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Austin, 6° Ora: per Porsche una vittoria che sa di titolo iridato

Hartley-Bernhard-Webber vincono una corsa che proietta la Casa di Weissach vicino al secondo campionato del mondo di seguito. Secondi Di Grassi-Jarvis-Duval, portacolori di un'Audi molto sfortunata. Bene la Toyota, ancora terza

#1 Porsche Team Porsche 919 Hybrid: Timo Bernhard, Mark Webber, Brendon Hartley

#1 Porsche Team Porsche 919 Hybrid: Timo Bernhard, Mark Webber, Brendon Hartley

Vision Sport Agency

Partenza: #7 Audi Sport Team Joest Audi R18: Marcel Fässler, Andre Lotterer, Benoit Tréluyer al comando
#1 Porsche Team Porsche 919 Hybrid: Timo Bernhard, Mark Webber, Brendon Hartley
#2 Porsche Team Porsche 919 Hybrid: Romain Dumas, Neel Jani, Marc Lieb
#7 Audi Sport Team Joest Audi R18: Marcel Fässler, Andre Lotterer, Benoit Tréluyer, #8 Audi Sport Te
#7 Audi Sport Team Joest Audi R18: Marcel Fässler, Andre Lotterer, Benoit Tréluyer, #8 Audi Sport Te
#6 Toyota Racing Toyota TS050 Hybrid: Stéphane Sarrazin, Mike Conway, Kamui Kobayashi
#36 Signatech Alpine A460: Gustavo Menezes, Nicolas Lapierre, Stéphane Richelmi

Forse è stata fortuna ma la Porsche ha riportato un'altra vittoria, la quinta su sei corse del campionato, con Hartley-Bernhard-Webber, alla terza affermazione di seguito, nella giornata più difficile della stagione. Dopo due ore di corsa il trio campione del mondo 2015 aveva un distacco di oltre 30" nei confronti delle due Audi R18 che sembravano poter condurre a proprio piacimento una corsa segnata. Invece è accaduto quello che accomuna questa 6 Ore texana alla 24 Ore di Le Mans del 2016: a vincere non sono stati gli equipaggi e le vetture più veloci bensì chi ha saputo soffrire nei momenti iniziali, chi sui propri limiti ha costruito una tattica di corsa che prevedeva la rimonta nelle ultime tre ore. La chiave di volta della gara texana si è avuta con il perfetto sfruttamento un'altra volta ancora da parte della Porsche dei regimi di full course yellow. Se a questo aggiungiamo i guai che hanno colpito l'Audi R18 seconda classificata, fermatasi all'improvviso in pista per un guasto elettrico e poi ripartita dopo aver perduto una trentina di secondi, e quella di Faessler-Lotterer-Treluyer, coinvolta in un incidente decisivo con la Ford del doppiato Pla, la spiegazione del risultato statunitense diventa chiara.

L'Audi a Austin è stata migliore nelle prestazioni ma ancora una volta ha pagato piccole imprecisioni, opinabili decisioni dei box-perché far rientrare  la numero 8 quando si doveva imitare la tattica di corsa della Porsche di Hartley?- e anche, va ammesso, il caso che nelle gare di durata conta. Con questa affermazione la Casa di Weissach è a un passo dal secondo titolo mondiale di seguito.

In LMP2 e GTE PRO dominio di Alpine e Aston Martin

La gara nelle altre classi non ha invece mai avuto storia: l'Alpine di Lapierre-Menezes-Richelmi ha dominato tra le LMP2, e anche la loro vittoria pone una seria ipoteca sul titolo, mentre l'Aston Martin ha ripetuto la vittoria messicana portando questa volta Thiim e Sorensen sul gradino più alto del podio con grande facilità davanti alle Ferrari di Calado-Bruni e Rigon-Bird in una classe dove forse ci sarebbe da rivedere un BoP che penalizza in modo eccessivo le rivali delle vetture britanniche, vincitrici anche tra le GTEAM con Lamy-Lauda-DallaLana.

Di Grassi non riesce nell'impresa

 L'ultima ora si apre con l'ennesima tornata di pit stop. È il momento decisivo perché Lucas Di Grassi ha ancora la (remota) speranza di colmare il gap che la sua Audi R18 ha nei confronti della Porsche 919 Hybrid del trio campione del mondo composto da Bernhard, ora alla guida, Hartley e Webber. Sono 15" i secondi che il brasiliano deve recuperare sul tedesco ma ben presto si comprende che l'impresa è difficile. Porsche e Audi, infatti, procedono sullo stesso passo e salvo una sosta improvvisa, chi comanda si è fermato 7 volte contro le 8 degli inseguitori, non si vede come Lucas possa concretizzare le speranze di Ingolstadt. Anche perché alle spalle della R18, la Toyota di Sarrazin mantiene un ritmo notevole e non è troppo distante, appena 5", per potere a sua volta puntare alla piazza d'onore.

A 20' dalla fine un fumo nero preannuncia l'ingresso ai box dell'Oreca del team Manor di Matthew Rao per la rottura della sospensione posteriore: il britannico, assieme a Mehri e Bradley era in lotta per il podio più basso della LMP2 che continua a essere dominata dall'Alpine di Lapierre-Menezes-Richelmi davanti alla Ligier di Albuquerque-Senna-Gonzalez e alla Oreca di Rast-Rusinov-Brundle, autori di una bella corsa dopo essere scattati dall'ultima posizione di classe sulla griglia.

Quando mancano 12' si ferma ai box la 919 di Dumas-Jani-Lieb per uno splash che consente al trio di mantenere la quarta piazza dopo un'altra corsa incolore. La gara quindi finisce con posizioni ormai acquisite e senza colpi di scena.

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