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In LMP2 le sorprese giungono dalla Michelin

Non è passata inosservata la splendida corsa sul bagnato della Morgan del team Pegasus, unica a montare le gomme francesi

#29 Pegasus Racing Morgan-Nissan: David Cheng, Ho-Pin Tung, Alex Brundle

#29 Pegasus Racing Morgan-Nissan: David Cheng, Ho-Pin Tung, Alex Brundle

XPB Images

#28 G-Drive Racing Ligier JS P2: Ricardo Gonzalez, Luis Felipe Derani, Gustavo Yacaman
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#47 KCMG ORECA 05: Matthew Howson, Richard Bradley, Nicolas Lapierre
#47 KCMG ORECA 05: Matthew Howson, Richard Bradley, Nick Tandy
#36 Signatech Alpine A450b: Paul-Loup Chatin, Nelson Panciatici, Tom Dillmann
#47 KCMG ORECA 05: Matthew Howson, Richard Bradley, Nick Tandy
#36 Signatech Alpine A450b: Paul-Loup Chatin, Nelson Panciatici, Tom Dillmann
#36 Signatech Alpine A450b: Paul-Loup Chatin, Nelson Panciatici, Tom Dillmann
#29 Pegasus Racing Morgan-Nissan: David Cheng, Ho-Pin Tung, Alex Brundle e #43 Team Sard Morand Morg
#29 Pegasus Racing Morgan-Nissan: David Cheng, Ho-Pin Tung, Alex Brundle
#29 Pegasus Racing Morgan-Nissan: David Cheng, Ho-Pin Tung, Alex Brundle
#91 Porsche Team Manthey Porsche 911 RSR: Richard Lietz, Michael Christensen

Alla 6 Ore di Shanghai una disattenzione di Gonzalez proprio negli ultimi istanti di corsa ha impedito al secondo equipaggio dell'Oak Racing-G Drive di tenere vive le loro speranze di vincere il campionato, consegnando nello stesso tempo alla KCMG Oreca di Tandy-Howson-Bradley, la possibilità di tentare il colpaccio nell'ultima corsa in Bahrain.

Alla fine il secondo posto ottenuto dalle "prime" guide dell'Oak Racing Sam Bird, Julien Canal e Roman Rusinov rafforza la loro leadership nella serie, portando il vantaggio su Howson e Bradley -Tandy è fuori gioco in quanto non ha disputato tutte le corse- a 16 punti. Non sono molti, perché in LMP2 troppo spesso e volentieri gli equipaggi commettono errori. Capita anche ai "grandi" della categoria come Nick Tandy che di fatto ha sprecato la grande occasione al primo via cinese finendo in testacoda e fuori pista nello stesso momento in cui la Porsche di Marc Lieb veniva pizzicata dall'Audi di André Lotterer all'ingresso della curva numero 7. La conseguente esposizione della bandiera gialla e la neutralizzazione di fatto della corsa hanno consentito al britannico di rientrare ai box e di riprendere, sebbene staccatissimo, la via della pista, dove ha dato vita, grazie anche a una bella prestazione persona di Bradley, a una rimonta fortunata. Senza l'errore di Gonzalez che ha vanificato per l'Oak Racing una doppia posizione di podio e le proprie speranze di titolo piloti LMP2, i tre dell'Oreca ora sarebbero tagliati da qualsiasi discorso relativo al mondiale.

Piuttosto c'è da rimarcare la bella affermazione del team Signatech che ha ha consentito all'Alpine di conquistare la prima affermazione dell'anno. La vettura, soprattutto nelle ultime corse, è sempre andata molto forte ma in Cina si è compreso fin dalle prove libere che sarebbe stata un osso duro da battere per tutti quanti. Il trio proposto dalla squadra francese, poi, è stato di ottimo livello: Paul Loup Chatin, dopo le vittoriose esperienze in Carrera Cup France, tra i tre è stato quello che ha guidato di più a Shanghai prendendosi parecchi rischi sulla scelta delle gomme da montare. Alla fine ha svolto i propri stint centrali con le gomme wet intermedie della Dunlop, rinunciando alla tentazione delle wet integrali, che apparivano più veloci. Gli altri due, Nelson Panciatici -ormai una certezza della categoria e non solo- e il debuttante, nel WEC, Tom Dillman lo hanno accompagnato nell'impresa. Così, a dimostrazione di quanto sia vivace la classe, la LMP2 ha proposto in sette corse tre team diversi sul podio più alto.

Sul fronte tecnico la autentica sorpresa della 6 Ore di Shanghai è arrivata dalle gomme Michelin montate sulla Morgan del team Pegasus di Alex Brundle e dei cinesi Chen e Tung. In difficoltà sull'asciutto, ma questo si sapeva, le coperture francesi hanno permesso a Brundle l'exploit della spettacolare rimonta che lo ha portato al comando nelle fasi più concitate della corsa. Le Michelin, a differenza delle Dunlop, si comportavano benissimo proprio nelle condizioni peggiori, quelle che vedono alternarsi il bagnato pieno con l'umido e lo scivoloso. È un segnale molto forte che viene indirizzato dalla Michelin alla Dunlop, di fatto il fornitore per il momento unico delle squadre che prendono parte al WEC. Proprio le condizioni miste hanno mandato in tilt tutte le LMP2. Non è un caso che a un certo punto della corsa la Porsche 991 di Richard Lietz e di Michael Christensen, poi vincitori della GTEPRO, si trovasse in piena lotta con i prototipi a veleggiare tra il nono, il decimo e l'undicesimo posto assoluto, dietro soltanto alla Morgan e alla Ligier più competitiva e comunque nello stesso giro, tanto che allo scadere della terza ora la Porsche per il gioco delle soste era davanti a tutte quante.

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