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Silverstone, 6° Ora: tutto facile per la Toyota. Ferrari da applausi in GTE PRO

Vincono Buemi-Alonso-Nakajima davanti ai compagni di squadra una gara senza storia. Ad entusiasmare sono Pier Guidi-Calado che portano la 488 alla prima meritata affermazione dell'anno battendo la Porsche di Bruni-Lietz

#8 Toyota Gazoo Racing Toyota TS050: Sébastien Buemi, Kazuki Nakajima, Fernando Alonso

Foto di: Paul Foster

Le Toyota hanno vinto la 6 Ore di Silverstone: una gara senza alcuna storia per quanto riguarda la classifica assoluta delle LMP1. Abissale la differenza tra le due vetture ibride e le poche endotermiche iscritte alla serie iridata. Né Rebellion, terza e quarta, né la superstite BR1 del team SMP, quinta, hanno potuto qualcosa. Nemmeno nelle fasi iniziali della corsa. È innegabile che per rivitalizzare il campionato qualcosa dovrà essere fatto, perché nonostante un EoT modificato il vantaggio delle due Toyota è enorme su ogni tipologia di pista.

Hanno vinto Buemi-Nakajima-Alonso davanti a Conway-Kobayashi-Lopez che per lungo tempo sono stati al comando della corsa ma che si sono arresi alla probabile ragion di stato che da quest’anno anima il team, scevro da tensioni causate da rivali che di fatto non ci sono. Ciò che invece ha entusiasmato nella 6 Ore britannica è stata la bellissima lotta in GTE PRO , categoria che a livello di interesse supera di gran lunga quello che si può porre nei confronti dei prototipi. In Inghilterra è giunta la prima affermazione della Ferrari 488 da parte dei campioni del mondo James Calado-Alessandro Pier Guidi. Un primo posto inatteso alla vigilia ma costruito con quella saggezza anche tattica che fa parte degli uomini dell’AF Corse e dei due piloti. Avere sacrificato le qualifiche e le prime ore di corsa ha consentito al duo angloitaliano di risalire nel momento opportuno e di sfruttare in modo molto intelligente il regime di full course yellow apparso alla terza ora. Da allora in poi la Ferrari ha marciato con una regolarità impressionante ed entrambi i piloti-Calado è apparso in forma smagliante- hanno rintuzzato gli attacchi delle due Porsche RSR, la prima delle quali, quella di Bruni-Lietz, aveva una strategia fotocopia. Hanno deluso, anche per eventi sfortunati, le due Ford con Tincknell grande attore di un finale di corsa spettacolare e meritatamente al terzo posto dopo averne passate di tutte mentre le Aston Martin, pur migliorate dall’aumento di potenza offerto loro dal nuovo BoP, hanno pagato come aveva previsto Alex Lynn all’inizio della corsa un set up di vettura ancora da migliorare. Peccato infine per la seconda Ferrari protagonista delle prime fasi con Sam Bird, coinvolta in un incidente mentre stava per essere doppiata dalla BR1 di Orudhzev che ne ha compromesso una classifica importante. Bella anche la corsa delle LMP2 dominata dall’inizio alla fine dalle Oreca del DC Racing così come quella relativa alle GTE AM dove la Porsche RSR di Campbell-Ried-Andlauer ha battuto l’Aston Martin di Adam-Yoluc-Eastwood.

 

 

Le ultime due ore si aprono con una full course yellow determinata dalla rottura della sospensione alla BMW M6 di Antonio Felix Da Costa. Vanno ai box tutti i protagonisti della corsa con Kobayashi che mantiene il comando su Buemi, sulla cui TS050 viene sostituito il cofano anteriore per ovviare ai cronici problemi di sottosterzo. Alla ripartenza avviene subito uno scambio di posizione al comando delle GTE AM con l’Aston Martin di Jonny Adam che supera la Porsche RSR di Lindsey mentre la Ferrari di Pier Guidi, che ha ricevuto il volante da Calado, va in testa alla GTE PRO davanti alla RSR di Estre-Christensen, a quella di Bruni-Lietz e alla Ford GT di Priaulx-Tincknell. Priaulx sta cercando la rimonta e piazza per il momento il giro più veloce di categoria in 1’57”973. Fuori dalle posizioni calde è la seconda Aston Martin di Thiim-Sorensen che ha perso 19’ai box per la riparazione del cambio con relativa sostituzione dell’attuatore.

In LMP1 dietro alla due Toyota ci sono le Rebellion con Thomas Laurent che dopo una bella lotta si prende il quarto posto nei confronti della BR1 di Sarrazin. Terzi sono Lotterer-Jani. In LMP2 a scandire la musica sono le due Oreca del DC Racing, con l’Alpine di Lapierre risalita al terzo posto ma destinata a perdere oltre 2’ ai box nelle operazioni di rifornimento e cambio gomme.

Allo scadere della quinta ora Buemi si ferma e monta quattro gomme nuove. A un’ora e un minuto dalla conclusione è il turno della Toyota di Kobayashi su cui viene cambiato il cofano posteriore, operazione già fatta in precedenza sulle due Rebellion.

In GTE PRO Pier Guidi è davanti alle due Porsche che si sono scambiate le posizioni con Bruni che ha superato Christensen, per la quinta volta ai box, e cerca di rimontare la Ferrari del campione del mondo, da cui accusa un distacco di 7”8. A ventisette minuti dalla fine si ferma la Ford di Priaulx-Tincknell per l’ultimo rifornimento mentre Kobayashi che non ha cambiato le gomme fa sfilare Buemi che va quindi a prendersi il primo posto in classifica assoluta.

Ma il vero leit motiv è rappresentato dal duello tra Ferrari e Porsche. Bruni effettua l’ultima sosta a 41’ dalla conclusione. L’italiano invece prosegue fino al 39’ dalla fine. Riparte al comando mettendo una grossa ipoteca sulla prima affermazione ferrarista dell’anno. Il vantaggio su Bruni è infatti di 14”8 che il romano deve recuperare nei giri che lo separano dalla bandiera a scacchi. Terza è sempre la seconda RSR di Estre-Christensen davanti alla Vantage di Martin-Lynn e alla Ford di Priaulx-Tincknell.

Gli ultimi minuti vivono soprattutto del duello tra le Oreca del DC Racing di Pin Tung e Jaafar per la supremazia in LMP2 e dalla disperata rimonta di Tincknell nei confronti della Porsche di Christensen per il terzo posto in GTE PRO mentre in GTE AM Campbell, che ha una sosta in meno dei rivali, è al comando sull’Aston Martin di Adam.

Il vero spettacolo finale è dato da Tincknell che alla Stowe passa all’esterno la Porsche di Christensen, il quale lo costringe all’esterno e dopo cerca di reinfilarlo nella curva che immette nel rettifilo con una manovra non troppo ortodossa. Niente da fare: il danese si arrende e il britannico, molto sfortunato, si prende una strameritata terza posizione.

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