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Intervista

Kubica esclusivo: "Ora sarei in grado di guidare una Formula 1!"

Il campione polacco parla con Motorsport.com a sei anni dal terribile incidente che lo ha condizionatoo: Kubica si mette in gioco disputando il WEC con la LMP1 del team Kolles: "Se riuscirò a fare bene potrò puntare a guidare anche altri Prototipi".

Robert Kubica, Renault F1 Team

Foto di: XPB Images

Robert Kubica, ByKolles Racing
Robert Kubica, ByKolles Racing CLM P1/04 - AER
Robert Kubica, ByKolles Racing
Robert Kubica, ByKolles Racing CLM P1/04 - AER
Robert Kubica, ByKolles Racing
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Robert Kubica e Maciek Szczepaniak su Ford Fiesta WRC
Robert Kubica, Renault F1 Team

Sei anni fa, in queste ore, Robert Kubica lottava per sopravvivere nell’ospedale di Pietra Ligure. E’ trascorso molto tempo dal terribile incidente di cui fu vittima il pilota polacco nel rally di Andora del 2011, un lungo periodo in cui Kubica ha soprattutto cercato delle risposte.

Quando le condizioni fisiche gli hanno permesso di tornare a indossare casco e tuta, Robert si è immerso nel mondo dei rally, cimentandosi per tre anni sul palcoscenico del Wrc tra alterne fortune. Poi, ecco il richiamo della pista.

Un ritorno in punta di piedi, con apparizioni spot in contesti differenti ed apparentemente senza un filo logico. Ma in realtà sono state esperienze mirate, e con l’unico obiettivo di capire fin dove avrebbe potuto spingersi.

La scorsa settimana è arrivato, un po’ a sorpresa, l’annuncio dell’accordo con il team Kolles che porterà il polacco nel WEC alla guida di una vettura LMP1. Una scelta che sa di sfida, arrivata dopo trattative su altri fronti che non si sono concretizzare come Kubica avrebbe voluto. Una scelta da valutare nel lungo periodo, ma arrivata soprattutto grazie alla voglia irrefrenabile di rimettersi in gioco.

Vista dall’esterno la sfida di sposare il team Kolles sembra essere molto impegnativa...
“Se guardiamo i risultati del 2016 è vero, visto che sia la performance che l’affidabilità non sono state delle migliori, ma nel 2017 la squadra porterà in pista una vettura nuova, con un power train Nismo, una base tecnica che può far sperare in un passo avanti importante".

"Sappiamo che non saremo in grado di confrontarci con le squadre ufficiali, ma dal mio punto di vista questo programma è una chance importante per iniziare a conoscere un contesto molto particolare come quello delle gare Endurance. Poi si vedrà...”.

Nello scorso mese di novembre hai provato la vettura di Kolles in Bahrain. Quanto è stato importante quel test nella decisione che hai preso per il 2017?
“So che se riuscirò a completare al meglio degli stint lunghi con la LMP1 di Kolles sarò pronto per guidare anche altre macchine della categoria. Dico questo perché è una vettura che ha poco grip, quindi è difficile da gestire. Quando sono sceso in pista in Bahrain dopo i primi due stint mi sono detto che i piloti del team avevano fatto un buon lavoro nel corso della stagione, perché è una vettura che ti spreme, fisicamente e mentalmente".

"Le curve durano il doppio di quello che sei portato a pensare, inizi a lottare quando entri, e la curva sembra non finire mai. Non è facile, ma proprio per questo è un buon allenamento. Poi prima di quel test non sapevo come avrei reagito fisicamente al volante di una vettura con la guida a destra, ma è andata bene. Con qualche piccola modifica riesco a fare tutto al meglio”.

Per chi ha dei trascorsi in monoposto, uno degli aspetti più atipici al momento del passaggio nel mondo Endurance è quello di dividere la vettura con altri piloti. Come affronterai questa novità?
“E’ in effetti una cosa nuova, ma credo che alla fine tutto dipenda dai compagni che hai. Anche sotto questo aspetto, per chi come me non ha esperienza nel contesto, credo sia meglio iniziare da una squadra che non ha ambizioni da primato. Detto questo, abbiamo le nostre sfide personali, magari difficili da cogliere dall’esterno. Per quanto mi riguarda, voglio concludere i weekend di gara con la convinzione di essere riuscito a tirare fuori il massimo dalla machina, nell’interesse del team e dei compagni”.

Nel 2016 sei tornato in pista in contesti molto differenti...
“E' vero. Non nascondo che il 2016 sia stato per me un anno quasi sabbatico. Ho disputato delle gare soprattutto mirate ad avere risposte sulle mie condizioni fisiche. Ho iniziato la stagione disputando la 12 ore del Mugello con la Mercedes SLS GT. Una macchinone confortevole, che mi ha permesso di ricavare dei feedback importanti. Ho visto dove dovevo migliorare, e piano piano ho pianificato altre apparizioni come a Spa, con la Renault RS01. Poi ho guidato a Vallelunga, sempre con la stessa vettura, per mettermi alla prova su stint lunghi, ed infine nella 24 ore di Dubai dove ho avuto altre conferme che cercavo. Ho corso in squadre di amici, senza pressioni, perché alla fine il mio obiettivo era quello di capire come reagiva il mio fisico alle varie condizioni”.

Hai avuto le risposte che cercavi?
“Ero e sono un “racer”, che in passato era abituato a lavorare con grandi professionisti. Oggi sto iniziando un nuovo percorso, e devo essere in grado di adattarmi a contesti differenti. Negli ultimi anni ho ricevuto molte offerte per essere al via di gare, ma ho sempre dovuto mettere la condizione di disputare almeno un test prima del weekend di gara. Devo conoscere il mio fisico, e non potevo dire sì senza avere le certezze di poter far bene. Voglio sapere se incontrerò delle difficoltà, e capire come poter affrontare eventuali problemi. Ora mi sento pronto”.

Negli ultimi anni non hai mai desiderato tornare al volante di una monoposto?
“Tre anni fa mi hanno offerto di provare una Formula 1, ma in quel momento non avevo la certezza di poter far bene. E’ vero che certi treni possono non passare più, ma ho sempre voluto essere sicuro di quello che mi accingevo a fare, e se non ho certezze è meglio lasciar perdere. La mia situazione fisica non è comune, poche persone hanno vissuto vicende simili, ed ognuno reagisce in modo differente, siano in un contesto in cui le reazioni sono molto personali”.

Oggi accetteresti l’invito a risalire su una Formula 1?
"Si, oggi risponderei diversamene, proverei una Formula 1. E’ passato del tempo, ho avuto modo di mettermi alla prova, e credo che potrei farlo bene. Riproverei soprattutto per rivivere il brivido che una monoposto di Formula 1 trasmette. Ho provato molti simulatori, e sono convinto che sull’80% delle piste del Mondiale potrei guidare, però non su tutte. C’è anche da sottolineare che provare una monoposto di Formula 1 in un test è una cosa, mentre in un weekend di gara è tutt’altra".

"Nelle mie ultime tre stagioni di Formula 1 ero arrivato ad un livello di performance notevole, un livello che mi manca un po’. Nel 2010 con Renault credo di non aver sbagliato nulla, e per arrivare a quel livello di resa bisogna lavorare tanti anni. Nei rally mi è mancato proprio questo aspetto, ovvero il tempo per prepararmi al meglio, tutto è stato fatto troppo in fretta”.

Avrai sicuramente verificato anche le piste del calendario WEC. Ci sono tracciati che per te saranno più impegnativi di altri?
“Credo di potermela cavare bene. Dopo il test in Bahrain ho verificato l’angolo di sterzo, e non dovrebbero esserci problemi. Oggi sono certo di essere a posto al 90%, e il 10% restante credo che sia un margine colmabile”.

Tornando ai Rally, è ormai un capitolo chiuso?
“Non del tutto, ma il mio approccio è un po’ cambiato. Ora do priorità alla pista, ma non escudo di poter tornare al volante in qualche rally. Dipenderà dalle opportunità, ma se ci saranno le condizioni perché no… ma se parteciperò, sarà esclusivamente per piacere personale”.

C’è più politica in F.1 o nei rally?
“Domanda difficile. Diciamo che ho trovato molto meno politica in F.1 rispetto a quello che la gente immagina. E allo stesso tempo, un mondo dei Rally un po’ diverso da quello si è portati a credere…”.

 

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