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Rea: "Passare in MotoGP? Senza una moto vincente, non mi interessa"

Il tre volte iridato della Superbike non ha l'ossessione di mettersi alla prova anche in MotoGP. Con l'offerta giusta ovviamente ci proverebbe, ma abbandonerebbe la Kawasaki solo per andare in un top team della classe regina.

Jonathan Rea, Kawasaki Racing

Jonathan Rea, Kawasaki Racing

Gold and Goose / Motorsport Images

Jonathan Rea, Kawasaki Racing
Jonathan Rea, Kawasaki Racing
Jonathan Rea, Kawasaki Racing
Jonathan Rea, Kawasaki Racing
Jonathan Rea, Kawasaki Racing
Jonathan Rea, Kawasaki Racing
Il vincitore della gara Jonathan Rea, Kawasaki Racing
Jonathan Rea, Kawasaki Racing
Podio: il vincitore della gara Jonathan Rea, Kawasaki Racing
Jonathan Rea, Kawasaki Racing
Jonathan Rea, Kawasaki Racing

Tre titoli iridati della Superbike non sembrano aver fatto venire voglia di MotoGP a Jonathan Rea. Il pilota britannico deve ancora definire il suo futuro, che però sembra destinato ad essere ancora a tinte verdi, quindi a difendere i colori della Kawasaki tra le derivate di serie.

Sia chiaro, se ci fosse l'opportunità giusta "Johnny" la prenderebbe assolutamente in considerazione. Per essere tale, però, questa chance deve contemplare la possibilità di salire in sella ad una delle moto migliori del lotto, perché il suo obiettivo è lottare per la vittoria e non avrebbe interesse a fare solamente numero nella "pancia" del gruppo.

"In questo momento il mio management sta valutanto tutte le possibilità. E' un qualcosa a cui io cerco di non pensare, perché ho già abbastanza lavoro da fare in Superbike. Naturalmente, siamo sempre in contatto e mi aggiorna su come vanno le cose, ma penso che sarebbe molto difficile passare in MotoGP, ad essere onesti" ha detto Rea subito dopo aver ricevuto il Torrens Trophy alla RAC Clubhouse.

"Se andassi in MotoGP, vorrei avere a disposizione una moto competitiva. Sono tre volte campione in Superbike, non ho più niente da dimostrare. Se devo andare là e confrontarmi con i piloti migliori del mondo, vorrei farlo su una moto all'altezza. Ma sinceramente non credo che avrò questa opportunità. In Superbike invece, con la Kawasaki, ho una grande moto, che mi permette di lottare per la vittoria in tutte le gare, inoltre sono molto coinvolto nello sviluppo ed è fantastico. Poi mi piace il fatto che ci siano solo 13 round all'anno" ha aggiunto.

Poi ci ha tenuto a chiarire ulteriormente il concetto, aggiungendo che la soluzione più plausibile è quella di un rinnovo con la Kawasaki, alla quale deve davvero molto per avergli regalato tre anni da assoluto dominatore.

"Quello che sto cercando di dire è che se non c'è tutto quello che serve per lottare al top, non sono interessato. Non è un'ultima chance che devo prendere a tutti i costi, perché la MotoGP non è mai stata la mia ambizione quando ero bambino. Sono cresciuto nel motocross. Io voglio solo correre in moto e cercare di vincere. Credo che in MotoGP a 31 anni non avrei questa opportunità. Ma aspettiamo e vediamo che succede. Le squadre ufficiali sono già quasi al completo e credo che le prossime settimane saranno cruciali, poi vedremo lo scacchiere completo per le squadre migliori".

Quando poi gli è stato chiesto se ritiene che questa per lui possa essere l'ultima chance di passare dalla Superbike alla MotoGP, ha detto: "Non ne ho idea. Non ho mai pensato di correre oltre i 33 o 34 anni. Nella mia testa quello rappresenta il momento per smettere. Ma mi sto divertendo così tanto che faccio fatica a pensare alla pensione in questo momento. Come pilota è difficile scegliere a scatola chiusa, devi sempre guardare a quali sono le tue opportunità. Forse verrà fuori qualcosa, ma in questo momento sono davvero felice con la Kawasaki, che mi ha dato l'opportunità di realizzare i miei sogni. Gli sono grato e l'idea quindi sarebbe quella di continuare con quello che sto facendo".

Infine, ha smentito i rumors che lo scorso anno lo avevano dato vicino alla Suzuki proprio nella classe regina: "No, sono state solo chiacchiere, anche se non riesco a controllare sempre chi parla con il mio manager. Il suo lavoro è cercare le migliori opportunità per me. Ma io non mi sono mai seduto al tavolo con nessuno per discuterne".

Intervista di Jamie Klein

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