Iscriviti

Sign up for free

  • Get quick access to your favorite articles

  • Manage alerts on breaking news and favorite drivers

  • Make your voice heard with article commenting.

Motorsport prime

Discover premium content
Iscriviti

Edizione

Italia
Analisi

Kawasaki-Rea, il binomio vincente che vuole ancora battere record

Jonathan Rea e Kawasaki hanno conquistato il sesto titolo consecutivo piloti e costruttori. Il 2020 è solo l’ennesimo anno ricco di successi per il binomio da record, che punta a confermarsi ancora nel 2021 con la nuova ZX-10RR.

Jonathan Rea, Kawasaki Racing Team festeggia il sesto Titolo Mondiale

Jonathan Rea, Kawasaki Racing Team festeggia il sesto Titolo Mondiale

Gold and Goose / Motorsport Images

Motorsport.com contenuti Prime

I migliori contenuti di Motorsport.com Prime, il nostro servizio di sottoscrizione. <a href="https://www.motorsport.com/prime/">Subscribe here</a> per avere accesso a tutti i contenuti.

Quando si parla di Kawasaki nel mondiale Superbike è inevitabile pensare a Jonathan Rea. Il pilota britannico e la casa giapponese hanno creato un binomio vincente da ormai sei stagioni consecutive, frantumando record e diventando dominatori indiscussi della categoria. Anche in stagioni che sembravano vedere ormai concludersi l’egemonia del binomio Rea-Kawasaki, gli avversari si sono piegati allo strapotere del sei volte campione del mondo, che è ancora l’uomo da battere in sella alla ZX-10RR.

Il primo titolo degli anni duemila per Kawasaki arriva nel 2013 con Tom Sykes, che batte Eugene Laverty e sembra destinato a diventare l’uomo di punta della ‘verde’. Ma è solamente nel 2015 con Jonathan Rea che inizia il dominio incontrastato che dura fino ad oggi e che sembra destinato a proseguire. Il team giapponese con base a Barcellona ha infatti lanciato la nuova ZX-10RR, che difenderà il titolo nel 2021 e proverà a confermarsi per la settima volta consecutiva con l’ormai leggendario Rea.

 

Il segreto del successo della Kawasaki: Jonathan Rea

La grande prova di forza mostrata da Jonathan Rea e da Kawasaki nel 2020 è stata solo l’ennesima dimostrazione di quanto il duo funzioni anche nelle situazioni che sembrano più avverse. Il nordirlandese infatti ha avuto il suo peggior inizio di stagione a Phillip Island quest’anno, ma si è poi ripreso strada facendo, recuperando terreno su una concorrenza che ancora sembra non aver trovato la chiave per batterlo. Lo conferma anche Guim Roda al termine di questa stagione così particolare, affermando che ci troviamo di fronte al miglior Rea di sempre: “È nel suo momento migliore. Ha l’esperienza. Ha la forza. Ha la motivazione e capisce come gestire ogni situazione nel miglior modo possibile. Uno dei suoi punti più forti è la sua capacità di adattarsi alle situazioni e di trarre sempre il meglio”.

La dimostrazione di quanto dice Roda si trova non solo in quanto accaduto quest’anno, ma nella splendida rimonta messa in atto nel 2019, quando nella prima metà di stagione il mondiale sembrava saldamente nelle mani di Alvaro Bautista e del team Ducati. Il Rea che si presentava in pista nelle prime gare del 2019 sembrava quasi arrendevole, ma dentro di sé continuava a covare il ‘Cannibale’ che è poi uscito fuori in maniera prepotente dal round di Imola. La prima affermazione della stagione sulla pista del Santerno ha coinciso con l’inizio del crollo del rivale spagnolo, una parabola ascendente per uno e discendente per l’altro che ha poi consegnato il titolo ancora una volta a Rea, ancora una volta a Kawasaki.

Quello che sembrava un pilota remissivo era in realtà il fuoriclasse che sapeva raccogliere il miglior risultato possibile dalle situazioni poco favorevoli, inanellando infatti una serie di secondi posti che gli hanno permesso di trovarsi sempre nel posto giusto al momento giusto. Non è solo fortuna quella di Rea, che in Kawasaki ha trovato il suo posto ideale. L’esperienza acquisita negli anni lo ha portato a capire quando accontentarsi e quando attaccare per andare a prendere il bottino grosso. Non a caso il mondiale Superbike si trova di fronte al pilota più vincente della storia della categoria e detentore di tutti i record.

 

L’inciampo del 2019 e la reazione di Kawasaki

Se i primi titoli sembravano essere arrivati in scioltezza, è stato solo nel 2019 in cui Kawasaki si è confrontata con un rivale durissimo, che ha messo in crisi sia il binomio sia l’intero paddock. Ducati si presentava alla stagione scorsa con una moto rivoluzionata, passava dai due ai quattro cilindri e ha suscitato polemiche, essendo di stampo MotoGP. Anche Rea si era lamentato dello strapotere di Ducati, per quanto provasse a raccogliere il massimo che potesse: “Non sono contento di non vincere, ma bisogna accettarlo, anche se mentalmente è difficile farlo. Fortunatamente per me, ho vinto gli ultimi quattro titoli, ma per il mondo esterno erano stati successi prevedibili e noiosi, anche se vincevo di un secondo o due”.

L’egemonia di Bautista aveva lasciato contenti molti appassionati, che vedevano di nuovo la Ducati dominare e sembrava che stesse davvero riuscendo a mettere un freno allo strapotere di Rea, accusato di aver reso il campionato molto noioso a causa delle numerose vittorie a cui facevano seguito i titoli. Ma il britannico non si era lasciato sfuggire i commenti e aveva polemizzato sulla Panigale V4R, che riteneva troppo lontana dalla filosofia Superbike: “Queste persone saranno felici perché ora c'è un vincitore diverso, perché volevano cambiare le cose, ma è un disastro per il campionato. La V4 ha un livello incredibile. Il loro stesso marketing ha dichiarato che si tratta di una MotoGP quando hanno presentato la moto. Congratulazioni a loro, ma questo campionato ha introdotto un balance of performance per aiutare i team privati ad essere competitivi. Sono preoccupato per il futuro, se anche Honda, Yamaha e Kawasaki inizieranno a gareggiare con moto da strada che costano 40.000 euro”.

Eppure la risposta è arrivata in pista a distanza di poco tempo: Rea è riuscito a sopperire alle mancanze tecniche del proprio mezzo, sfruttando le grandi doti da pilota e una squadra che non ha mai smesso di crederci e di lavorare. Ha infatti messo la firma sul 2019, confermandosi il più forte ed il grande fuoriclasse che tutti conosciamo.

L’avvio di stagione 2020 si è prefigurato come quello precedente: a Phillip Island abbiamo visto il ‘crollo’ di Rea, che ha avuto l’inizio di campionato peggiore di sempre, con uno zero e un nuovo compagno di squadra che sembrava piuttosto scomodo. Alex Lowes, nuovo arrivato in Kawasaki, appariva molto a suo agio in sella alla ZX-10RR, tanto da vincere al primo round e piazzarsi al comando della classifica generale e arrivando alla ripartenza dopo lo sto causato dal Covid-19 da leader. Lo strapotere mostrato da Lowes aveva inoltre confermato il grande passo in avanti fatto da Kawasaki a distanza di un anno. Mentre Ducati non ha vinto nemmeno una gara, la casa giapponese archiviava l’appuntamento inaugurale con due vittorie, divise tra i due portacolori ufficiali.

Per battere Rea, nel 2020 Ducati aveva puntato su Scott Redding, chiamato a frenare la rincorsa al sesto titolo mondiale del connazionale. Se all’inizio l’impresa del britannico sembrava replicare i risultati del suo predecessore in sella alla quattro cilindri, con il tempo Rea ha dimostrato di essere ancora una volta l’uomo da battere. Con il passare delle gare, Kawasaki ha perso Alex Lowes, incostante al suo primo anno in verde. Ma al termine della stagione, il team nipponico con base a Barcellona ha festeggiato ancora il titolo piloti ed il costruttori, grazie al punto decisivo di Xavi Fores, in forza al team indipendente con cui ha beffato Ducati di un solo punto.

 

Non solo Rea: la promessa Razgatlioglu e l’addio improvviso

Il binomio Rea-Kawasaki è indubbiamente quanto di più scontato si possa pensare quando si parla di coppie vincenti in Superbike. Eppure il sei volte campione del mondo non è l’unico portare alla casa giapponese i successi che vanta in questi ultimi anni. Se si guarda solo il titolo piloti, il grande lavoro viene dal box del 65, che per sei anni consecutivi ha festeggiato a fine stagione i grandi risultati, con innumerevoli record.

A partire da Tom Sykes, i piloti che hanno affiancato Jonathan Rea non sono stati pochi e ognuno ha portato il proprio contributo, rendendo la ZX-10RR la moto che tutti abbiamo visto. Ma i sei titoli costruttori consecutivi non sono solo frutto del lavoro del team ufficiale, bensì di una squadra nela sua totalità che è riuscita a creare dei team satellite in grado di dare un grande apporto al team di fabbrica.

È il caso di Toprak Razgatlioglu, giovane promessa della categoria che è cresciuto professionalmente nell’orbita Kawasaki. Il turco proviene dalla scuola di Kenan Sofuoglu, leggendario pilota del mondiale Supersport, in cui ha trionfato proprio in sella alla ZX-6R. Nel 2019, Razgatlioglu si è mostrato la grande rivelazione della stagione, riuscendo a trovare la prima affermazione mondiale con il team Puccetti e conquistando il Trofeo indipendenti. Un grande traguardo per Kawasaki e per la squadra italiana capitanata proprio da Manuel Puccetti, che però ha dovuto fare a meno del turco a causa di attriti proprio con la casa madre.

Si pensava che Razgatlioglu fosse il successore di Jonathan Rea, il futuro di Kawasaki una volta chiuso il dominio del britannico. Eppure fatale per questo futuro è stata la 8 Ore di Suzuka dello scorso anno, in cui proprio la casa giapponese non ha permesso al turco di mostrare il proprio talento, suscitando il risentimento di Sofuoglu, che ha deciso così di interrompere i rapporti approdando in Yamaha. Quanto mostrato nel 2020 però ha messo in luce non solo la capacità di reagire agli imprevisti ma anche la forza di una moto che ben ha risposto all’attacco Ducati. È stato proprio grazie all’esperto Xavi Fores, in forza al team Puccetti in questa stagione così particolare, che Kawasaki si è confermata ancora una volta sul tetto del mondo.

Il futuro della casa nipponica vede però ancora salde le radici di Jonathan Rea, che proprio a metà del 2020 ha annunciato un rinnovo milionario e pluriennale, anche se non è dato sapere quando scadrà il contratto. La potenza di squadra e moto è confermata dallo stesso pilota, che nel momento del rinnovo ha dichiarato: “I nostri successi sono stati determinati dalla grandezza del team e dalla competitività della moto. Continuerò a lavorare sodo, assieme al mio team, agli ingegneri e a Kawasaki per essere nelle migliori condizioni ad ogni gara e avere la chance di continuare a vincere, senza dimenticare di continuare il lavoro per cercare di migliorare la moto e me stesso”.

 

Kawasaki risponde a Ducati: una nuova moto per vincere ancora nel 2021

Nel 2019, l’introduzione della quattro cilindri nel mondiale Superbike da parte di Ducati ha lasciato spiazzate le altre squadre, che si sono trovate a dover combattere contro un rivale apparentemente imbattibile. Così non è stato per Kawasaki, che ha reagito immediatamente non solo vincendo il titolo piloti e costruttori, ma anche partendo con il progetto di una nuova moto per le stagioni future. Ad aprile dello scorso anno il progettista Kawasaki parlava di moto estrema per battere Ducati, che sarebbe stata introdotta nel 2020. Il gap tra le due moto rivali sembrava incolmabile, eppure sia la squadra sia Rea si sono presentati alla stagione appena conclusa da campioni del mondo.

“Bisogna lavorare adesso! – affermava Ichiro Yoda, progettista Kawasaki, all’inizio della stagione 2019 – Abbiamo molta esperienza in MotoGP con motori a quattro cilindri così potenti, che per noi è facile. Internamente, la Kawasaki pensa che se la Ducati continua con questa moto la prossima stagione, abbiamo bisogno di una macchina del genere. Non siamo nel campionato solo per essere nel gruppo”.

Le intenzioni erano chiare sin da subito: continuare a vincere. Kawasaki ci è riuscita nel 2020 anche con la moto ormai di vecchia concezione se paragonata alla Panigale V4R. La reazione della grande squadra che sta dominando il mondiale è stata talmente rapida ed efficace, che gli avversari si chiedevano come mai si volesse avviare un progetto evolvendo una moto già vincente.

“Quando la moto lavora bene, perché cambiarla? Continuano a vincere, non serve modificare la moto. Forse si può pensare che sia una Superbike normale, ma per loro è come se fosse una MotoGP, perché non hanno alcun altro campionato e concentrano i loro sforzi in questo campionato. Forse la moto sembra normale, ma il segreto sta all’interno”. Queste le parole di Alvaro Bautista quando gli è stato chiesto cosa pensasse delle novità che avrebbe introdotto Kawasaki a partire dal 2021. Lo spagnolo, ormai alfiere Honda, si era confrontato già lo scorso anno con la ZX-10RR, prima battendola e poi subendo la ripresa.

La ‘Ninja’ che scenderà in pista il prossimo anno e che abbiamo già visto in azione nei test di novembre proprio con Jonathan Rea e Alex Lowes è pronta e Kawasaki è determinata a confermare lo strapotere anche nel 2021. Per quanto il nome sia rimasto invariato, molti sono i cambiamenti che la nuova moto porta con sé, a partire dall’aerodinamica. La nuova ZX-10RR è stata già promossa dai piloti, che l’hanno potuta provare a Jerez de la Frontera e che puntano a migliorarla ulteriormente nei prossimi test per arrivare ancora più pronti all’inizio della stagione 2021, che quest’anno partirà ad aprile.

 

Be part of Motorsport community

Join the conversation
Articolo precedente Ufficiale: Rabat correrà con Ducati Barni in SBK nel 2021
Prossimo Articolo Rabat: “Voglio mostrare tutto il mio potenziale in Superbike”

Top Comments

Non ci sono ancora commenti. Perché non ne scrivi uno?

Sign up for free

  • Get quick access to your favorite articles

  • Manage alerts on breaking news and favorite drivers

  • Make your voice heard with article commenting.

Motorsport prime

Discover premium content
Iscriviti

Edizione

Italia