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Kawasaki limitata dai giri motori ma trionfa: tutti zitti e buoni

Jonathan Rea ha dominato due delle tre gare disputate ad Aragon, round di apertura della stagione SBK. Il pilota Kawasaki è stato più forte dei limiti imposti dal regolamento e gli avversari devono già correre ai ripari.

Jonathan Rea, Kawasaki Racing Team WorldSBK, Alex Lowes, Kawasaki Racing Team WorldSBK

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

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“Buonasera signore e signori”, cantavano i Maneskin a Rotterdam presentandosi la sera del loro trionfo in Europa. Come la band italiana, anche Kawasaki si è presentata al round di apertura del mondiale Superbike in gran forma e sollevando la coppa. Ad Aragon il team campione del mondo partiva da favorito, così come il quartetto romano in Olanda, che tra polemiche e limiti hanno risposto con i fatti.

Alex Lowes, Kawasaki Racing Team WorldSBK, Jonathan Rea, Kawasaki Racing Team WorldSBK

Alex Lowes, Kawasaki Racing Team WorldSBK, Jonathan Rea, Kawasaki Racing Team WorldSBK

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

Il limite giri motore: il botta e risposta tra FIM e Kawasaki

A tre giorni dal round che ha dato il via alla stagione, la FIM ha reso noti i limiti dei giri motore, abbassati dagli oltre 15000 della nuova ZX-10RR ai 14600, stesso limite della precedente versione. La notizia ha mandato su tutte le furie Pere Riba, capo tecnico di Jonathan Rea. Lo spagnolo aveva commentato la scelta, senza però entrare troppo nel dettaglio: “Dico solo che non è accettabile sapere il taglio dei giri motore due o tre giorni prima, nella settimana di inizio del mondiale. Parliamo di un dettaglio importante, ma non voglio parlare troppo di questo tema”.

La squadra infatti si è proiettata subito verso il weekend, cercando di sopperire al limite imposto. A quanto pare la missione è riuscita, dato che Rea ha fatto la voce grossa in due delle tre gare disputate, vincendo con un ampio margine sugli inseguitori. Il campione in carica ha corso sopra le polemiche e dimostrandosi più forte del limite a cui si è dovuto attenere andando anche a battere un altro record e scollinando il 100: con i successi di sabato e domenica mattina, è arrivato a quota 101, diventando il primo pilota ad arrivare alla terza cifra. Rea si è piegato la domenica pomeriggio solamente per una scelta sbagliata di gomme, giustificabile per le condizioni meteo instabili che i piloti si sono trovati a fronteggiare durante il weekend.

Jonathan Rea, Kawasaki Racing Team WorldSBK festeggia la 100esima gara nel WorldSBK

Jonathan Rea, Kawasaki Racing Team WorldSBK festeggia la 100esima gara nel WorldSBK

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

La ZX-10RR è già la più forte di tutte: Lowes è il termine di paragone

Il talento di Alex Lowes non è mai stato messo in discussione, anzi. È uno dei piloti più veloci del campionato, anche se a volte il suo potenziale è rimasto inespresso a causa delle troppe cadute che hanno compromesso le sue gare. Il britannico però aveva trovato già l’anno scorso un ambiente migliore per lui, che lo ha aiutato ad essere più competitivo in molte occasioni.

Ma la grande sfortuna di Lowes è quella di trovarsi a condividere il box con il pilota più forte di tutti i tempi, passando quindi per il “Valtteri Bottas” delle derivate di serie, una situazione scomoda in cui molti non farebbero a cambio. L’inglese ha comunque inaugurato la sua stagione in maniera decisamente efficace, salendo sul podio in tutte e tre le gare disputate e balzando in seconda posizione nella classifica generale, a 12 lunghezze dal leader del campionato e compagno di squadra. Rea va oltre ogni record e corre sopra ogni limite, ma Alex Lowes è allora il termine di paragone di una moto nata bene: Kawasaki arriva al secondo round della stagione con i primi due piloti saldamente al comando e forti di ben due doppiette in Spagna.

Alex Lowes, Kawasaki Racing Team WorldSBK

Alex Lowes, Kawasaki Racing Team WorldSBK

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

Ducati: la strategia può essere condanna o gloria

Con un sospiro di sollievo, Ducati ha lasciato Aragon per dirigersi verso il Portogallo, in cui vuole ripartire da dove è rimasta: Scott Redding ha portato la Panigale V4R sul gradino più alto del podio in Gara 2, dando una svolta a un weekend iniziato non proprio secondo gli standard di Borgo Panigale. Il britannico ha sempre faticato, trovando però il guizzo che nelle condizioni insidiose di domenica pomeriggio gli hanno permesso di conquistare il primo successo stagionale.

La strategia messa a punto da Redding, ovvero quella di montare le slick andando contro le scelte dei rivali, si è rivelata vincente in Gara 2, ma poche ore prima aveva rappresentato una condanna. Redding potrebbe aver cantato nel casco “Mo’ li prendo a calci ‘sti portoni, sguardo in alto tipo scalatori” nella sua cavalcata verso il primo successo stagionale, una prova di forza non indifferente che lo ha portato a dimostrare che aveva ragione. Il pilota Ducati si è riscattato così da una Superpole Race in cui la scelta estrema di montare una gomma da bagnato su pista intermedia non aveva pagato, tanto che il britannico era rientrato ai box tra gli sguardi atterriti dei suoi uomini puntando il dito sulla testa come a dire ‘siete pazzi’.  

Scott Redding, Aruba.It Racing - Ducati

Scott Redding, Aruba.It Racing - Ducati

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

Rinaldi e Davies, lo scambio che fa riflettere

Se Redding con il successo di Gara 2 è riuscito a cambiare la rotta del suo weekend, lo stesso non si può dire di Michael Ruben Rinaldi, che non è stato autore di un debutto esplosivo. Sulla pista in cui lo scorso anno aveva trovato la prima affermazione mondiale, il romagnolo debuttava davvero in qualità di pilota ufficiale Ducati, ma l’esordio non è stato proprio come sperava. Per sua stessa ammissione, avrebbe potuto fare di meglio. Qualche problema di troppo e una strategia sbagliata lo hanno costretto a un fine settimana in salita.

È apparso invece rinvigorito Chaz Davies, che dopo sette anni ha lasciato il team ufficiale per far posto proprio a Rinaldi. Il gallese lo ha sostituito in sella alla quattro cilindri del team Go Eleven, con cui invece è apparso più tranquillo, senza pressioni e a suo agio. Certo, Aragon è feudo di Davies, al Motorland è il secondo pilota più vincente con ben sette successi (nemmeno a dirlo, il primato lo detiene Rea, che questo weekend è arrivato a quota otto) e tra le curve della pista aragonese dà sempre il suo meglio. Eppure, nonostante una caduta che ha macchiato il suo weekend, il britannico si è mostrato all’altezza dei primi ed è finito anche davanti al neo ufficiale Rinaldi, instillando qualche dubbio da parte di molti.

Chaz Davies, Team GoEleven, Scott Redding, Aruba.It Racing - Ducati

Chaz Davies, Team GoEleven, Scott Redding, Aruba.It Racing - Ducati

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

Yamaha, terzo incomodo o seconda forza?

Diamo per scontato che Scott Redding e la Ducati siano gli avversari principali del binomio Rea-Kawasaki, ma ad Aragon le prestazioni sono state molto livellate, soprattutto tra la Rossa di Borgo Panigale e la Yamaha. I piloti della Casa di Iwata hanno sofferto con le temperature in rialzo, trovandosi a proprio agio in condizioni più fredde, ma hanno combattuto in ogni caso, mostrandosi decisamente pronti ad essere della partita.

Sì, Redding ha vinto Gara 2, ma è l’unico podio del weekend. Yamaha invece ne vanta due, ottenuti da due piloti diversi di due team differenti: Toprak Razgatlioglu “ha fatto il Toprak” tagliando il traguardo in terza posizione e confermando di essere il pilota che avevamo visto all’inizio della scorsa stagione. Nella Superpole Race però ha brillato Garrett Gerloff, che ha dimostrato ancora una volta di essere uno dei più forti sulla griglia con uno stratosferico terzo posto alle spalle del duo Kawasaki.

Toprak Razgatlioglu, PATA Yamaha WorldSBK Team, Kenan Sofuoglu

Toprak Razgatlioglu, PATA Yamaha WorldSBK Team, Kenan Sofuoglu

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

Gerloff, l’indipendente che può impensierire Toprak. Chi è la punta di diamante?

Razgatlioglu è uno dei piloti più apprezzati e stimati della griglia di partenza, ha velocità, talento e la giusta sfrontatezza che condisce il tutto rendendolo temibile anche per Jonathan Rea. Eppure ha proprio “in casa” quello che può diventare il suo più grande nemico. Già, perché Garrett Gerloff, sorpresa della scorsa stagione, si è rivelato in ottima forma nei test invernali ma si è anche confermato in questa prima tappa del 2021. Lo statunitense non è stato un fuoco di paglia, anzi. Nonostante la macchia del weekend, avendo provocato un incidente con Rea (senza conseguenze per quest’ultimo) che gli è costato una penalità, il pilota GRT si è mostrato costante e competitivo.

Per il secondo anno consecutivo, Gerloff è in forza al team indipendente a dispetto di ogni previsione che, dopo l’annuncio dell’addio di Michael van der Mark a Yamaha, dava per certo l’approdo dello statunitense in ufficiale. Eppure è stato promosso Andrea Locatelli, che nel weekend del debutto ha faticato un po’, restando anche alle spalle dell’americano. Molti si sono chiesti se forse la scelta di non promuovere Gerloff sia stata un po’ avventata, eppure anche la R1 del team GRT sembra essere all’altezza dei rivali. Perciò Razgatlioglu dovrà tenere gli occhi aperti se vorrà restare la punta di diamante della Casa di Iwata.

Garrett Gerloff, GRT Yamaha WorldSBK Team

Garrett Gerloff, GRT Yamaha WorldSBK Team

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

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