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Intervista

Kobayashi furioso: “Vincitore di Austin deciso a tavolino”

Kamui Kobayashi, pilota della Toyota TS050 Hybrid, è letteralmente furioso per il sistema di handicap che ha colpito la sua LMP1 #7 in occasione della 6h di Austin, dove a trionfare è stata la Rebellion

#7 Toyota Gazoo Racing Toyota TS050: Mike Conway, Jose Maria Lopez, Kamui Kobayashi

#7 Toyota Gazoo Racing Toyota TS050: Mike Conway, Jose Maria Lopez, Kamui Kobayashi

JEP / Motorsport Images

Una premessa è obbligatoria: il Balance of Performance / Equivalence of Technology, per i non avvezzi alle corse di Endurance, è quel sistema regolamentare per cui attraverso un calcolo matematico dato dalla performance espressa e dai risultati ottenuti in precedenza, si arriva a modificare in maniera artificiosa le prestazioni di una vettura. Le modifiche possono essere di vario tipo: dall'aumento del peso al quantitativo massimo di carburante imbarcabile, fino alla flangiatura del turbo.

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È ovvio che si tratta di un metodo per creare gare più avvincenti, senza che vi sia la presenza dell'auto in grado di “ammazzare” il campionato, ma va altresì detto che in determinate circostanze ne abbiamo vista una sua applicazione che ci ha consegnato un vincitore prestabilito ancor prima delle prove libere.

Un esempio in questa direzione è quanto avvenuto nel corso dell'ultima tappa della 6 Ore di Austin, appuntamento valido per il Campionato del Mondo Endurance. Il BoP sulla carta prevedeva un distacco di circa 5 decimi al giro per la Toyota #7 di Kobayashi – Conway – Lopez nei confronti della Rebellion R-13 #1, ma alla prova dei fatti abbiamo assistito a tutt'altra corsa.

Kobayashi, che con i suoi compagni di team guida saldamente il campionato, ha chiuso al terzo posto con due giri di ritardo dalla LMP1 vincitrice di giornata. Risultato che, per il giapponese, grida vendetta.

“Ci dicono che si tratta di un handicap, ma di fatto il regolamento ha deciso chi dovesse vincere prima della partenza”, commenta Kobayashi ai microfoni di Motorsport.com.

“È la corsa peggiore che io abbia mai fatto. Questo Balance of Performance fa scappare la gente dalle corse. Si suppone che queste siano corse dove la tecnologia sia ai massimi livelli, ma chiunque abbia visto la nostra auto in pista, ha pensato che fosse la più lenta. Dobbiamo chiederci cosa interessa alla gente per questo campionato. Trovo l'idea del EoT davvero stupida”.

“La Rebellion ha vinto la corsa, ma nemmeno loro mi sono sembrati molto felici. Chi lo è, alla fine? Nessuno. Tutti sono tornati a casa frustrati”, continua Kobayashi.

Kamui, che ha partecipato con successo all'ultima 24 Ore di Daytona, ha espresso parole di elogio per le regole di Balance of Performance dell'IMSA, paragonandole a quelle del WEC.

“Devo dire che l'IMSA ha fatto davvero un bel lavoro. Quando ero a Daytona, mi sono divertito parecchio. La corsa è stata tosta, con tutti i piloti pronti a giocarsela. Nel WEC la situazione è differente: il divario che divide noi dalla Rrebellion è enorme, dettato alla diversa natura delle auto. Certo, c'è chi si mette al tavolo a calcolare come si possano uniformare le performance, ma ogni volta che scattano le prime prove libere, bisogna limare qualche dettaglio”.

“Siamo qui per far divertire le persone, sia che siano spettatori in circuito che dal divano di casa. Sono sicuro che, chiunque stesse guardando la corsa in TV, abbia spento o cambiato canale dopo un'ora e mezza. Stiamo facendo il contrario di quello che serve per creare un prodotto di successo”, conclude Kobayashi.

Gli fabo eco le parole di Mike Conway, suo compagno di team sulla vettura #7. “Quando da regolamento abbiamo un paio di decimi di distacco a giro, ce la possiamo giocare, ma qui non c'era la minima possibilità”.

“Lo svantaggio imposto era di circa 9 decimi sul giro pulito, e nel traffico cresceva esponenzialmente. Adesso andremo a Sebring, dove ho la sensazione che la situazione sarà simile a quella di Austin. Per avere possibilità di giocarcela nelle ultime gare, dovremmo augurarci una vittoria della Toyota #8...”, conclude Conway.

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