Carrera Cup Italia, Lorenzini: "La Silver Cup? Non penso alla classifica"
Chiacchierata in libertà con il nuovo leader della categoria che impiega le 991 GT3 Cup gen.I: "Siamo contenti perché a Monza abbiamo davvero iniziato a capire l'auto"
Luca “Giagua” Lorenzini è tornato dal terzo round di Monza nelle vesti, indossate per la prima volta, di nuovo leader della Silver Cup, la nuova categoria riservata alle Porsche 991 GT3 Cup gen.I che da questa stagione anima ulteriormente la Carrera Cup Italia (con la possibilità di rivedere l’auto fra due piloti attraverso la formula di una gara ciascuno).
Una soddisfazione alla quale né lui né il team Shade Motorsport, anch’esso all’esordio nel prestigioso monomarca, sembrano in realtà badare più di tanto. Perché l’obiettivo è continuare a migliorare, insieme anche a Stefano Stefanelli, ovvero l’altro pilota che utilizza la stessa vettura. Senza dubbio però, in vista anche del quarto round di Misano del prossimo weekend, sotto i riflettori dell’“osservato speciale” della categoria Lorenzini ci finirà per forza.
Luca, iniziamo da una curiosità: perché utilizzi lo pseudonimo “Giagua”?
“Io arrivo dai simulatori, era il nickname che usavo allora quando ero più giovane!”
Quindi sei anche in tema con la Carrera Cup Italia / Esport!
“Assolutamente, la mia storia viene da qualcosa di simile a ciò che sta riproponendo la seri ‘virtuale’ parallela.”
Venendo al “reale”, tre round e comunque sei in testa alla classifica di Silver Cup…
“Sì ma adesso non voglio pensare al campionato, perché stiamo ancora capendo la vettura.”
Però siete comunque alla ribalta della Silver Cup.
“Il secondo posto colto a Monza ha molto più valore di quello di Imola, dove era stato molto più fortuito, bisogna essere onesti. Invece proprio a Monza abbiamo appunto iniziato a capire la macchina, sia io, sia Stefano, sia tutto il team. I tempi scendono e i risultati iniziano ad arrivare. Per questo siamo contenti e speriamo di continuare su questa strada.”
Qual è la cosa più difficile da gestire con le 991 GT3 Cup gen.I rispetto alla seconda generazione quando siete tutti in pista?
“Il punto è che la differenza di motore si fa sentire, e ancor di più in una pista come Monza, quindi se anche riesci a recuperare qualcosa in percorrenza e in frenata poi alla staccata dopo te le ritrovi di fianco dieci metri davanti. E’ molto complicato.”
Quindi a Monza avete dovuto prestare ancora più attenzione?
“Sì, molta più attenzione, perché a volte magari rischiavi di arrivare tu lungo in frenata perché volevi recuperare quei metri utili rispetto a quelli che poi perdevi nell’accelerazione successiva. E infatti c’è stata anche una toccata in uscita all’Ascari ma per fortuna non ho sbattuto da nessuna parte, ho chiuso la gara secondo e va bene così!”
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