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WRC: perché nel 2022 arriva l'ibrido, ma non nuove Case?

Il nuovo regolamento che introdurrà le vetture Rally1 a partire dal 2022 non è stato posticipato a causa della pandemia da COVID-19. L'ibrido era necessario, ma non ha ancora attirato al WRC alcuna nuova Casa...

Car of Ott Tänak, Martin Järveoja, Hyundai Motorsport Hyundai i20 Coupe WRC

Foto di: Fabien Dufour / Hyundai Motorsport

Il 14 giugno 2019 il Mondiale Rally ha preso una via che, sino ad allora, avevano imboccato quasi tutte le altre categorie del motorsport legate alla FIA: quella legata alla propulsione ibrida. Il Consiglio Mondiale del Motorsport che quel giorno si riunì a Parigi indicò la strada che in quel momento sembrava dover essere - e ancora oggi lo è - il futuro non solo dell'automotive, ma anche del motorsport a 4 ruote. E il WRC non poteva essere esente da questa transizione che sarà effettiva a partire dal primo gennaio 2022.

Da quella data le WRC Plus attuali saranno pensionate dalle nuove Rally1, vetture che diverranno le World Rally Car di riferimento pur - almeno sulla carta - adottando soluzioni retrograde rispetto a quelle attuali come il cambio a 5 marce, un'aerodinamica meno accurata, ricercata ed efficiente, per non parlare dell'assenza del differenziale centrale.

Ma, come detto, l'elemento che di fatto contraddistinguerà a livello mediatico le Rally1 sarà la propulsione ibrida. Le nuove vetture saranno dotate di un propulsore 1.6 turbo diretto discendente di quelli attuali, che hanno circa 380 cavalli. In più, saranno dotati di un motore supplementare elettrico da 100 kW.

Questo motore, realizzato da Compact Dynamics, ovvero l'azienda che ha vinto il tender indetto dalla FIA nella seconda parte del 2019 e di derivazione WEC LMP1, avrà il compito di spingere le vetture attraverso i centri città nel corso dei trasferimenti, ma anche in determinate situazioni di gara. Al momento si parla di un surplus di energia per il motore termico nelle Super Speciali, ma il regolamento sportivo del prossimo anno deve ancora essere svelato.

Ibrido necessario per trattenere le Case

 

Lo ha detto senza mezzi termini Andrea Adamo, team director di Hyundai Motorsport, ai microfoni di Motorsport.com: l'ibrido nel WRC è una cosa giusta se intelligente, ovvero usato dove serve e nel modo più utile possibile senza snaturare la bellezza del WRC, ma è stato anche un'ancora di salvezza per la categoria stessa.

Sì, perché senza l'introduzione della nuova tecnologia, con un motore elettrico ad affiancare quello termico, il pericolo di perdere tutte le Case in quel momento coinvolte era alto. Anzi, era più che concreto. La decisione presa dal Consiglio Mondiale è dunque stata salvifica per il Mondiale Rally che, con le WRC Plus, aveva trovato nuova linfa, una formula vincente di vetture potenti, veloci, sicure ed emozionanti non solo per gli equipaggi, ma anche per gli appassionati che - prima della pandemia COVID-19 - potevano recarsi a bordo strada per seguire dal vivo le gesta dei propri beniamini.

Il WRC annuncia l'ibrido, Citroen se ne va

 

L'introduzione dell'ibrido, però, non ha salvato del tutto la situazione nella classe regina del Mondiale Rally. Alla fine del Mondiale 2019 Citroen Racing ha sorpreso tutti, chiudendo il programma corse dedicato anche al WRC e ritirandosi per ripianificare il futuro tra veicoli stradali elettrici e nuove sfide nel motorsport. Il ritiro ha fatto scalpore perché la Casa di Satory aveva ingaggiato da appena un anno l'allora 6 volte iridato Sébastien Ogier, il miglior pilota su piazza.

Inoltre, considerando l'annuncio di un WRC ibrido a partire dal 2022, era lecito attendersi una Citroen coinvolta proprio considerando i programmi di PSA legati alle propulsioni ibride ed elettriche. Dopo le prime voci di addio lanciate da Motorsport.com e inizialmente smentite dai vertici della Casa francese, Citroen ha prima ammesso la sua assenza nel WRC dal 2022, poi, pochi giorni dopo, la reale uscita con effetto immediato.

Nel 2022 non entrerà nessun nuovo costruttore

Il nuovo regolamento WRC, in vigore dal 1 gennaio 2022, ha avuto una duplice funzione. La prima, già descritta, è legata al mantenimento delle Case già presenti nel WRC dal 2017 a questa parte, dunque - in rigoroso ordine di classifica Mondiale 2020 - Hyundai, Toyota e M-Sport Ford.

E' stata persa per strada Citroen Racing a fine 2019, dunque poco più di due anni prima dall'introduzione dell'ibrido, ma l'obiettivo nemmeno troppo celato della FIA non era solo legato al mantenimento, ma anche alla crescita della classe regina del WRC.

Ciò significa attrarre nuove Case, ampliare la lotta per i titoli, rendendo ancora più spettacolare una categoria tornata far battere i cuori anche in Italia, sebbene ormai il Bel Paese non possa schierare né Case ufficiali, né piloti di livello assoluto per poter vincere gli iridi.

Invece, ormai è certo, nel 2022 vedremo sempre una lotta a tre tra Hyundai, Toyota e M-Sport Ford, nell'attesa che altre Case possano soppesare le vetture Rally1, la loro importanza strategica, e decidere se eventualmente sia il caso di tentare ed entrare a correre nel WRC, compiendo così il piano della FIA e dei promotori della serie che, nel corso degli ultimi mesi, hanno perso Oliver Ciesla, grande autore della crescita recente del Mondiale.

La pandemia da COVID-19 ha complicato tutto

 

Inutile girarci attorno. L'inaspettata e terribile pandemia da COVID-19 ha letteralmente costretto tutti, ma proprio tutti, a rivedere le proprie priorità, i propri piani e, per quanto riguarda le Case, i propri investimenti.

La pandemia non ha solo fatto danni di proporzioni incalcolabili dal punto di vista sanitario, ma anche da quello economico. I doverosi lockdown che tanti paesi d'Europa e del mondo hanno adottato hanno sì limitato parzialmente l'ondata di contagi, ma hanno creato falle terribili anche per tutto ciò che riguarda l'economia.

L'automotive non ha certo fatto storia a sé. Anzi, è stata una delle categorie più colpite. Addirittura a fine ottobre dell'anno scorso, il 2020, la previsione parlava di 76 milioni di immatricolazioni nei 12 mesi, ovvero -17% rispetto all'anno precedente, che già era in flessione rispetto al record di vendite siglato nel 2018 (96 milioni di vetture immatricolate).

Anche questo spiega la revisione dei piani delle Case, almeno nel breve-medio periodo. Le corse, ormai, sono divenute un mero esercizio di marketing. La passione intrinseca non esiste quasi più. E, a ben vedere, potremmo anche decidere di ritenere la parola "quasi" un nostro errore, dati i tempi odierni.

Il marketing, la pubblicità, il saper vendere, ormai sono il motivo di tutto anche nell'automotive e le corse sono marketing. Nient'altro. Anche per questo ci sono Case che hanno ritenuto o ritengono attualmente un investimento pericoloso il lanciarsi in nuove avventure nel motorsport, forse non redditizie quanto dovrebbero, stando ai loro calcoli. Ecco perché non deve sorprendere la mancanza di nuove Case nel WRC, che dovrà stringere i denti e cercare di mantenere quelle che già sono presenti, attendendo tempi migliori.

Regole 2022, il ciclo potrebbe essere di 3 anni

Inizialmente, quando il Consiglio Mondiale del Motorsport ha ratificato la prima parte di regole per il 2022, ha fatto sapere che queste avrebbero avuto durata quinquennale, ossia la stessa delle WRC Plus che sono attualmente all'ultimo anno del lustro di loro competenza e che andrà a terminare in novembre con l'ultimo appuntamento del Mondiale 2021.

Ora, però, la FIA ha ammesso che il corso delle vetture Rally1 che partirà il 1 gennaio 2022 potrebbe non durare per i canonici 5 anni previsti inizialmente, ma per 3, dunque un triennio. Sulla carta - e, forse, anche sui conti delle Case - un po' poco per convincere i team a realizzare nuove vetture, sebbene queste siano state pensate per ridurre i costi di realizzazione e gestione rispetto alle WRC Plus.

L'obiettivo della Federazione sarà la flessibilità. La durata del prossimo regolamento andrà anche in base alle esigenze delle Case coinvolte nel WRC. E questo è un chiaro segnale: la FIA e i promotori temono di poter perdere le Case attuali, sapendo di non poterle sostituire nel breve termine per i motivi di cui sopra. Non sarà solo una questione legata agli investimenti, ma anche alla tecnologia.

E' evidente che se l'automotive dovesse abbandonare l'ibrido nel corso dei prossimi 5 anni, sarebbe quanto meno anacronistico per una Casa continuare a correre con una tecnologia considerata superata. Dunque, sembra certo che il nuovo regolamento resterà valido sino al termine del 2024, almeno per ora.

Per la FIA il 2022 sarà anche l'anno per iniziare a pensare al regolamento futuro, quello che andrà oltre le Rally1, senza però dimenticare che l'ibrido sarà adottato anche dalle vetture Rally2 tra pochi mesi. Il dubbio che rimane, però, è il seguente: oggi l'ibrido sembra l'unica strada perseguibile. Ma lo sarà anche tra 2-3 anni? Anche il WRC se lo chiede...

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