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Melandri: "Con 800 giri in meno dobbiamo cambiare in piega a 50 gradi!"

Il pilota della Ducati ha spiegato che la limitazione del regime di riduzione ha reso davvero difficile da guidare la Panigale R: "La sensazione è sempre di avere una marcia troppo alta in ingresso di curva ed una troppo corta in uscita".

Marco Melandri, Aruba Racing Ducati
Ducati Panigale R 2018
Ducati Panigale R 2018
Marco Melandri, Aruba.it Racing-Ducati SBK Team
Team Aruba Racing Ducati
Team Aruba Racing Ducati
Team Aruba Racing Ducati
Chaz Davies, Aruba Racing Ducati, Marco Melandri, Aruba Racing Ducati
Chaz Davies, Aruba Racing Ducati, Marco Melandri, Aruba Racing Ducati
Ducati Panigale R 2018
Chaz Davies, Aruba Racing Ducati, Marco Melandri, Aruba Racing Ducati
Team Aruba Racing Ducati
Marco Melandri, Aruba Racing Ducati
Marco Melandri, Chaz Davies, Ducati Team
Marco Melandri, Aruba.it Racing-Ducati SBK Team
Marco Melandri, Aruba.it Racing-Ducati SBK Team
Marco Melandri, Ducati Team
Marco Melandri, Ducati Team

Prima di entrare nella nuova era del quattro cilindri, la Ducati deve affrontare ancora una stagione del Mondiale Superbike con la "vecchia" Panigale R bicilindrica, ma a Borgo Panigale sono molto determinati e sognano di mandarla in pensione in maniera trionfale.

Purtroppo, però, i test invernali hanno confermato i timori che Marco Melandri ci aveva già manifestato al Motor Show di Bologna. Ovvero che la Rossa è probabilmente la moto che ha risentito di più del nuovo regolamento che ha imposto una limitazione al regime di rotazione.

Subito dopo la presentazione dell'Aruba Racing, avvenuta questa mattina a Ponte San Pietro, il pilota ravennate è entrato più nei dettagli di queste difficoltà ed ha fatto anche un po' il punto della situazione in vista dell'ormai imminente via della stagione 2018.

Questa perdita di 800 giri dove la sentite di più?
"Dappertutto, perché dobbiamo girare con rapporti finali più lunghi, quindi ci troviamo sempre a centro curva a giri più bassi. La sensazione è sempre di avere una marcia troppo alta in ingresso di curva ed una troppo corta in uscita, quindi ci troviamo a cambiare un sacco di marce in più".

Quindi bisogna fare molte più cambiate per ogni giro?
"Almeno quattro nelle due piste in cui abbiamo girato per ora (Jerez e Portimao), due in scalata e due in salita".

Avete già capito quanto si perde in questo modo in termini di tempo ed anche di stanchezza?
"Il problema è che è molto difficile guidare, perché cambiare marcia a 50 gradi d'angolo di piega ti porta a dover pensare a quello quando curvi e non a cosa fare per uscire forte. Solo una volta che hai cambiato e la moto è rimasta composta, allora pensi a dare gas e ad uscire veloce. E' davvero molto difficile".

Le moto quattro cilindri quindi soffrono di meno?
"Sì, soffrono di meno, perché una volta il grande vantaggio delle due cilindri era la grande coppia in basso, anche se magari mancava un po' di potenza in alto. Ora abbiamo la potenza in alto, ma non abbiamo più il vantaggio della coppia sotto".

A Jerez il tuo passo non sembrava troppo lontano da quello di Rea?
"A livello di passo ero veloce, però è una pista particolarmente buona per me. Portimao, che è più difficile, ho ritrovato tutte le difficoltà del weekend di gara a cui si sono aggiunte quelle del cambio marcia. Lì siamo andati piuttosto piano".

Davies non è ancora al top dopo il suo infortunio, tu ti senti il pilota su cui Ducati deve puntare in attesa che lui recuperi pienamente?
"Io farò la mia strada a prescindere da come starà Chaz. Le due moto sono uguali, ma poi ognuno va per la sua strada in pista. Io mi sento sicuramente più forte rispetto all'anno scorso, perché ho più esperienza e mi sento meglio anche fisicamente. L'anno scorso temevo il duello corpo a corpo perché era un po' che ero assente dalle gare e anche da questo punto di vista mi sento meglio".

Hai lasciato intendere che approccerai alla gara di Phillip Island in maniera diversa rispetto allo scorso anno...
"L'anno scorso ero più 'gentile', soprattutto quando eravamo in gruppo. Ora credo di poter gestire meglio la situazione. Può essere che io sia un po' più aggressivo, vediamo".

In ottica mercato piloti stai già pensando al 2019?
"Per me è importante partire bene e fare bene. Di sicuro quello che mi è mancato in passato è stata la stabilità, quindi restare e poter lavorare su un progetto nuovo mi piacerebbe. Però adesso pensiamo a fare bene in queste gare".

Cosa ti aspetti dagli aggiornamenti che devono arrivare a Phillip Island? Un significativo passo avanti o sono solo piccole modifiche?
"Ci serve un passo avanti sostanziale, però la difficoltà che abbiamo nel dover cambiare marcia in uscita non può cambiare, perché è dato dai giri motore. Però mi aspetto di poter trovare più facilità a livello della gestione del motore, fin da centro curva".

Su cosa andrete ad intervenire principalmente?
"Questa è tutta roba che fanno in Ducati, ma principalmente sul motore, anche se abbiamo qualcosa di importante da provare anche a livello di ciclistica. Avevamo delle difficoltà su cui lavorare già dallo scorso anno da quel punto di vista e quel lavoro è andato avanti per la sua strada diciamo".

Questo Camier che con la Honda sembra aver fatto un bel passo avanti vi preoccupa o credi che i valori in campo saranno più o meno gli stessi?
"Camier è andato molto forte, però i test parlano di un crono solo e fare la gara è una cosa diversa. Tanti piloti avevano bisogno di trovare stimoli dalla prestazione. A noi non interessava la prestazione, era più importante lavorare per trovare delle informazioni che ci permettessero di andare forte a Phillip Island. Io credo che i valori in campo siano ancora quelli, anche se quelli dietro si sono avvicinati, un po' per l'esperienza che hanno accumulato ed un po' per un vantaggio regolamentare. Però quella di Phillip Island sarà una gara di gruppo, perché solitamente è una pista che non mostra i valori veri".

Ma quindi partite per l'Australia con la convizione di poter provare a vincere?
"Andiamo giù per quello, di sicuro non partiamo solamente pensando di limitare i danni. Credo davvero che possa vincere chiunque".

Cosa ne pensi del nuovo format dei weekend, con tre sessioni al venerdì?
"Le abbiamo chieste proprio noi piloti: tanto lavoro lo fai tra un turno e l'altro, perché durante la sessione non hai troppo tempo per analizzare i dati. Come è successo spesso, una scivolata all'inizio del turno rischia di farti perdere un'ora, invece così hai tre possibilità e puoi pianificare i turni in maniera differente e migliore".

Informazioni aggiuntive di Giacomo Rauli

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