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WRC | Abitacoli roventi: i piloti chiedono altre soluzioni

Nonostante i team abbiano adottato le prime contromisure contro il caldo già in Sardegna, i piloti ne chiedono di più efficaci: il pacchetto ibrido e lo scarico rendono gli abitacoli vere e proprie fornaci.

Craig Breen, M-Sport Ford World Rally Team

Foto di: M - Sport

Da qualche gara a questa parte, soprattutto dopo il Rally del Portogallo, le temperature degli abitacoli delle vetture Rally1 sono diventati oggetto di discussione da parte degli equipaggi che corrono con le vetture ibride.

L'adozione del pacchetto elettrico che coadiuva nella propulsione il motore termico 1.6 turbo da 380 cavalli ha fatto aumentare le temperature all'interno degli abitacoli. Come se non bastasse, lo spostamento del terminale di scarico - che è unico - verso l'esterno (la parte del navigatore) ha fatto peggiorare la situazione.

Come vi abbiamo fatto vedere nel corso del weekend appena terminato, Hyundai Motorsport, Toyota Racing e M-Sport hanno adottato contromisure per cercare di salvaguardare i propri equipaggi. Il tempo a loro disposizione è stato poco, perché tra il Rally del Portogallo e quello italiano sono passate poche settimane.

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Oltre ai tettucci dotati di pannelli cromati (argento per M-Sport e oro per Hyundai), sono state aggiunte prese d'aria supplementari sul tettuccio e pellicole applicate ai finestrini laterali per cercare di contenere il calore (ben visibile nella foto qui sotto).

 

Al termine del Rally Italia Sardegna i piloti hanno commentato le temperature con cui si sono dovuti confrontare nei 4 giorni di gara. In sostanza, le contromisure adottate sono state apprezzate, ma non certo sufficienti per migliorare la situazione in maniera significativa.

"Non so se fosse la temperatura esterna, ma queste macchine sono come un forno. All'interno eravamo decisamente ben cotti", ha dichiarato Ott Tanak, vincitore del Rally Italia Sardegna.

Craig Breen, invece, ha sottolineato l'impatto del terminale di scarico spostato dalla zona centrale a quella laterale - sotto il sedile del navigatore - e della presenza del pacchetto elettrico alle loro spalle.

"Se chiedete a Paul (Nagle), penso che vi dirà che questo sia stato il rally più caldo della sua vita. Mi è dispiaciuto molto per Paul, ma in generale per tutti i navigatori. Ovviamente il sistema di scarico delle nuove auto è una sorta di coperta calda che ci avvolge. E' stato incredibilmente difficile. Ci siamo riusciti, siamo qui, ma in un paio di occasioni l'aria che entrava nella vettura rendeva l'abitacolo ancora più caldo. E' stata proprio una grande sfida per noi".

Lo stesso Breen, per rientrare al Parco Assistenza, toglieva i finestrini laterali posteriori per far respirare meglio l'abitacolo della sua Ford Puma. Questa manovra l'ha fatta per tutti e 4 i giorni di gara (foto sotto). Una volta arrivato alla Media Zone ad Alghero, i tre piloti del team britannico indossavano gilet refrigerati per abbassare la propria temperatura corporea.

 

Dani Sordo, invece, ha posto l'accento sul fatto che i piloti, nel weekend di Alghero, siano stati fortunati. Durante gran parte delle 19 speciali disputate il sole è stato nascosto dalle nuvole. Dunque, almeno in parte, la situazione è stata mitigata da un meteo che ha sì portato temperature bollenti, ma in parte lenite dall'assenza di un cielo terso.

"Per me non è stato il peggiore dal punto di vista delle temperature. Non c'era il sole nei giorni di gara. Credo che il rally peggiore dell'anno sia stato in Portogallo. A un certo punto c'era vento. Ci mettevamo l'acqua addosso ma faceva caldo. Per fortuna non c'era il sole. Siamo stati molto fortunati".

La richiesta degli equipaggi che corrono su vetture Rally1 è sacrosanta. Non va dimenticato che, sebbene siano atleti ben preparati fisicamente, il loro compito è andare a velocità altissime tra alberi, case, dirupi, per centinaia di chilometri durante tre giorni. La loro incolumità va preservata, anche se questo dovesse costare qualche cavallo di potenza con l'introduzione di un sistema di condizionamento. Sarebbe un bene per lo spettacolo, ma soprattutto per la salute degli equipaggi stessi.

 

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