WEC | Toyota domina a Sebring, Ferrari debutta con un podio
Le Toyota hanno dimostrato di essere ancora il punto di riferimento, monopolizzando le prime due posizioni e rifilando due giri a tutta la concorrenza. Buon esordio per la 499P, che conquista il gradino più basso del podio dopo la pole con la #50, resistendo ad una buona Cadillac. Peccato per la #51, con la gara rovinata da un contatto con un doppiato. Per ora sembrano un po' più indietro le Porsche, mentre è ancora notte fonda per le Peugeot.
La nuova era del FIA WEC si è aperta nel segno della tradizione. L'attesa era tantissima per il ritorno di marchi come Ferrari e Porsche nella classe regina, ma alla fine a fare festa alla 1000 Miglia di Sebring sono stati quelli che hanno dominato gli ultimi anni della scena endurance, ovvero gli uomini della Toyota.
La pole position della Ferrari #50 è stata un fuoco di paglia, perché in gara la musica è cambiata decisamente. Approfittando anche del fatto che le Rosse hanno provato subito a sparigliare le strategie, rientrando ai box dopo pochi minuti in occasione della safety car innescata dal capottamento della Ferrari 488 #83 di Luis Perez Companc (l'unica della gara in mezzo a tante full course yellow), le GR010 Hybrid si sono ritrovate in prima e seconda posizione fin dalle prime fasi.
E a quel punto hanno imposto alla gara un ritmo che era veramente insostenibile per tutti gli altri. Per circa metà gara è stata la #8 a comandare le danze, ma subito dopo la quarta ora nel gioco dei pit stop si è portata davanti la #7 e c'è rimasta fino alla bandiera a scacchi. La vittoria quindi è andata al terzetto composto da Mike Conway, Kamui Kobayashi e José Maria Lopez, che hanno avuto la meglio sui compagni Sebastien Buemi, Brendon Hartley e Ryo Hirawaka.
Per la Ferrari comunque l'esordio è stato positivo, perché alla pole di Antonio Fuoco si è sommato il gradino più basso del podio conquistato dall'equipaggio #50, quello che affiancava al pilota calabrese Miguel Molina e Niklas Nielsen. Ci sono stati anche momenti complicati, come un drive through rimediato per un sorpasso in regime di safety car, una penalità di 5" per un'infrazione al pit stop ed un calo repentino delle gomme quando alla guida c'era Molina. Nel complesso, però, la #50 è la macchina che ha dato la sensazione di avere le carte migliori da giocare alle spalle delle Toyota, anche se il gap di due giri dai giapponesi è abbastanza pesante.
Peccato invece per la #51, quella di Alessandro Pier Guidi, James Calado ed Antonio Giovinazzi, che ha vanificato i suoi sforzi ad un paio d'ore dal termine, quando il primo si è fatto prendere dalla foga nelle fasi di doppiaggio, toccandosi con la Ferrari 488 di Francesco Castellacci. Un contatto che ha dato il via ad una carambola nella quale è rimasta coinvolta anche la Porsche 911 #56. Nell'impatto la 499P si è danneggiata parecchio nel posteriore e questo ha richiesto una sosta di circa 20 minuti che ha fatto precipitare la vettura in classifica, fino a chiudere al 15° posto assoluto.
Tra le note positive invece va citata senza ombra di dubbio la Cadillac, perché la V-Series.R di Earl Bamber, Richard Westbrook ed Alex Lynn ha provato a contendere il podio alla Ferrari #50 fino alla fine delle otto ore di gara, chiudendo solo ad una decina di secondi. La vettura ha dato la sensazione di essere molto dolce sulle gomme e probabilmente avrebbe potuto fare anche il colpaccio se Lynn non fosse incappato in un drive through per un'infrazione durante una full course yellow.
Non si può non parlare di delusione invece per il grande ritorno della Porsche. Per circa metà gara la #6 (Estre-Lotterer-Vanthoor) aveva dato la sensazione di potersi a sua volta inserire nella lotta per il podio, ma poi ha perso ritmo e nel finale ha accusato anche un problema nel corso di un pit stop, cedendo quindi anche la quinta posizione alla vettura gemella di Cameron-Christensen-Makowiecki. Alla fine però il gap non è stato pesante solo nei confronti delle Toyota, ma anche di Ferrari e Cadillac, che hanno preceduto le 963 di ben due giri. Il lavoro da fare sembra ancora tanto quindi.
E' stata addirittura disastrosa la trasferta statunitense della Peugeot: la 9X8 #94 è addirittura rientrata ai box prima che la gara prendesse il via ed anche la #93 ha accusato un problema alla parte ibrida dopo circa. Alla fine entrambe hanno potuto riprendere, ma staccatissime, utilizzando questa gara inaugurale della stagione come se fosse un test. E il fatto che una macchina che ha esordito prima di quelle di Ferrari e Porsche abbia ancora tutti questi problemi di affidabilità è abbastanza preoccupante.
Tra le altre cose, la #93 ha rovinato anche la gara della Vanwall, perché Mikkel Jensen ha tamponato Esteban Guerrieri quando aveva rallentato per una full course yellow, mandandolo in testacoda e danneggiando la parte posteriore della Vandervell 680, che poi ha accusato nuovamente problemi quando nell'abitacolo c'era Jacques Villeneuve. E' durata solamente 62 giri invece la gara della Glickenhaus, fermata da un problema elettrico che i meccanici non sono stati in grado di risolvere, obbligandola ad un ritiro definitivo.
La gara che è stata più in bilico è stata quella della classe LMP2, nella quale alla fine ad imporsi è stato il terzetto della Jota Sport composto da David Beckmann, Yifei Ye e Will Stevens, settimi assoluti alla bandiera a scacchi. L'equipaggio #48 sembrava avere la gara in pugno, ma a 12 minuti dal termine è rientrato ai box per uno splash che sembrava poter rappresentare una grande occasione per la Prema.
Mirko Bortolotti si è quindi ritrovato al comando e ha provato in tutti i modi ad arrivare in fondo, ma a quattro minuti dal termine è stato costretto a rifornire, mandando in fumo i suoi sogni di gloria oltre a quelli dei compagni Daniil Kvyat e Doriane Pin. Tra le altre cose, questo pit in extremis gli è costato anche la piazza d'onore, perché sul secondo gradino del podio alla fine è salita la United Autosports con l'equipaggio #22, quello composto da Filipe Albuquerque, Frederick Lubin e Phil Hanson, che nella parte centrale della corsa aveva anche regalato un duello davvero da leccarsi i baffi con Fabio Scherer.
Questo secondo posto ripaga almeno in parte la United per lo sfortunatissimo episodio capitato all'altra vettura del team. La #23 di Joshua Pierson, Tom Blomqvist ed Oliver Jarvis stava letteralmente dominando la corsa, ma dopo tre ore circa è stata costretta alla resa da un problema elettrico. La beffa è che a generarlo pare sia stata una delle telecamere onboard montate dall'organizzazione.
Passando alla GTE-Am, è stato tutto fin troppo facile per la Corvette #63, che si è imposta con Nicky Catsburg, Nicolas Varrone e Ben Keating. Solamente la Porsche #85 delle Iron Dames sembrava potergli dare realmente filo da torcere, ma nel corso della terza ore le ragazze hanno pagato a carissimo prezzo un errore di Rahel Frey, finita larga in uscita dalla curva 1, distruggendo il paraurti ed il diffusore della sua 911: un danno che è costato una sosta ai box molto lunga.
L'equipaggio della Corvette quindi ha potuto amministrare agevolmente la corsa, presentandosi sotto alla bandiera a scacchi con due giri di margine sulla Porsche #77 della Dempsey Proton (Reid-Pedersen-Andlauer). A completare il podio poi c'è la Ferrari #57 del Kessel Racing (Kimura-Huffaker-Serra). Non è stata una gara fortunata invece per Alessio Rovera, che insieme a Lilou Wadoux ha fatto le spese dell'incidente di Perez Companc, non riuscendo neppure a calarsi nell'abitacolo della sua 488 della AF Corse.
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