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Melandri: "Il rinnovo vuol dire che Ducati reputa che abbia fatto bene"

A poche ore dalla firma del contratto per il 2018 con la Casa di Borgo Panigale, il pilota ravennate ha concesso un'intervista a Motorsport.com sul suo futuro: "Non mi sono ancora espresso al 100%, ho un buon margine".

Marco Melandri, Ducati Team

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

Marco Melandri, Ducati Team
Marco Melandri, Ducati Team
Marco Melandri, Ducati Team
Marco Melandri, Ducati Team
Marco Melandri, Ducati Team
Marco Melandri, Ducati Team
Marco Melandri, Ducati Team
Marco Melandri, Ducati Team
Marco Melandri, Ducati Team
Podium: Race winner Marco Melandri, Ducati Team
Marco Melandri, Ducati Team
Marco Melandri, Ducati Team
Podium: Race winner Marco Melandri, Ducati Team
Jordi Torres, Althea Racing, Marco Melandri, Ducati Team
Marco Melandri, Ducati Team
Marco Melandri, Ducati Teaml
Marco Melandri, Ducati Team
Podium: Race winner Marco Melandri, Ducati Team

Per Marco Melandri il rientro in pista dopo la pausa estiva coincide con il fresco rinnovo per un anno annunciato da Borgo Panigale. Un accordo che darà ancora più motivazione al ravennate, chiamato ad una seconda parte di stagione da assoluto protagonista su tutte le piste. Prima che si accendano i motori del round di Germania del Mondiale SBK all’Eurospeedway Lausitzring, ecco una chiacchierata a 360° in esclusiva con Motorsport.com.

Innanzitutto penso faccia estremamente piacere questo rinnovo, che cancella tante amarezze passate e dà tanta fiducia per il futuro...
"Sicuramente l’idea di poter sfruttare l’esperienza di questa stagione con la moto e con la squadra per crescere ulteriormente l’anno prossimo è un qualcosa che mi è mancato negli ultimi 10 anni dove ho continuamente cambiato team e moto: il rinnovo vuol dire che la Ducati e la squadra reputano che abbia fatto un buon lavoro e che abbia margine di crescita".

Continuità che però significa un altro anno dove avrete a disposizione una moto ormai arrivata a fine corsa, con la Kawasaki che potrebbe rivelarsi ancora una volta fuori portata. Come si trova la motivazione in questi casi?
"E’ incredibile come alla Kawasaki riescano a migliorare, anche in maniera inaspettata. A Laguna Seca tra sabato e domenica hanno fatto un salto in avanti impressionante, quasi un secondo al giro… E’ difficile capire quale sia il loro reale potenziale: non dimentichiamoci che dopo la seconda parte del campionato 2016, con Davies così vincente, si pensava che nel 2017 Chaz potesse non dico dominare ma quasi. Invece Kawasaki ci ha nuovamente stupiti, ribaltando la situazione. Quindi si parte con la consapevolezza della situazione ma senza sentirsi battuti a priori. Da parte mia sento infatti di non essere riuscito ad esprimermi al 100%, ritengo ancora di avere un buon margine che deriverà da una conoscenza sempre maggiore della Panigale".

Nel dettaglio cosa significa?
"Devo lavorare soprattutto sulla messa a punto quando cambiano le condizioni della pista. Anche a Laguna Seca la mattina con il fresco ero molto veloce e consistente. In gara, con l’asfalto 15-20 gradi in più, sono andato in difficoltà: devo capire quali interventi fare sulla moto per non subire questi cambiamenti. Ancora non ho trovato le soluzioni giuste per il mio stile di guida, mi manca ancora qualcosa. Da questo punto di vista ogni test è importantissimo perché ti permette di provare cose che durante i week end di gara non puoi fare. Abbiamo provato qui due settimane fa e sicuramente mi aiuterà anche se con il meteo instabile non siamo riusciti a portare a termine tutto il programma previsto".

L’esperienza di Chaz sulla Panigale è servita?
"Anche se abbiamo stili di guida diversi, oltre alla stazza fisica, spesso abbiamo richieste simili a livello di set-up quindi questo è un punto a favore della moto e perciò la sua esperienza mi sta aiutando, anche perché il rapporto con Chaz è ottimo e si lavora con un obiettivo comune".

Che è poi quello di battere Jonathan Rea. A meno che non succedano cose impronosticabili, quest’anno porterà a casa il suo terzo mondiale. Ma in ottica 2018, come si può battere quello che è il miglior pacchetto pilota-moto in campo?
"Con uno che anche nelle giornate storte fa secondo mal che vada è difficile fare qualcosa… comunque anche quando è sotto pressione è difficile che sbagli perché ha tanto margine e sicuramente sa gestire la situazione. Il risultato è un mix incredibile, con Johnny che si adatta alla perfezione alla Kawasaki e viceversa. Noi però dobbiamo guardare nel nostro box e fare sempre del nostro meglio perché nessuno è imbattibile. E poi io ho una squadra veramente fantastica, preparata e motivata, con Aligi Deganello ci intendiamo alla perfezione, e quindi faremo tutto il possibile per farci trovare pronti".

Si avverte forte la soddisfazione per fare finalmente parte di un progetto. Come è cambiato Marco Melandri rispetto a quello che passava continuamente da una squadra all’altra?
"Sicuramente i momenti difficili mi hanno aiutato a crescere, soprattutto mi hanno lasciato tanta esperienza. La cosa positiva che mi è servita per andare avanti è stato sapere sempre cosa non andava. Fino a quando sai il perché le cose vanno male e i risultati non vengono non dubiti mai di te stesso e riesci sempre ripartire con la stessa convinzione nelle tue capacità".

Quanto ha aiutato aver formato una famiglia con Manuela e la piccola Martina?
"Assolutamente fondamentale. Pensavo di essere la persona meno adatta sulla faccia della terra ad avere una famiglia invece quando poi ti trovi in questa situazione scopri dei lati della vita che non avresti mai immaginato. Manuela ha un carattere positivo e sorridente di natura e mi ha aiutato tantissimo a sdrammatizzare; poi Martina, che è arrivata nel momento in cui le cose quando hanno iniziato ad andare male… se non fosse stato per loro sarei andato più in crisi ma quando chiudevo la porta di casa mi dimenticavo del mondo esterno ed ero felice".

Come si rapporta babbo Melandri con Martina e con un mondo reale che si sta evolvendo sempre più in peggio?
"Prima di tutto cambiano le priorità ed è davvero emozionante vedere una persona che è parte di te crescere giorno dopo giorno. Pensare al mondo che troverà un po’ mi spaventa. Quando avevo dieci anni andavo in sala giochi vicino alla stazione fino alle 11 di sera e tornavo a casa in bicicletta senza problemi. Adesso non ci passo vicino neanche con l’auto. Purtroppo siamo in un Paese dove noi Italiani siamo diventati ospiti in casa nostra, non siamo più protetti, e questo dà preoccupazione".

Quanto continuerà a correre Melandri?
"Finché mi diverto e posso dare qualcosa a questo ambiente".

Magari per riuscire a gareggiare con la nuova quattro cilindri di Borgo Panigale nel 2019?
"Non sarebbe male, vediamo. Adesso mi piacerebbe pensare di lasciare il segno nelle ultime stagioni in sella alla due cilindri".

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