Melandri esclusivo: “La R1 del 2011 era migliore dell’attuale”
Il pilota Yamaha, che ha annunciato il ritiro a fine stagione, ha incontrato Motorsport.com a Magny-Cours, a cui ha parlato delle differenze tra la R1 attuale e quella del 2011, con cui era decisamente più competitivo.
Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images
Nella prima sessione di prove libere del round di Magny-Cours, Marco Melandri ha agguantato il terzo tempo a meno di tre decimi dal leader della sessione Michael van der Mark. Tuttavia il risultato odierno non rispecchia l’andamento della stagione, decisamente più complicato del previsto e con risultati ben al di sotto delle aspettative.
Tanti sono i problemi che Melandri ha dovuto affrontare al ritorno in Yamaha, dove ha trovato una moto che non si adatta al proprio stile e che l’ha portato alla sofferta decisione di appendere il casco al chiodo al termine di questa stagione. L’italiano ha incontrato Motorsport.com in Francia, alla vigilia dell’ultimo appuntamento europeo dell’anno, e ci ha raccontato perché non riesce ad adattarsi a questa moto, ricordando il feeling della R1 del 2011.
Quali tipi di problemi hai incontrato nel 2019 con la Yamaha?
“È particolarmente complicata per me. Sembra che la connessione tra me e la moto non sia delle migliori. Ho sperato di trovare lo stesso feeling che avevo nel 2011, ma la moto è completamente diversa rispetto a quella del 2011. Sembra che il mio stile di guida e la mia statura siano l’opposto di quello che richiede questa moto”.
In Portogallo Gara 2 non è andata così male.
“A Portimao Gara 2 è andata un pochino meglio rispetto a tutto il resto del weekend, ero più vicino al gruppo di mezzo. Ho lottato con Chaz Davies, che aveva chiuso in seconda posizione il giorno prima. La velocità non era male anche se non mi sentivo a mio agio sulla moto. Abbiamo raccolto delle informazioni dalla moto, ma è difficile cambiarla ed adattarla al mio stile di guida”.
La moto del 2011 sembrava più adatta al tuo stile di guida. Cosa è cambiato da allora?
“Il problema principale della moto del 2011 era la misura della moto. Il motore era molto grande, ma la più grande differenza, comparata alla moto del 2019, è il feeling con l’anteriore. Con la Yamaha del 2011 avevo un gran feeling ed era l’area migliore in Superbike. Ma questa è l’esatto contrario. Non so se sia un fatto di rigidità o di geometria, ma le caratteristiche di questa moto sono complicate per il mio stile di guida. Ho bisogno di una moto che curvi con l’anteriore, perché anche se il posteriore scivola, riesco a controllarlo. Ma bisogna guidare questa moto con il posteriore e per me non è naturale guidarla così, non mi sento a mio agio”.
Cosa manca alla Yamaha attuale per poter lottare con Kawasaki e Ducati?
“Ho le mie idee, sicuramente ci manca potenza nel motore. In base allo stile di guida, a volte la moto di van der Mark lavora bene. Sembra che ci manchi la costanza, noi piloti Yamaha qualche volta possiamo essere veloci, ma altre volte facciamo molta difficoltà. Quando qualcosa va storto a Kawasaki e Ducati, finiscono secondi o terzi, invece la finestra della R1 è molto piccola”.
Per voi invece è più complicato…
“Credo che sia molto facile arrivare all’80 o all’85% del potenziale, ma poi è molto difficile. Per me non è una questione di setup, ma bisogna trovare i pezzi del puzzle che mancano e metterli nel posto giusto: buon grip, niente buche, alcuni tipi di cure, il cambio deve essere adatto a quella pista…molte cose. Non credo che si tratti solo di setup, per me è difficile da dire. Anche se in alcune gare sono andato veloce, non ero al mio pieno potenziale”.
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