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Pirelli “bacchetta” i team: vanno rispettate le pressioni minime

L’analisi delle gomme danneggiate a Donington e Misano non ha rilevato problematiche di componentistica. La Casa italiana invita le squadre a conformarsi ai dati forniti e a un corretto uso delle termocoperte.

Michael van der Mark, Pata Yamaha, crash

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

Michael van der Mark, Pata Yamaha, crash
Michael van der Mark, Pata Yamaha, crash
Michael van der Mark, Pata Yamaha, crash
Michael van der Mark, Pata Yamaha, crash
Michael van der Mark, Pata Yamaha, crash

I problemi alle gomme posteriori di Jonathan Rea a Donington e di Michael van der Mark e Jordi Torres a Misano, hanno fatto scattare l’allarme in SBK. Se in terra inglese si poteva pensare ad un difetto estemporaneo, nel round in Italia è apparso evidente che la situazione aveva una sua criticità conclamata e che per questioni di sicurezza dei piloti la Pirelli dovesse intervenire in fretta per capirne le ragioni. Le quasi tre settimane prima di Laguna Seca, in programma questo fine settimana, hanno permesso ai tecnici Pirelli di indagare con accurate analisi e la comunicazione che è stata data è che i danneggiamenti non sono riconducibili a componenti strutturali delle gomme.

La Pirelli ha evidenziato inoltre come i danni siano stati generati stress oltre la soglia massima consentita a cui sono stati sottoposti i pneumatici, provocato dall’eccessiva temperatura dell’asfalto ma anche da altre variabili come le pressioni, che avrebbero alzato in maniera anomala la temperatura delle gomme generando i danneggiamenti, invitando i team al rispetto delle pressioni minime comunicate ad inizio anno (i pneumatici posteriori devono avere una pressione minima in utilizzo pari a 1,65 bar (23,9 PSI) fin dal primo giro di gara) e ad un corretto utilizzo delle termocoperte.

In pratica la Pirelli, in maniera molto educata, ha voluto però bacchettare i team sul mancato utilizzo di procedure corrette e questo si evince in maniera chiara dalla dichiarazione di Giorgio Barbier, Direttore Attività Sportive Pirelli Moto.

“Credo sia evidente a tutti come negli ultimi anni Pirelli abbia davvero spostato molto in alto l’asticella delle prestazioni dei pneumatici che utilizza nel Mondiale Superbike e che, è bene ricordarlo, sono prodotti di serie regolarmente in vendita sul mercato e non dei prototipi come quelli usati in MotoGP. Con il tempo anche la potenza e il livello tecnologico delle moto sono chiaramente cresciuti rispetto al passato e più il livello delle prestazioni dei pneumatici cresce e maggiore è la “sensibilità” del prodotto a tutte le più piccole variabili esterne allo stesso, quali ad esempio le pressioni. In seguito a quanto successo negli ultimi due round abbiamo deciso di attuare un ulteriore step di sviluppo dei nostri prodotti e continueremo a farlo perché vogliamo che a prestazioni eccellenti corrisponda anche l’affidabilità di prim’ordine che ha sempre caratterizzato i nostri pneumatici".

“Va però detto che lo sviluppo del prodotto non è andato di pari passo con le possibilità che Pirelli ha di monitorare i propri pneumatici in gara – precisa Barbier -. In altri campionati il costruttore di pneumatici è in grado di sapere in tempo reale la pressione perché ciascuna moto è dotata di sensori di pressione, per noi questo controllo non è al momento possibile e non tutti i team sono dotati di sensori di pressioni. Le pressioni, insieme ad un corretto utilizzo delle termocoperte, giocano davvero un ruolo fondamentale affinché pneumatici con un altissimo livello tecnologico possano lavorare in modo corretto”.

Da parte sua la Pirelli non è stata con le mani in mano e a Laguna Seca porterà due nuove soluzioni posteriori di sviluppo.

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