Moya rivela: "Che impressione le sospensioni della Polo nei test su terra!"
Luis Moya e Carlos Sainz furono i principali preparatori della Volkswagen Polo R WRC nel 2012. Il copilota spagnolo ci ha rivelato quale fu l'elemento che più colpì l'equipaggio nei primi test dopo la realizzazione del primo modello.
Foto di: Volkswagen Motorsport
12 mesi per preparare una vettura che avrebbe dovuto competere per vincere due anni più tardi e appena poche settimane per capire di aver preparato una schiacciasassi. Stiamo parlando della Volkswagen Polo R WRC, la 4 ruote motrici che negli ultimi tre anni ha centrato sei titoli mondiali (il massimo possibile) tra quelli piloti e quelli dedicati ai Costruttori.
Il palmarès della Polo è cosa nota, ma lo è meno il periodo di preparazione che ha affrontato nel 2012. La vettura di Wolfsburg fu affidata a un equipaggio entrato nella leggenda del World Rally Championship, quello formato da Carlos Sainz e Luis Moya.
Proprio il copilota spagnolo ha parlato in esclusiva ai nostri microfoni nel corso del fine settimana che h ospitato ad Alghero il Rally Italia Sardegna. Moya ci ha raccontato la prima presa di contatto con la Polo e cosa lo stupì di quella che sarebbe poi diventata una macchina pressoché imbattibile.
"Nel 2012 Carlos ed io iniziammo a sviluppare la Polo R WRC in vista del debutto nel Mondiale, che sarebbe poi avvenuto l'anno seguente. La prima volta che salimmo a bordo della vettura facemmo un test su asfalto, se non ricordo male, ma non mi colpì nulla in particolare".
"Al primo test su sterrato, invece, rimasi folgorato dal comportamento delle sospensioni. Quello fu sicuramente l'aspetto più impressionante della vettura, perché il motore aveva circa 300 cavalli e per me non era una novità. Quando Carlos e io correvamo potevamo disporre di motori più potenti, quindi il motore non poteva essere la cosa più sorprendente della vettura".
"La sospensione fu davvero incredibile. Nella nostra epoca, ogni volta che atterravi dopo un salto, la vettura tendeva a fare altri piccoli salti, facendoci così ritardare l'apertura del gas. La Polo R, invece, atterrava come un aereo di linea. Una volta che metteva le ruote a terra non si staccavano più. Questo grazie al grande lavoro fatti prima in progettazione della macchina e poi nello sviluppo. Ha molto più grip, ma anche in percorrenza di curva queste permettevano il raggiungimento di velocità pazzesche".
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