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TT 2016, Bonetti: "La Paton S1 va fortissimo"

Nella Lightweight, classe riservata alle 650cc bicilindriche, il centauro bergamasco ha ottenuto il terzo tempo assoluto sulla sua Paton. E il profumo di podio si fa sempre più intenso.

Stefano Bonetti, Paton S1

Stefano Bonetti, Paton S1

Stefano Bonetti

Stefano Bonetti, Kawasaki
Stefano Bonetti, Kawasaki
Stefano Bonetti, Kawasaki
Stefano Bonetti, Kawasaki
Stefano Bonetti, Kawasaki

La gara delle Lightweight sarebbe dovuta scattare alle 15 ora italiana, ma la nebbia che da stamattina è calata in alcune zone dell’Isola di Man e un incidente nelle prime ore del giorno in seguito al quale una macchina è finita sugli spalti posti lungo la strada a Creg-ny-Ba, hanno costretto a cambiare la scaletta.

Si parte alle 19:30 (ora italiana) per i 4 giri previsti, più di 240 km, sullo Snaeffel Mountain Course. “Rutter e Lintin sono un po’ più avanti, ma poi insieme ad altri 6 o 7, siamo tutti lì…”. È Stefano Bonetti che parla: il bergamasco ha ottime possibilità di piazzarsi molto in alto in sella alla sua Paton S1 650cc bicilindrica.

Ha il terzo tempo assoluto dopo le qualifiche in categoria. Pilota italiano su moto italiana, binomio che non si vedeva al Tourist Trophy dai tempi di Giacomo Agostini e della sua MV Agusta, o a scavare ancora di più nella memoria, di quando Omobono Tenni su Moto Guzzi, nel 1937, fu il primo azzurro a vincere il TT.

“Nell'ultimo turno di prove che abbiamo avuto a disposizione” racconta “Abbiamo ultimato il rodaggio della moto. Ce l’ho da poco, prima di venire qui ho fatto solo una crono scalata di 2 km, quindi non ho avuto tanto tempo per la messa a punto. La Paton S1 va fortissimo, non la molli mai, si fa guidare quasi come un 125cc e ti spinge a fare le curve a tutta. Non nascondo che un po’ di tensione la sento, finire sul podio sarebbe bellissimo”.

Dopo l’incidente nel budello di Macao nel 2012 (19 ore sotto ai ferri dopo essere andato contro le barriere a 170 km/h) verrebbe da chiedersi cosa spinge Bonetti ad essere ancora sulle strade a correre. “Pensa che dopo Macao corro anche meglio!” risponde “Da lì guido più con la testa, non posso più cadere perché sono pieno di viti in tutto il corpo. I rischi sono ovunque, in moto ci salgo perché mi piace, ma se devo scegliere, preferisco essere qui piuttosto che in pista”.

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