro. Vincere a Vila Real, davanti alla mia gente, è stato onestamente il momento migliore della mia carriera, perché tornavo dall’inferno”.

"Ma vi posso assicurare che nessuno dei miei avversari mi ha regalato nulla. Sono tutti stati molto carini e gentili nei momenti di difficoltà, standomi vicino. Ma in pista ognuno lotta per vincere, non contano le amicizie e i sentimenti".

Ora Monteiro è di nuovo fermo "forzatamente" per via del Covid-19, ma siamo tutti curiosi di vederlo di nuovo in azione e, perché no, di lottare ancora per quel Mondiale che era più che meritato e ormai in tasca.

Tiago Monteiro
Yvan Muller, Chevrolet Cruze 1.6T, RML, Tiago Monteiro, Honda Civic Super 2000 TC
Gabriele Tarquini e Tiago Monteiro
Tiago Monteiro, Castrol Honda World Touring Car Team Honda Civic
Tiago Monteiro, Honda Civic Super
Tiago Monteiro, Honda Civic Super
Tiago Monteiro, Honda Civic Super
 Gabriele Tarquini, Honda Civic, Honda Racing Team J.A.S.  e Tiago Monteiro, Honda Civic Super 200
Tiago Monteiro, Honda Civic Super 2000 TC, Honda Racing Team Jas
Tiago Monteiro, Honda Civic WTCC, Honda Racing Team JAS
Tiago Monteiro, Honda Civic WTCC, Honda Racing Team JAS
Tiago Monteiro, Honda Civic WTCC, Honda Racing Team JAS
Tiago Monteiro, Honda Civic WTCC, Honda Racing Team JAS
Tiago Monteiro, Honda Civic WTCC, Honda Racing Team JAS
Tiago Monteiro, Honda Civic WTCC, Honda Racing Team JAS
Tiago Monteiro, Honda Civic WTCC, Honda Racing Team JAS
Tiago Monteiro, SEAT Sport, SEAT Leon
Tiago Monteiro, SEAT Sport, SEAT Leon
Michel Jourdain, SEAT Sport, SEAT Leon, Tiago Monteiro, SEAT Sport, SEAT Leon, Yvan Muller, SEAT Spo
Tiago Monteiro, SEAT Sport, SEAT Leon e Jordi Gene, SEAT Sport, SEAT Leon
Yvan Muller, SEAT Sport, Seat Leon, Tiago Monteiro, SEAT Sport, SEAT Leon
Tiago Monteiro, SEAT Sport, SEAT Leon, Yvan Muller, SEAT Sport, Seat Leon eGabriele Tarquini, SEAT
Hughes de Chaunac e Tiago Monteiro, SEAT Sport, SEAT Leon
Tiago Monteiro
Tiago Monteiro, SEAT Sport, SEAT Leon
Tiago Monteiro, SEAT Sport, SEAT Leon
Tiago Monteiro, SEAT Sport, SEAT Leon
Tiago Monteiro, SEAT Sport, SEAT Leon
Tiago Monteiro, KCMG Honda Civic Type R TCR
Tiago Monteiro, KCMG Honda Civic Type R TCR
Tiago Monteiro, KCMG Honda Civic Type R TCR
Tiago Monteiro, KCMG Honda Civic Type R TCR
Tiago Monteiro, KCMG Honda Civic Type R TCR
Tiago Monteiro, KCMG Honda Civic Type R TCR and Mayor of the city, Eng. Rui Santos
Tiago Monteiro, KCMG Honda Civic Type R TCR, Gabriele Tarquini, BRC Hyundai N Squadra Corse Hyundai i30 N TCR
Attila Tassi, KCMG Honda Civic Type R TCR, Tiago Monteiro, KCMG Honda Civic Type R TCR
Top 3 after Qualifying, Pole sitter #Attila Tassi, KCMG Honda Civic Type R TCR, Tiago Monteiro, KCMG Honda Civic Type R TCR, Yann Ehrlacher, Cyan Performance Lynk & Co 03 TCR
Tiago Monteiro, KCMG Honda Civic Type R TCR
Tiago Monteiro, KCMG Honda Civic Type R TCR
Tiago Monteiro, KCMG Honda Civic Type R TCR
Tiago Monteiro, KCMG Honda Civic Type R TCR
Tiago Monteiro, KCMG Honda Civic Type R TCR
Tiago Monteiro, KCMG Honda Civic Type R TCR
Tiago Monteiro, KCMG Honda Civic Type R TCR
Tiago Monteiro, KCMG Honda Civic Type R TCR, Thed Björk, Cyan Racing Lynk & Co 03 TCR, Johan Kristoffersson, SLR Volkswagen Volkswagen Golf GTI TCR
Tiago Monteiro, KCMG Honda Civic Type R TCR
Tiago Monteiro, KCMG Honda Civic Type R TCR
Tiago Monteiro, KCMG Honda Civic Type R TCR
Tiago Monteiro, KCMG Honda Civic Type R TCR
Tiago Monteiro, KCMG Honda Civic Type R TCR
Tiago Monteiro, KCMG Honda Civic Type R TCR
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