Ecco la Roborace spiegata in ogni singolo dettaglio!
Un tweet “personale” di Daniel Simon, Chief Design Officer della serie, ha diffuso la foto di una versione “evo” dell’auto da corsa a guida autonoma, con indicazione dei più importanti elementi costitutivi...
Inizia a sollevarsi la cortina di mistero che da quattro mesi aleggia sul progetto Roborace, il primo torneo al mondo per vetture a guida autonoma (cioè, senza conducente...) che dovrebbe affiancare l’edizione 2016-2017 del Campionato FIA di Formula E a partire da un determinato momento della prossima stagione.
Forse ciò non è avvenuto in maniera “diretta”, ma sta di fatto che adesso hanno preso a circolare le prime informazioni di dettaglio sulla singolare vettura, nella quale spicca e, ovviamente, colpisce di primo acchito l’assenza di un abitacolo atto ad ospitare l’uomo.
Un tweet “personale” di Daniel Simon, Chief Design Officer della Roborace, è infatti bastato per chiarire qualche aspetto in più. Il “cinguettio” del quarantunenne tedesco con base a Los Angeles, che nel cinema si era occupato della tecnologia e di effetti speciali di film di culto come “Tron” (“Legacy” e “Oblivion”) e della serie “Cosmic Motors”, era accompagnato da una fotografia esplicativa in alta risoluzione con l’indicazione di ogni singolo elemento.
L’immagine dà conto di tutti quegli elementi che consentiranno ai veicoli a guida autonoma di destreggiarsi fra i muretti dei circuiti cittadini (telecamere, radar, sensori e via dicendo) prima ancora di battagliare fra loro gestiti da squadre avversarie, ma non soltanto: essa ha infatti esibito sostanziali diversità di carrozzeria e nello schema delle sospensioni anteriori e posteriori rispetto al modello primigenio presentato nel marzo scorso e già giudicato incredibile.
Partendo dalla pinna centrale che accoglierà la telecamera a 360 gradi e la luce di posizione, fungendo anche da tubo di Pitot per le indagini telemetriche dei flussi aerodinamici, e immaginando di descrivere la vettura in senso orario, troveremo al posteriore un comune radar, un lidar (è una tecnica di telerilevamento che permette di determinare la distanza di un oggetto utilizzando un impulso laser), un cosiddetto flap di Gurney al retrotreno (piccola appendice, opportunamente angolata, che viene applicata al bordo d'uscita alare), la presa d’aria per il raffreddamento del gruppo batterie, la prosecuzione del fondo della macchina oltre il telaio, altri lidar, rispettivamente angolare e laterale anteriore, gli splitter davanti e un’altra strumentazione radar, questa volta all’avantreno.
Proseguendo la lettura delle indicazioni in inglese accanto alla foto sul lato di destra, ma con riguardo agli oggetti in posizione centrale, troveremo mostrati i sensori a ultrasuoni, le telecamere anteriori, la presa d’aria e l’alloggiamento del cervello elettronico della macchina da corsa (l’incredibile e recentissimo NVIDIA Drive PX 2, la cui capacità di calcolo è equivalente a quella di 150 MacBoo Pro!), il gancio per la rimozione e due diversi tipi di antenne: quella GNSS “semplice” e la V2X GNSS.
A proposito di intelligenza artificiale e del suo esordio nel motorsport, va detto che l’unità NVIDIA Drive PX 2 offre una potenza senza precedenti: due processori Tegra di prossima generazione, cui si aggiungono due GPU basate su architettura Pascal, consentono di eseguire fino a 24 miliardi di operazioni al secondo specifiche per le elaborazione delle reti neurali tipiche del cosiddetto “deep learning, ossia una capacità di calcolo 10 volte maggiore rispetto alle soluzioni di precedente generazione.
Da quando NVIDIA, la scorsa estate, ha reso disponibile la prima generazione di Drive PX, oltre 50 produttori di auto, primari fornitori, sviluppatori e istituti di ricerca hanno adottato la piattaforma di AI (intelligenza artificiale) di NVIDIA per lo sviluppo delle auto a guida autonoma, apprezzandone immediatamente le funzionalità, le prestazioni e la semplicità. Sarà questa “perfezione” a sancire il successo della serie Roborace?
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