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Eric Nève, il boss col cravattino

Il numero 1 della Chevrolet WTCC ci racconta come funziona la sua squadra

C’è solo un uomo a cui è concesso di portare un papillon dorato durante la domenica di gara del WTCC: si chiama Eric Nève ed è il manager che è a capo delle attività sportive del team Chevrolet. Da lui ci siamo fatti spiegare come funziona il team della Casa del Cravattino, per l'appunto. Eric, quante persone gestisci?Abbiamo quaranta persone che lavorano a questo programma. Di queste ce ne sono dieci che si dedicano esclusivamente all’hospitality. Le altre 30 persone che lavorano sulle auto, per farla semplice, sono suddivise così: un meccanico per ruota, un capomeccanico e due ingegneri per vettura. Tutto ciò va moltiplicato per tre. Il resto del personale va a formare quello che noi chiamiamo “commando”, un gruppo di tecnici che lavora specificamente su motore, cambio e carrozzeria se ci sono danni. Questo commando, a seconda delle necessità, si sposta di auto in auto”. Come trasportate materiali, uomini e mezzi?Per tutto quello che riguarda la gara nello specifico, abbiamo tre truck: in uno mettiamo i componenti più grandi, come le portiere, parti della carrozzeria e alcune strutture dell’hospitality. Un altro si chiama invece ‘workshop’, ed è quello in cui svolgiamo le operazioni più complesse come testare gli ammortizzatori o revisioniare i cambi. In questo riusciamo a trasportare anche una vettura nei trasferimenti. Su un altro truck invece ci sono le parti di ricambio più piccole, c'è una sala riunioni dove svolgiamo i nostri briefing e possiamo trasportare le altre due vetture da un evento all’altro. Infine abbiamo un altro mezzo che trasporta tutto il resto di quello che compone l’hospitality, come tavoli, sedie, frigoriferi, cucine eccetera”. Oggi abbiamo visto grande bagarre fra i vostri tre piloti, ma c’è competizione anche nei box?Assolutamente no. Abbiamo un ingegnere capo che raccoglie i dati di tutte e tre le nostre Cruze e si assicura che le informazioni raccolte su una vettura siano trasmesse alla altre due. Cerchiamo di avere la maggiore ‘trasparenza’ perché secondo la nostra visione se lavoriamo tutti insieme riusciamo a fare più progressi. A volte lasciamo lavorare i tecnici di una vettura in una certa direzione diversa dalle altre, se riteniamo che può essere utile, ma tutti sanno sempre cosa stanno facendo gli altri. E' questo il nostro modo di lavorare e i risultati, fino ad adesso, mi sembra che si siano visti”.

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