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Intervista

Ducati, Melandri: "Ero consapevole di avere un passo vincente"

Il pilota Ducati dedica la vittoria alla squadra e a Davies. Ed ora obiettivo Laguna Seca per dare continuità alla ritrovata competitività.

Podio: il terzo classificato Marco Melandri, Ducati Team

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

Marco Melandri, Ducati Teaml
Marco Melandri, Ducati Team
Marco Melandri, Ducati Team
Marco Melandri, Ducati Team
Marco Melandri, Ducati Team
Marco Melandri, Ducati Team
Marco Melandri, Ducati Team
Marco Melandri, Ducati Team
Marco Melandri, Ducati Team
Marco Melandri, Ducati Team

Potere della vittoria. Marco Melandri è assediato dai media, un po’ troppa confusione tanto che qualcuno formula domande alle quali il pilota Ducati ha già risposto. Ma lui ha pazienza, soprattutto si vuol gustare questo momento che non assaporava dal 5 ottobre 2014, gara 2 a Magny Cours, quando portò al successo l’Aprilia.

Da allora non sono stati momenti facili, alcuni lo avevano dato per finito, sospetto che è tornato fuori nelle ultime due gare, dove sembrava essere finito in un cul de sac tecnico. Marco ha ingoiato il rospo, non ha fatto polemica, soprattutto si è affidato alla squadra che compatta si è lanciata al salvataggio del soldato Melandri. Impresa riuscita e giustamente il pilota ravennate lo riconosce.

“La vittoria è dedicata a tutto il team Aruba perché le gare in moto sono uno sport individuale ma si vince di squadra, io sono solo quello che ha messo la ciliegina sulla torta – racconta Melandri -. Peccato che oggi in pista non ci fosse Chaz, passare da vincere una gara, e ieri avrebbe vinto, ad essere stesi su una barella non è stato piacevole. Oggi avremmo fatto sicuramente primo e secondo, vorrà dire che ci proveremo a Laguna Seca”.

La gara è stata interpretata alla perfezione, aiutata da una buona partenza. Poi Marco ha fatto la differenza, attaccando solo quando c’erano le condizioni giuste. “Dopo le difficoltà di ieri con l’anteriore, abbiamo fatto una piccola modifica di geometria, niente di particolare, ma che ci ha permesso di rendere più stabile la moto e nel warm-up aveva funzionato bene. Avevamo un po' il dubbio sulle temperature visto che con il fresco tutti potevano migliorare. Però io ero consapevole di avere un ottimo passo e sono entrato fiducioso. Anche Aligi (Deganello, il suo capo-tecnico n.d.r.) mi aveva consigliato di prenderla con calma, di non partire subito forte rischiando di rovinare le gomme”.

Non si è preoccupato neanche della strenua difesa di Torres, che ha rischiato di fare tornare sotto le Kawasaki. “Jordi Torres ha fatto una grandissima gara e non mi aspettavo che fosse così concreto e difficile da superare, avrebbe meritato di salire sul podio. Una volta andato in testa ho fatto il mio ritmo e ho visto che riuscivo a guadagnare un paio di decimi al giro senza spingere più di tanto. Se prima della gara mi avessero detto che avrei vinto in solitaria non ci avrei creduto. Ho cominciato a realizzare che la cosa era possibile quando ho visto che Johnny era un po’ sulle uova e non riusciva a prendermi”.

Una vittoria che fa tanto morale, anche perché l’ultimo successo risaliva al 2014. “Vincere fa sempre bene e adesso bisogna continuare su questa strada e la gara di Laguna Seca potrà dirci se abbiamo individuato la strada giusta o se si è trattato di una coincidenza. Quello che mi rende fiducioso è che oggi avevo una moto che funzionava molto bene per il mio stile di guida, di essere un tutt’uno con lei senza doverla mai forzare. Ora l’obiettivo diventa cercare di portare a casa altre vittorie: avevo messo in preventivo che questo sarebbe stato un anno di scuola per me, però se andare a scuola vuol dire vincere ogni tanto…”.

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