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Porsche e Ferrari: le vittorie del gruppo

Alla base dei trionfi iridati delle due Case ci sono state la compattezza e la capacità di tenere duro nei momenti difficili. In Bahrain attenzione centrata su GTE e LMP2 dove l'equilibrio della classifica rende impossibile i pronostici

#2 Porsche Team Porsche 919 Hybrid: Timo Bernhard, Earl Bamber, Brendon Hartley

#2 Porsche Team Porsche 919 Hybrid: Timo Bernhard, Earl Bamber, Brendon Hartley

Porsche AG

#2 Porsche Team Porsche 919 Hybrid: Timo Bernhard, Earl Bamber, Brendon Hartley
#2 Porsche Team Porsche 919 Hybrid: Timo Bernhard, Earl Bamber, Brendon Hartley
#1 Porsche Team Porsche 919 Hybrid: Neel Jani, Andre Lotterer, Nick Tandy
#2 Porsche Team Porsche 919 Hybrid: Timo Bernhard, Earl Bamber, Brendon Hartley
Podio: il secondo classificato Earl Bamber, Porsche Team
Podio: al secondo posto Timo Bernhard, Earl Bamber, Brendon Hartley, Porsche Team
#8 Toyota Gazoo Racing Toyota TS050-Hybrid: Sébastien Buemi, Anthony Davidson, Kazuki Nakajima
Podio: i vincitori della gara Sébastien Buemi, Anthony Davidson, Kazuki Nakajima, Toyota Gazoo Racin
#8 Toyota Gazoo Racing Toyota TS050-Hybrid: Sébastien Buemi, Anthony Davidson, Kazuki Nakajima
#7 Toyota Gazoo Racing Toyota TS050-Hybrid: Mike Conway, Kamui Kobayashi, Jose Maria Lopez
James Calado e Alessandro Pier Guidi, AF Corse festeggiano con il team il titolo mondiale
#51 AF Corse Ferrari 488 GTE: James Calado, Alessandro Pier Guidi
#51 AF Corse Ferrari 488 GTE: James Calado
#51 AF Corse Ferrari 488 GTE: James Calado, Alessandro Pier Guidi
#91 Porsche GT Team Porsche 911 RSR: Richard Lietz, Frédéric Makowiecki
LM GTE polesitters Richard Lietz, Frédéric Makowiecki, Porsche Team
Harry Tincknell, Ford Chip Ganassi Racing
#67 Ford Chip Ganassi Team UK  Ford GT: Andy Priaulx, Harry Tincknell,
#31 Vaillante Rebellion ORECA 07-Gibson: Julien Canal / Nicolas Prost / Bruno Senna

Ci sarà tempo per commentare l'addio di Porsche alla classe regina del WEC e per spargere un inevitabile velo di malinconia su un campionato che volenti o nolenti dalla cosiddetta superstagione 2018-19 non sarà più lo stesso. Accadrà dopo il Bahrain, l'ultima gara di un'epoca, quella dell'ibrido delle grandi Case, che ha dato molto all'endurance, riportandolo laddove dovrebbe essere da sempre, al centro dell'attenzione globale e non solo specialistica. Porsche è da sempre il testimone privilegiato delle corse di durata; quello che ha vinto di più e che, a differenza di altri, ha storicamente scelto il mondo delle ruote coperte per creare la commistione, il filo rosso, tra la serie e le competizioni, entrambi punti di partenza e di arrivo di un percorso tecnologico e produttivo non banale. Colmarne l'assenza sarà difficile e battere gli avversari senza la Porsche in campo avrà un valore minore;  inutile arrampicarsi sugli specchi per negarlo.

Per Weissach l'iride nell'anno più difficile

Il terzo doppio campionato mondiale costruttori e piloti conquistato alla 6 Ore di Shanghai è stato il più sofferto, difficile. La gara cinese si è trasformata ben presto in una cartina al tornasole delle criticità vissute da Porsche nel corso dell'anno. Weissach ha portato in Germania l'iride proprio nel giorno in cui è apparso in netta condizione di inferiorità rispetto alla Toyota. Era già accaduto nelle prime corse stagionali: a Silverstone, a Spa-Francorchamps. Là c'era stato l'alibi della configurazione aerodinamica scarica da sperimentare in vista della 24 Ore di Le Mans. In terra francese gli eventi rocamboleschi della maratona avevano premiato l'organizzazione, la sagacia, il pragmatismo ma qualche dubbio sulla competitività assoluta della 919 Hybrid era rimasto. Perché Toyota, al di là degli errori commessi da piloti e squadra, sembrava possedere qualcosa in più in fatto di prestazioni.

Tutto è cambiato dalla 6 Ore del Nürburgring con l'arrivo del pacchetto aerodinamico ad alto carico che ha riportato le Porsche davanti in una magnifica cavalcata che ha consentito alla 919 di raggiungere l'apice delle prestazioni in Messico, a confermarsi negli Usa e poi tornare a soffrire in Giappone-dove il dato tecnico va preso con le molle a causa delle assurde condizioni con le quali si è gareggiato- e appunto a Shanghai.

Diventare campioni in un anno così ha quindi un valore doppio. Perché a questo, come ha saggiamente suggerito Andreas Seidl, va aggiunto l'inevitabile scoramento per la decisione presa dal consiglio di amministrazione del gruppo in luglio di ritirarsi a fine 2017 proprio nel momento in cui lo staff tecnico era alle prese con la progettazione degli ultimi dettagli di una nuova vettura che mai vedremo sulle piste.  Non era facile mantenere la barra dritta in un mare diviso tra la ricerca della vittoria e la preoccupazione anche per il futuro individuale delle persone coinvolte nel progetto, piloti e ingegneri compresi. Porsche ci è riuscita, segno di una forza morale e di una compattezza del gruppo non comune, dove l'appartenenza al marchio è più importante dell'interesse individuale.

Toyota ha indovinato la nuova aerodinamica

Per ironia della sorte Toyota ha vinto e perso nel giorno in cui ha mostrato il massimo grado di competitività. Ha dominato nell'arco di tutto il week end, ha avuto addirittura l'occasione di annullare il match point Porsche nella classifica costruttori, sprecandolo malamente come spesso accade sul filo di lana, quando l'impresa era alla portata. Dato che la matematica non è un'opinione sarebbe stato molto difficile-se non impossibile- per i giapponesi recuperare in toto e superare Porsche in Bahrain andando a vincere il titolo costruttori in extremis. Però una fessura di speranza si era aperta. Dalla sua Toyota in Cina ha ricevuto un vantaggio nella nuova configurazione aerodinamica portata a sorpresa in vista della superstagione 2018-19. Molte cose sono cambiate sulla TS050, soprattutto all'avantreno. A Shanghai il pacchetto ha funzionato a meraviglia. Il secco 1-2 determinato dal risultato della pista fino a 37'dalla conclusione della corsa non ammetteva repliche né giustificazioni. L'errore di Lopez, veloce ma per il momento incline a troppe sbavature e nel complesso deludente alla prima stagione WEC, ha compromesso il sogno di giungere in Bahrain con l'ambizione dell'impresa impossibile.

Sembra uguale ma è una 488 diversa dal passato

Un discorso parallelo alla Porsche va applicato alla Ferrari. La Casa del Cavallino ha vinto il mondiale costruttori GT in una giornata di sofferenza ma dopo una stagione entusiasmante in cui la 488 ha finalmente potuto gareggiare con un Bop meno penalizzante del 2016. Merito  dello staff di Ferrari, AF Corse e Michelotto capace di ribaltare molte delle convinzione tecniche e gestionali alla base del difficile campionato dell'anno passato. Anche se dall'esterno non si notano la Ferrari di oggi ha mille particolari affinati, è una vettura bilanciata che soffre meno, che ha trovato la costanza nelle prestazioni e nell'uso delle gomme e che nella tattica di corsa, come avvenuto anche in Cina, ha un punto di forza innegabile.

Ora non resta che un ultimo sforzo per portare a casa il titolo mondiale piloti GTE. La situazione non è semplice perchè Alessandro Pier Guidi e James Calado hanno soltanto 2 punti di vantaggio su Lietz-Makowiecki e 7,5 su Priaulx-Tincknell. Una timida speranza aritmetica l'hanno anche Davide Rigon, a quota 113,5, così come Sam Bird, 113, ma dovrebbero verificarsi tanti incastri negativi per gli avversari da far apparire la possibilità una semplice chimera.

Il problema è che Porsche e Ford-senza contare l'altalenante Aston Martin- sono vicinissime e c'è un dato statistico che spaventa: Richard Lietz e Freddy Makowiecki, diretti rivali in classifica, non hanno ancora vinto una corsa a differenza di tutti gli altri. L'avrebbero meritata in Cina ma la manovra di Lopez su Lietz ha fatto naufragare le speranze dei due piloti della sempre più competitiva RSR. In Bahrain conterà il gioco di squadra oltre che la prestazione individuale e la partita resta apertissima.

Bruno Senna è il pilota top della LMP2

Stessa cosa in LMP2 dove l'incredibile Bruno Senna-davvero un altro pilota rispetto al passato-si è caricato sulle spalle il team Rebellion Vaillante salendo assieme a Julien Canal al comando del Trofeo mondiale con quattro punti su Oliver Jarvis-Ho Pin Tung e Thomas Laurent. In Cina da parte del trio del DC Racing c'è stato un timido risveglio. Jarvis ha compiuto stint eccellenti riportando in alto la vettura. Ma il giovane francese ha sentito la pressione nel suo turno iniziale e il cino-olandese è stato precipitoso con Nico Muller-lo svizzero però è stato penalizzato- e poi sfortunato.  In Bahrain sarà battaglia molto dura perché questa classe continua a proporre come la GTE gare di 6 Ore più divertenti e equilibrate di qualsiasi corsa sprint, dove anche i gentleman, vedasi l'incredibile Heinemeier-Hansson tenere dietro per due ore Müller, sono in grado di dire la loro senza fare troppi calcoli.

Infine dieci punti separano Mattia Cairoli-Christian Ried-Marvin Dienst da Pedro Lamy-Paul Dalla Lana-Mathias Lauda in GTE AM. Per assicurarsi il Trofeo della sottoclasse GT servirà una prestazione monstre e contemporanee defaillance dell'Aston Martin. Ancora una volta saranno i piloti gentleman a fare la differenza.

 

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