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Intervista

Giugliano torna oggi sulla Panigale dopo l'infortunio

Davide è risalito sulla Ducati 4 mesi dopo il brutto infortunio patito a Laguna Seca

Davide Giugliano able to ride off

James Holland

Davide Giugliano, Ducati Team
Davide Giugliano, Ducati Team
Davide Giugliano, Ducati Team
Davide Giugliano, Ducati Team
Davide Giugliano e Chaz Davies, Ducati Superbike Team
Davide Giugliano e Serafino Foti, team manager Ducati Superbike Team
Davide Giugliano retrieving his bike
Davide Giugliano going the wrong way into the corkscrew
Davide Giugliano retrieving his bike
Davide Giugliano able to ride off
Davide Giugliano able to ride off
Chaz Davies e Davide Giugliano e il team Ducati WSBK
Davide Giugliano going the wrong way into the corkscrew
Davide Giugliano going the wrong way into the corkscrew
Davide Giugliano retrieving his bike
Chaz Davies e Davide Giugliano con la Ducati Panigale R
Chaz Davies e Davide Giugliano con la Ducati Panigale R

Davide Giugliano è finalmente tornato in pista proprio questa mattina in sella alla sua Ducati Panigale R per gli ultimi test invernali del 2015, volti a preparare la Rossa per il Mondiale Superbike 2016. Il pilota laziale sembra ormai essersi messo alle spalle il brutto infortunio patito a Laguna Seca e ora è pronto a rimettersi in forma in vista del prossimo campionato. Prima di risalire in moto, Davide ha rilasciato una bela intervista a worldwbk.com.

Come hai curato il tuo fisico nei mesi successivi all’infortunio?
Il busto mi teneva bloccata tutta la parte superiore del corpo, quindi logicamente ho perso tono muscolare. L’unica cosa che potevo fare era camminare, e di media ho percorso 12-13 chilometri al giorno, ogni giorno. Curiosamente, ho percorso le distanze più lunghe quando ho fatto visita al team a Jerez. Lì ho fatto 22 chilometri, spostandomi a piedi attraverso la pista, forse anche per il nervosismo dovuto al non poter correre a fianco dei miei avversari (ride)”.

Che costrizioni hai dovuto affrontare durante i 90 giorni nei quali sei stato costretto ad indossare il busto?
Di fatto potevo toglierlo solo per lavarmi, quindi la mobilità era ovviamente ridotta. Comunque sono stato fortunato a poter riprendere le mie attività senza danni neurologici. Serve molta pazienza, ma l’importante è che sia riuscito a riprendere una vita normale. È stato un infortunio davvero brutto, ho avuto paura. Cavarsela ‘solo’ con una vertebra rotta e qualche contusione, senza fratture, non era scontato. Colgo l’occasione per ringraziare i miei sponsor tecnici, Arai e Dainese, che mi hanno protetto da qualcosa di potenzialmente molto più grave”.

Hai ripreso gli allenamenti. Com’è strutturato il programma?
Ho ricominciato dalla fisioterapia – è stato necessario farne molta per allentare le tensioni create dal busto – e dalla piscina, per evitare di sovraccaricare le articolazioni. Logicamente, non sono ancora al massimo. Dalla prima settimana di novembre ho ripreso con un programma più strutturato, orientato soprattutto alla resistenza. Una volta recuperata quella, lavorerò anche sulla forza”.

Il 14 novembre ti sei rimesso la tuta per una sessione di allenamento col motard. Che emozioni hai provato a tornare in sella per la prima volta dopo tanto tempo?
Avevo tanta voglia di risalire in moto, ma ho anche dovuto abbattere alcune barriere mentalmente. Non ho dimenticato il dolore fisico e l’amarezza di un lungo periodo di inattività forzata. Non serve fare i supereroi. Siamo tutti esseri umani, con le nostre paure – e ci ho pensato tanto durante questi mesi – ma proprio da queste emerge la vera passione. Io guido prima di tutto con il cuore. La moto è importantissima per me, è la mia forza. La prima staccata impegnativa ha rappresentato una sorta di scommessa, perché non ero sicuro di ritrovare le sensazioni di una volta, ma appena ho messo la moto di traverso ho provato una gioia incredibile, forse anche più grande di prima”.

Ad attenderti nei box, a Jerez, ci saranno Aligi Deganello (capo tecnico) e Paolo Biasio (ingegnere elettronico), due tecnici di grande esperienza con i quali lavorerai per la prima volta. Che approccio pensi di adottare nei test?
Innanzitutto voglio ringraziare Ducati e Aruba per avermi teso la mano ancora una volta, affiancandomi due grandi professionisti. La mia squadra era già molto competitiva, ma penso che con Aligi e Paolo abbiamo alzato ulteriormente l’asticella. Basta contare i mondiali che hanno vinto. Sono molto contento di poter contare sulla loro esperienza, e mi sento molto fiducioso. Dobbiamo innanzitutto conoscerci a vicenda, impostare comunicazione e metodo di lavoro, nella massima tranquillità e soprattutto divertendosi”.

Deganello ha lavorato con Marco Simoncelli, al quale ti legava una forte amicizia dai tempi delle mini-moto. Cosa provi ad averlo al tuo fianco?
È un’emozione ed una motivazione. Non voglio riaprire una ferita che non si rimarginerà mai completamente ma mi ricordo che in passato, con Sic, parlavamo spesso di lui. Ha vinto tanti mondiali, e con lui spero di portare avanti il sogno di Sic, ottenendo risultati che lo facciano contento, dovunque egli sia”.

Perché è importante fare anche solo tre giorni prima della pausa invernale?
Devo riprendere il feeling e gli automatismi. Le Superbike danno sollecitazioni che non puoi replicare allenandoti con altre moto. Bisogna ripartire da capo, raddrizzare la rotta. Prima di tutto, sarà importante fare molti giri e vedere come reagisce il mio corpo. Servono almeno otto settimane per recuperare, io ne ho avute due e mezzo. Non sono in piena forma, ma d’altronde è un problema con il quale ho già fatto i conti. Dopo l’infortunio in Australia non avevo fatto in tempo a riprendere la condizione ottimale, e quindi ho sofferto un po’ in gara”.

Che programmi hai per la pausa invernale?
La priorità la preparazione atletica. Ho già stabilito un programma da due o tre allenamenti al giorno, per cinque giorni a settimana. È un percorso duro, ma voglio presentarmi ai primi test 2016 al meglio delle mie possibilità. Servono forza e resistenza, soprattutto con il formato della gara doppia. E poi non sono capace di andare in ferie (ride). Questo è stato il periodo più brutto della mia vita. Non ci si rende conto di quanta adrenalina ti diano le moto fino a che non ci si può salire. Ho 26 anni e da 21 faccio questo sport, sono abituato così…”.

Il lato positivo del 2015?
È stato un anno a dir poco difficile. Direi che posso essere soddisfatto della media punti. Ho fatto tre podi, in condizioni fisiche non ottimali, e portato a termine ogni gara prima di Laguna Seca, chiudendo sempre nella top five a parte Gara Uno a Donington, dove ho avuto problemi di gomme. Ovviamente tutti si ricordano la caduta, che mi è costata cara, ma sono stato più costante che in passato”.

 

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