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SBK, Pinfold attacca: “Mi ritiro per sessimo”. La FIM risponde

Sharni Pinfold, pilota australiana, ha annunciato il ritiro attribuendo le motivazioni al sessimo vigente all’interno dell’ambiente del motorsport. Ma la FIM non è rimasta a guardare e ha replicato alle accuse.

Sharni Pinfold, Smrz Racing by Blue Garage

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

L’uguaglianza di genere è indubbiamente un tema di grande attualità che fa discutere in ogni ambito della società. Il motociclismo non fa differenza, anzi, si è trovato nell’occhio del ciclone a seguito di dichiarazioni molto forti da parte di Sharni Pinfold, una pilota australiana che si è scagliata contro la disparità di trattamento fra uomo e donna nel mondo del motorsport.

L’australiana, andata in Gran Bretagna per correre nel campionato nazionale Moto3 grazie ad uno sponsor, si è guadagnata un posto nella European Womens Cup, correndo in tre occasioni. Il salto è arrivato quando ha debuttato nel mondiale Supersport300 con il team di Smrz a Magny-Cours, round finito però con la frattura di una clavicola.

Con un post su Instagram, Pinfold ha annunciato il suo ritiro dalle competizioni spiegandone i motivi che la portavano ad appendere il casco al chiodo a soli 25 anni: “Questo post è per annunciare la decisione che ho preso di allontanarmi dal Motorsport.  Questa decisione non è arrivata con leggerezza, anche se è una decisione che viene con il mio migliore interesse a cuore. Mio padre è morto poco prima che iniziassi a correre. Questo ha significato che tutto quello che ho fatto, l'ho fatto esclusivamente da sola, senza guida o supporto. Venendo da un background di nessun supporto finanziario o personale, ho fatto in modo che la mia carriera si realizzasse con pura determinazione e sacrificio, il che mi ha lasciato alla dipendenza di altre persone”.

Durante il mio viaggio nel motorsport, ho sperimentato e sono stata esposta a molte sfide, alcune delle quali faccio fatica persino a parlare. La maggior parte delle sfide che ho affrontato, sono state originate dalla mancanza di rispetto e dal trattamento dispregiativo nei confronti delle donne. Cose che so che non avrei mai dovuto sperimentare o a cui sarei stata esposta se fossi stata un maschio. Sento che non voglio più continuare ad essere esposta a questo comportamento o ad essere trattata in questo modo. Mi rattrista profondamente guardare le sfide del mio viaggio e riconoscere il fatto che le donne che dedicano la loro vita a perseguire i loro sogni siano esposte a questo e siano trattate in questo modo. Questo è stato il principale fattore che ha contribuito alla mia decisione di allontanarmi”.

“Il mio amore per questo sport continua e non sono sicura di cosa mi riserva il futuro. Sono molto orgogliosa di ciò che ho raggiunto in questo sport, sento che è un peccato che non sono ancora stato in grado di realizzare pienamente il mio potenziale. Voglio dire grazie a tutti coloro che mi hanno sostenuto, mi hanno fornito opportunità e agli amici che ho incontrato lungo la strada. Spero che dal mio viaggio sarò in grado di aiutare e incoraggiare gli altri a sapere che sono degni di tutto ciò che desiderano. Il mio augurio per gli altri è di sapere che nessuno ha il diritto di farvi sentire indegni o a disagio, o che dovete scartare tutto ciò che non vi sta bene”.

La FIM però non è rimasta a guardare e tramite un comunicato ha sottolineato quanto in realtà l’uguaglianza di genere sia uno degli obiettivi principali della Federazione, che sta lavorando molto per questo. Nita Korhonen, Direttore CFM, afferma: “La FIM non accetta alcun tipo di discriminazione verso i propri piloti, indipendentemente dal genere. Siamo una famiglia motociclistica, tutti sono benvenuti. Non sono tollerati azioni o commenti inappropriati. Il nostro obiettivo è quello di sostenere tutti i piloti e permettere loro di realizzare i loro sogni e di mantenere alte le proprie motivazioni. La FIM Women in Motorcycling Commission, insieme alla FIM e alle sue parti interessate, continuano a lavorare duramente per migliorare l’uguaglianza di genere nel nostro sport ad ogni livello”.

Pinfold ha poi replicato: “Da quanto ho sperimentato durante il mio percorso, il mio desiderio è di poter contribuire a creare consapevolezza verso il trattamento irrispettoso e misogino verso il genere femminile. Spero davvero di essere in grado di incoraggiare il necessario miglioramento sia nell’industria motociclistica sia in tutte le industrie dove le donne vengono trattate in maniera diversa. Non è solo per me, ci sono molte altre donne che sono state trattate male e come risultato spero di riuscire a incoraggiare gli altri a riconoscere l’importanza ed il valore dell’autostima. Sarebbe facile per me sedermi e puntare il dito contro i responsabili, me sento che la vera forza sia determinata dal modo in cui si risponde. Non sono qui per fare la vittima, ma per lottare per ciò che è giusto ed estendere il messaggio a tutte le donne. Sono grata del supporto e dalle misure prese dalla FIM, con il chiaro obiettivo di avere uguaglianza per tutti. È questo ciò per cui lottiamo”.

 

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