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WRC | Ogier-Ingrassia: cosa lasciano in eredità i migliori

Sébastien Ogier e Julien Ingrassia hanno vinto a Monza l'ottavo e ultimo titolo WRC assieme. Ecco qual è la loro eredità, al di là dei titoli, delle vittorie e del loro nome già nell'Olimpo dei più grandi del Motorsport.

Sébastien Ogier, Julien Ingrassia, Toyota Gazoo Racing WRT Toyota Yaris WRC

Sébastien Ogier, Julien Ingrassia, Toyota Gazoo Racing WRT Toyota Yaris WRC

Toyota Racing

L'ultima immagine che avremo di loro, assieme, intenti a fare il loro lavoro è l'ennesima diapositiva che li ritrae sul tetto della loro macchina, in realtà una delle tante, che hanno portato al successo. Loro, hanno appena vinto l'ottavo titolo iridato di una carriera che definirla in qualche modo si rischierebbe solamente di far loro torto. Loro cingono la loro bandiera addosso, hanno un casco dorato, hanno il sorriso sul volto. Sono pieni d'orgoglio, allo stesso tempo vuoti e stanchi. Braccia al cielo, poi si abbracciano, si guardano, ridono, poi ancora braccia al cielo. Urlano. Tutti ai loro piedi. Un motore acceso. Occhi solo per loro. Sébastien Ogier e Julien Ingrassia c'è l'hanno fatta ancora. "Yeah, we did it again". Non lo dicono. Ma lo pensano. Non importa, il loro non verbale è potente.

Poi uno, Ogier, scende dalla macchina. Guarda in alto, guarda l'altro, il suo altro. Julien Ingrassia. Che ha appena vinto l'ottavo iride e, di fatto, si è appena ritirato ufficialmente da tutte le competizioni. Sa che è l'ultimo atto assieme. Si guardano, Séb sorride e si unisce alla folla che acclama Julien. Ingrassia fa l'inchino. Si gode il momento. Forse gli sarà passata davanti tutta la carriera, ma solo dopo aver tagliato il traguardo, aver dato l'ultima nota al suo Séb. Una curva a 90° sinistrorsa. Poi è stato lui a girarsi e a stringere il pugno di Ogier. Tolto il "bang" del motore Toyota, la festa e un rito di passaggio: la Yaris dei due, prima di arrivare al punto dell'intervista post-stage, devono passare sotto alla pista di Monza, nel celebre sottopasso che porta al paddock. Lo imboccano da pilota e navigatore, ne escono campioni che hanno segnato un'era. Ma, a ben vedere, forse hanno inciso molto di più di quanto detto sino a qui.

La domanda che sorge, dunque, non è tanto chi prenderà il loro posto. Ogier e Ingrassia rimarranno unici perché ogni essere umano è tale e anche il lato sportivo va di pari passo. Ciò che è lecito chiedersi è cosa abbiano lasciato in eredità i più vincenti degli ultimi 10 anni nel WRC. Ci sono piloti che saranno ricordati per la loro presenza nel palmarès, per imprese straordinarie in alcuni eventi. Poi, però, ci sono quelli che rivoluzionano i ruoli, rivoluzionano il gioco o la categoria. 

Campioni affamati: Jordan, Federer, Valentino, Rea e... loro

 

Otto contro nove. Ogier contro Loeb. Una contrapposizione che ha spesso portato a chiedersi chi sia il miglior rallysta di tutti i tempi. A numeri non c'è partita. Ma questa non è una sfida. Ognuno ha la propria idea e l'ha per i motivi più disparati. Quel che è certo, è che Ogier e Ingrassia siano riusciti ad arrivare a otto titoli iridati. Un'enormità, specialmente se pensiamo al fatto che abbiano lottato contro piloti del calibro di Ott Tanak, Thierry Neuville, Jari-Matti Latvala, Sébastien Loeb, Elfyn Evans. Quasi tutti nel punto più alto della loro carriera.

La fame di successi accomuna tutti i più grandi. Rimanendo in epoca tutto sommato recente, possiamo tranquillamente inserire nella cerchia dei bulimici del successo atleti quali Michael Jordan, Roger Federer, Novak Djokovic, Valentino Rossi, Marc Marquez, Michael Schumacher, Lewis Hamilton, Jonathan Rea, Tony Cairoli, Sébastien Loeb. Tutti quanti con due caratteristiche principali: la prima, un enorme talento, quasi sconfinato. La seconda, una fame di successo che li ha portati a coltivare il talento che madre natura, il destino o chi per loro, gli ha messo a disposizione.

E questa fame avevamo potuto comprenderla e percepirla sin dai suoi primi rally da pilota ufficiale Citroen Racing, da compagno di squadra di sua maestà Sébastien Loeb.

Al Rally di Finlandia 2010, con Lavtala davanti a tutti, Ogier e Loeb all'inseguimento, il 9 volte iridato pretese nelle ultime due prove che Ogier lo lasciasse passare per una questione legata alla classifica generale. Loeb si stava giocando il titolo iridato.

Ogier si trovava a 10"6 da Latvala e Loeb a 23"6 dal finnico. A quel punto il conflitto si accese tra i due, con Ogier che non voleva far passare Loeb. Alla fine toccò a Quesnel trovare una soluzione, lasciando il pilota di Gap davanti all'alsaziano. Ogier l'ebbe vinta, ma fu uno dei primi screzi che portò Citroen a scegliere Loeb e a dare vita all'epopea Volkswgen-Ogier che per 4 anni dominò la scena del WRC.

Poi, proprio ai nostri microfoni, nel 2016, ci fece rimanere di sasso non tanto per le parole - comunque molto incisive - ma per l'atteggiamento, il fuoco negli occhi. Ogier guardava lontano. Dove non lo sapeva nemmeno lui. Ora lo sappiamo tutti. Ma all'epoca - in cui era ancora 3 volte campione del mondo - impressionò l'atteggiamento con cui disse queste cose al Rally Italia Sardegna 2016.

“Di sicuro quello che volevo dalla mia carriera l'ho già ottenuto. Ora tutto quello che verrà sarà un bonus, qualcosa di extra. Ora avverto molto meno la pressione. Chiaramente ho ancora lo stesso spirito competitivo di sempre, quello non è mai scemato nemmeno dopo la vittoria dei titoli mondiali".

"Odio perdere sin da quando ero bambino e la situazione non è affatto cambiata. Voglio sempre fare tutto quello che posso per vincere. Correrò ancora per anni e i miei obiettivi e le mie motivazioni saranno sempre le medesime. Ma, come dicevo, ora ho sempre meno pressione sulle mie spalle".

"Ho già raggiunto grandissimi obiettivi nella mia carriera e so che ora la mia vita non potrà cambiare più di tanto. Magari potrò aggiungere altri titoli mondiali al mio palmarès e sarà certamente bello, ma non cambierà più di tanto".

Il diavolo sta nel dettaglio. Non si lascia nulla al caso

 

Non lasciare nulla al caso, spesso, viene frainteso come sinonimo di ossessività. Nello sport, soprattutto nello sport, è sintomo di perizia, di volontà, di voglia di primeggiare. Quando si compete a certi livelli, se non si hanno determinati scrupoli e metodologia in ciò che si fa, diventa difficile conseguire ciò che si ha in mente di ottenere.

Ogier e Ingrassia, nei loro campi, lo sono stati. Il pilota lo è stato dal punto di vista della guida, della preparazione fisica, mentale e delle note dettate. Ingrassia, invece, ha incarnato il navigatore-ingegnere che ha permesso a Ogier di concentrarsi sull'essere pilota a tutto tondo, senza doversi preoccupare di determinati aspetti - secondari ma importanti - che fanno parte della quotidianità in un weekend di gara.

A raccontare la meticolosità di Ogier è stato Luis Moya, navigatore 2 volte campione del mondo rally assieme a Carlos Sainz, sempre ai nostri microfoni: "Sébastien è un talento straordinario. Un pilota forte in tutti i sensi e in tutti gli aspetti, altrimenti non sarebbe lo sportivo che è, e lavora davvero tantissimo. Ha una determinazione tremenda, sa benissimo cosa deve fare. E' uno stratega straordinario, pianifica molto bene le gare e questo mette tantissima pressione agli avversari”.

“Gli avversari sanno che per batterlo dovranno essere perfetti perché anno che lui non sbaglia. Sbagliò nella Power Stage del Rally di Spagna nel 2015, ma era praticamente già campione del mondo. Normalmente non sbaglia mai e questo mette negli altri piloti una grande pressione sulle spalle”.

"Certamente Sébastien è un gradino sopra tutti quanti. Questo è sicuro. Gli altri provano e magari vincono qualche gara. Magari Sébastien può essere sfortunato o paga molto la sua posizione di partenza, perché spesso deve aprire le speciali, ma è il migliore della sua generazione".

Un altro aspetto che ha reso la coppia Ogier-Ingrassia così forte è l'attitudine alla meccanica e al saper intervenire per risolvere problemi di piccola-media entità. A svelarlo era stato proprio il pilota transalpino, il quale prima di diventare pilota professionista aveva lavorato come meccanico in un'officina.

"Se c'è un problema sulla vettura provo a sistemarla. Non ho grandi problemi, anche perché prima di fare il pilota professionista di rally ero un meccanico, quindi mi so destreggiare se notiamo qualche problema tra una stage e l'altra. A volte è davvero una buona cosa assomigliare a un piccolo MacGyver, perché a volte riesci a sistemare piccoli problemi che sorgono nel corso della gara e portare la vettura al termine della tappa".

Ingrassia, il navigatore-ingegnere

 

Julien è il navigatore più vincente dell'ultima decade. Sorridente fuori, concentrato e professionali sino all'inverosimile in macchina, quando non solo si concentra sulle note stilate, sull'intonazione più corretta con cui le detta a Séb, ma anche nei minuziosi calcoli presi rigorosamente con la penna che lo hanno reso preciso calcolatore.

I suoi calcoli sono preziosi non poco per Ogier e per i team per cui ha corso. Di solito i calcoli legati ai quantitativi di benzina per affrontare speciali e trasferimenti fino al rifornimento successivo sono affidati agli ingegneri del remote garage, rinchiusi al Parco Assistenza.

Ogier, invece, può contare sull'ingegnere personale, che sta proprio accanto a lui. E' Ingrassia che si occupa di quell'aspetto. Ma è solo una delle mansioni che Julien ha ricoperto per sé e per Ogier. Non è un caso che al termine dell'ACI Rally Monza Italia 2021, Ogier abbia parlato di Ingrassia nei seguenti termini.

"È semplice. Mi mancherà. Ne sono sicuro. Quando si costruisce per così tanti anni e si hanno così tante cose automatiche che funzionano insieme. In pratica, non abbiamo bisogno di parlare tanto per capirci. Non c'è mai stata una ragione in tutta la mia carriera per cercare di cambiare Julien".

"Aveva lo stesso obiettivo e lo stesso impegno. Era semplice e non ho mai dovuto spingerlo a fare qualcosa. Abbiamo avuto la stessa missione fin dall'inizio. 15 anni fa in macchina mi piaceva il modo in cui mi dava le note. Questa è la priorità numero uno. Questo è il motivo per cui facciamo questo sport per essere veloci nelle tappe. Tutto quello che c'è intorno è l'organizzazione diciamo, ma quello che c'è intorno è ancora di più la specialità di Julien".

"A volte si sente un po' fuori portata nella sua bolla e forse a volte è un po' mentale. È completamente concentrato, ma non si può metterlo in difficoltà. Questo è il modo in cui fa il suo lavoro".

Un talento senza soldi, ma con il supporto giusto

 

In questa panoramica di ciò che sono stati assieme Ogier e Ingrassia, ma anche cosa hanno lasciato in - pesante - eredità, non poteva mancare un inizio di carriera che ben raffigura la fame e la voglia che entrambi hanno messo nella loro storia nel WRC.

Spesso chi corre nel motorsport ha avuto modo di avere aiuti economici rilevanti provenienti dalla famiglia, o da sponsor. Ogier, nato sulle montagne di Gap, ricco proprio non era. Anzi. Ma il desiderio di diventare qualcuno lo ha sempre accompagnato. Tutto questo, però, sarebbe rimasto solo un desiderio latente, non fosse stato per quel kart improvvisato da papà Ogier, deturpando il tagliaerba di casa...

"Ho iniziato la mia carriera abbastanza tardi nel Motorsport perché la mia famiglia non aveva l'opportunità di farmi correre. Ho iniziato tardi e per conto mio. Ho fatto una selezione per giovani talenti e ho subito mostrato di saperci fare. Poi alcuni sponsor mi hanno aiutato proseguire la mia carriera. E' stata una bella storia, ma ricordo ancora che mio padre mi aveva costruito la prima macchina da competizione usando il motore del tagliaerba. Quello è stato il mio primo go-kart e giravo attorno a casa. Mi divertivo molto. Una gara di Kart Cross fu la mia prima esperienza di guida".

E fu un'esperienza vitale, perché senza di quella avremmo rischiato di non poter godere di uno dei migliori piloti rally della storia, così come di uno dei migliori navigatori. Tutto questo sono stati Ogier e Ingrassia. Talento, abnegazione, fame, voglia di emergere e di vincere. All'apparenza, tutto banale. Ma la loro storia, i loro inizi, i loro successi e il loro lascito, parlano di qualcosa d'altro. Qualcosa di straordinario.

Ora, il sipario s'è chiuso, lo spettacolo della coppia è finito. Vedremo ancora Ogier, ma part time. Lo vedremo senza Ingrassia, il quale, forse, si farà vedere ancora in qualche Parco Assistenza. Forse Séb sarà ancora l'uomo da battere nei weekend in cui prenderà il via di un rally iridato. O forse no. Questo lo vedremo. L'unica cosa certa è che abbiamo potuto godere di due sportivi che alla storia non hanno consegnato solo il loro nome, ma molto, molto di più. L'esempio di come si fa a vincere, e di come si fa per rivincere. E poi farlo ancora, ancora, ancora, ancora, ancora... E ancora.

 

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