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WRC: 2 maggio, il giorno maledetto dei rally

Il 2 maggio è una data segnata dal sangue, nel mondiale Rally. Quel giorno, nel 1985 si spegneva Attilio Bettega. Un anno dopo esatto, nel 1986, il destino si parava davanti a Henri Toivonen e Sergio Cresto. Ricordiamo questi piloti con le parole di chi li ha conosciuti davvero ed è stato loro compagno di squadra: Tiziano Siviero e Miki Biasion

Ci sono giorni nella vita, così come nello sport, che segnano indelebilmente le vite di tutti noi. Chi in prima persona, chi di riflesso. Succede qualcosa che cambia la nostra percezione delle cose, ma anche il futuro. Oggi ricordiamo due giorni di due anni differenti, che portano però la stessa data, il 2 maggio.

12 mesi, l'apertura e la chiusura di un cerchio fatto dal dolore della perdita di tre sportivi - 2 piloti e un navigatore - 3 talenti che hanno pagato il prezzo del solito vero avviso dietro ogni pass: "Motorsport is dangerous". Il motorsport è pericoloso. Da quei due giorni che portano la stessa data - Il 2 maggio 1985 e il 2 maggio 1986 - nel WRC nulla è stato più lo stesso. La sicurezza è aumentata di anno in anno, sino ad arrivare alle vetture di oggi, potenti ma estremamente solide e capaci di proteggere l'equipaggio anche in incidenti di grosso calibro, come abbiamo potuto vedere a Monte-Carlo proprio quest'anno con il tremendo crash di Ott Tanak e Martin Jarveoja.

2 maggio 1985 – il dramma di Bettega

Attilio Bettega era uno dei piloti del team Squadra Corse Lancia. Nell'84 aveva centrato ottimi piazzamenti, tra cui un eccellente secondo posto al Rally d'Italia - risultato che è poi rimasto il migliore della carriera - ma nel 1985 era atteso da una crescita ulteriore, magari arrivando a cogliere la prima vittoria della carriera nel Mondiale Rally.

Nel 1985 Attilio prese parte al Safari Rally e a quella che fu la sua ultima, tragica gara: il Tour de Corse. Nel corso della quarta prova speciale, la Zerubia-Santa Giulia di 30,60 chilometri, perse il controllo della sua Lancia Rally 037 omologata nel Gruppo B nel corso di una curva destrorsa veloce.

La Lancia 037 di Bettega perse aderenza, finendo per sbattere dal lato del pilota contro il tronco di un albero che si trovava a bordo strada, incuneandosi poi tra due alberi. Dall'impatto il navigatore Maurizio Perissinot uscì illeso, mentre Bettega morì sul colpo.

In segno di lutto Lancia decise di ritirare la vettura ufficiale di Markku Alen, compagno di squadra di Bettega, seguito poi anche dalla Lancia del team Jolly Club dell'equipaggio formato da Miki Biasion e Tiziano Siviero pochi chilometri dopo, per lo shock provato alla notizia della morte del loro compagno e amico. I due, pur avendo proseguito la gara, capirono di non essere più mentalmente pronti per affrontare in quei momenti una gara di quel livello.

"Con Attilio siamo arrivati per primi sul posto dell'incidente perché partivamo appena dietro di lui", ha raccontato Miki Biasion a Motorsport.com. "La macchina era sul fianco e Attilio non si vedeva. Perissinot ci fermò e ci disse: 'Guarda che Attilio si è fatto molto male. Fai fermare la prova e chiama un'ambulanza!'. Ci fermammo al primo posto di controllo e avvisammo dell'incidente di Attilio. Arrivammo alla fine della prova e al controllo ci comunicarono che Attilio aveva perso la vita. Fu un vero shock".

2 maggio 1986 – Il rogo di Toivonen e Cresto

Le corse sono pericolose, si sa. Ma il mix diventa letale quando il destino diventa beffardo. Nemmeno il tempo di metabolizzare il tragico incidente di Bettega che le strade della Corsica presentarono nuovamente il conto, ancora più salato, appena 12 mesi più tardi. Lancia si presenta sull'isola transalpina con la S4 Gruppo B, una nuova arma a 4 ruote motrici per cercare di avere più possibilità di successo anche su sterrato, dove avere più trazione era necessario.

Henri Toivonen e Sergio Cresto iniziarono la stagione 1986 in maniera perfetta, con un successo strepitoso al Rallye Monte-Carlo, dando ulteriore prova della bontà della S4 dopo averla già portata al successo al Rally Gran Bretagna dell'anno precedente, al debutto. "Loro erano quelli che avevano interpretato meglio la Delta S4", ha ammesso candidamente di recente Biasion.

Toivonen e Cresto si portarono subito in testa al Tour de Corse davanti alla Peugeot 205 Turbo 16 di Bruno Saby e Jean-Françoise Fauchille (poi vincitori della corsa), ma alla Speciale 18, la Corte-Taverna di 26,84 chilometri, giunti sulla discesa del Col d'Ominanda, alle ore 14:58 Toivonen perse il controllo della sua Delta S4 in una curva sinistrorsa che chiudeva molto, uno dei tratti più impegnativi, se non il più impegnativo della prova. La vettura affrontò la curva, poi però uscì di strada, capottò e urtò il fusto di un albero.

A quel punto il serbatoio della Delta si ruppe e la benzina entrò in contatto con componenti incandescenti della vettura, che prese immediatamente fuoco. La Delta di Toivonen e Cresto era bloccata contro un albero, a muso in giù, ruote all'aria e distante qualche metro dalla sede stradale. Ed era già completamente avvolta dalle fiamme.

I primi ad arrivare sul luogo dell'incidente furono Biasion e Siviero - i compagni di squadra di Toivonen e Cresto - seguiti da Bruno Saby, il quale aveva fatto marcia indietro una volta vista la colonna di fumo alle loro spalle. Nonostante i tentativi dei due equipaggi per spegnere le fiamme e salvare il finnico e il navigatore di origine italiana, non ci fu nulla da fare. Troppo alte le fiamme e troppo pochi i mezzi per poterle domare in tempo per salvare Henri e Sergio.

Una volta arrivati sul luogo dell'incidente, i soccorritori non poterono fare altro che recuperare i corpi di Toivonen e Cresto, oltre alla carcassa della loro Delta S4 ridotta a un cumulo di tubi di ferro e poco altro.

"Saby non si era accorto dell'incidente, lui partiva dietro Toivonen di 1 minuto. Mentre quando arrivammo noi sul punto dell'incidente, l'auto di Henri e Sergio aveva già iniziato a bruciare", ricorda Biasion a Motorsport.com. "Io e Tiziano ci siamo fermati e con l'estintore abbiamo cercato di fare qualcosa, ma ormai la macchina era un falò".

"Si vedevano Henri e Sergio appesi alle cinture di sicurezza dentro la macchina, ma non si poteva fare nulla. E' stata una situazione terribile perché avere due amici là dentro e non poter fare niente è stata una cosa che ha segnato tantissimo anche la mia carriera di pilota. In quel momento Henri era in testa alla gara. Ma vederli andarsene così, sia Henri che Sergio, è stato traumatico. Ancora oggi il loro ricordo non è cancellato. Sono passati 35 anni ma sembra ieri".

1987, addio Gruppo B

Furono proprio gli incidenti mortali di Bettega, Toivonen e Cresto a cambiare per sempre le vetture regine del Mondiale Rally. A partire dal 1987, infatti, le potenze calarono drasticamente. Vennero praticamente dimezzate con l'introduzione delle vetture Gruppo A (vetture turismo di grande produzione), dunque auto derivate da quelle di serie, ma opportunamente modificate. Nel caso della Lancia, la Delta S4 venne sostituita dalla Delta 4WD vincitrice di 11 rally iridati, autrice di 19 podi complessivi e della tripletta nel Mondiale Piloti 1987 che consegnò il titolo a Juha Kankkunen e Juha Pironen davanti all'equipaggio tutto italiano formato da Miki Biasion e Tiziano Siviero. Terzo posto per Markku Alen e Ikka Kivimaki. Un risultato eccezionale ottenuto con una macchina meno potente della S4, ma che può essere intesa come la capostipite di un WRC più sicuro e non certo meno entusiasmante.

Da quei 12 mesi nefasti, il WRC intraprese la giusta strada che ha portato le vetture odierne a livelli di sicurezza eccellenti, pur avendo mantenuto prestazioni e attrattiva per piloti e pubblico. Tre vite, quelle di Bettega, Toivonen e Cresto, che non sono state abbandonate alla storia. Ma sono rimaste ben vive nei mutamenti, nei miglioramenti di una categoria così appassionante come quella dei rally. Di qualunque livello essi siano.

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