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Analisi

Suzuki: la miglior fucina di talenti della MotoGP

Tre dei primi quattro piloti della classifica iridata hanno debuttato nella classe regina con la Casa di Hamamatsu: le scommesse di Davide Brivio sono state sempre ripagate e ora stanno per portare la Suzuki alla conquista del Mondiale. Con i rinnovi di Rins e Mir ci sarà il primo ciclo di quattro anni: può dare vita ad una striscia vincente?

Podi Suzuki, Alex Rins, Team Suzuki MotoGP, Joan Mir, Team Suzuki MotoGP, Maverick Viñales, Team Suzuki MotoGP

Podi Suzuki, Alex Rins, Team Suzuki MotoGP, Joan Mir, Team Suzuki MotoGP, Maverick Viñales, Team Suzuki MotoGP

Motorsport.com

La Suzuki ha la possibilità di scrivere una delle pagine più belle della sua storia nel Motomondiale. A due gare dal termine della stagione, Joan Mir è ad un passo dal riportare alla Casa di Hamamatsu un titolo della classe regina che le manca da 20 anni, quando nel 2000 Kenny Roberts Jr conquistò il penultimo dell'era 500cc.

Ma non solo, perché potrebbe provare a confezionare addirittura una doppietta iridata, visto che il diretto inseguitore del maiorchino è proprio Alex Rins, appaiato a Fabio Quartararo a quota -37. E la "Tripla Corona" (conquista di tutti e tre i Mondiali) è un obiettivo concreto, visto che le GSX-RR comandano anche nella classifica costruttori ed in quella riservata ai team.

Una stagione da sogno per la squadra diretta da Davide Brivio, che ha avuto il merito di non avere fretta dopo essere rientrata in MotoGP nel 2015, e di aver fatto progredire la sua moto uno step alla volta. Nel 2016 è arrivata la prima vittoria con Maverick Vinales, ma poi c'è stato il passo falso del 2017, quando una scelta errata a livello di motore portò ad una stagione deludente.

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Da allora, però, la crescita è stata costante. Nel 2018, con la coppia formata da Andrea Iannone ed Alex Rins sono arrivati ben nove piazzamenti a podio (quattro secondi posti e cinque terzi). Nel 2019 poi c'è stato il ritorno alla vittoria in Texas con Rins, con lo spagnolo che poi ha concesso il bis a Silverstone. E questo pazzo 2020, con ogni probabilità, sarà l'anno del titolo iridato.

Ma oltre che per l'innegabile potenziale tecnico della GSX-RR, c'è un'altra cosa di cui va dato atto alla Casa della grande S, ed è quella di aver sempre puntato sui giovani nel ciclo guidato da Davide Brivio. Il manager italiano ha già scommesso per ben tre volte nello spazio di sei stagioni e fin qui ha sempre puntato benissimo le sue fiches.

E di questo forse gli dovrebbe essere grata l'intero panorama della MotoGP. A due gare dal termine, infatti, nelle prime quattro posizioni della classifica iridata ci sono addirittura tre piloti che hanno fatto il loro esordio nella classe regina su una Suzuki.

La prima scommessa vinta: Maverick Vinales

 

La prima scommessa è stata quella fatta su Maverick Vinales, che nel 2015 venne scelto per affiancare Aleix Espargaro, che invece doveva rappresentare il lato esperto del box. E quella fatta sul pilota di Roses fu molto simile a quella ripetuta qualche anno dopo con Joan Mir, perché Brivio lo prese quando era fresco della conquista del titolo della Moto3 nel 2013 ed aveva disputato appena poche gare in Moto2.

Il 2015 non è stato facile, anche perché la GSX-RR era ancora una moto acerba e le mancava un po' di cavalleria, ma Maverick ha mostrato un paio di lampi interessanti con i sesti posti di Barcellona e Phillip Island. Nel 2016 però la musica è cambiata, con il primo podio arrivato a Le Mans e la vittoria di Silverstone. Oltre ad altri due terzi posti in Giappone ed Australia ed il quarto nella classifica finale del Mondiale. Risultati che hanno portato la Yamaha a scegliere il catalano come erede di Jorge Lorenzo quando il maiorchino ha tentato l'avventura in Ducati.

Il secondo ciclo con Alex Rins

 

Nonostante questo "tradimento", Brivio non si è arreso ed ha continuato a puntare sulla linea giovane, cambiando in blocco la sua squadra: dalla Ducati è arrivato Andrea Iannone, chiamato ad essere il veterano del team, e gli è stato affiancato un altro astro nascente come Alex Rins, reduce da un secondo ed un terzo posto nella classifica iridata della Moto2.

L'inizio non è stato semplice perché, come detto, durante l'inverno venne fatta una scelta sbagliata per quanto riguarda la specifica del motore. Inoltre il primo anno di Rins nella classe regina è stato costellato di infortuni, anche se nel finale del 2017 si è iniziato a vedere qualche progresso, con un quinto posto in Giappone ed un quarto nella gara conclusiva di Valencia.

Come per il suo predecessore, il secondo anno in MotoGP, il 2018, è stato quello dell'esplosione, anche se alla fine è mancata la zampata della vittoria. Il terzo posto nel Gran Premio d'Argentina segna il primo di cinque piazzamenti a podio che gli valgono il quinto posto finale nel Mondiale.

All-in sulla linea giovane con Joan Mir

 

Ma è a questo punto che Brivio ha deciso di raddoppiare, prolungando il contratto di Rins per altre due stagioni e portando in MotoGP nel 2019 un altro esordiente come Joan Mir, strappato con decisione alla concorrenza della Honda quando era fresco campione del mondo in carica della Moto3 ed aveva appena poche gare di Moto2 alle spalle.

E anche qui il copione è stato simile a quello già visto in passato, con la differenza che questa volta Rins ha vestito alla grande i panni della prima guida, conquistando due vittorie ad Austin e Silverstone e sfiorando il podio finale del Mondiale 2019. Il tutto mentre Mir ha fatto forse un po' più fatica di quanto si sarebbe aspettata anche la Casa di Hamamatsu, migliorando molto però dopo la brutta contusione polmonare rimediata nei test di Brno, che lo aveva costretto anche a saltare due gare.

Il resto è storia recente, con la cavalcata trionfale che ha portato Mir ad un passo dal titolo iridato, con un bottino di sei podi arricchito dalla bellissima vittoria di domenica scorsa a Valencia, la sua prima in MotoGP. Ma anche Rins, nonostante un infortunio ad una spalla rimediato in occasione della gara inaugurale di Jerez de la Frontera, ha conquistato tre podi e la vittoria nella prima gara di Aragon ed ora si è portato secondo nel Mondiale.

Il meglio deve ancora venire?

Insomma, la linea giovane forse richiede qualche sforzo in più ed un po' di pazienza, ma sicuramente sta dando frutti importanti alla Casa di Hamamatsu. Frutti che questa volta proverà a cogliere anche a lungo termine, visto che i contratti di Rins e Mir sono stati rinnovati fino al termine del 2022. Per la prima volta da quando è tornata in MotoGP, dunque, la Suzuki avrà la stessa coppia di piloti per quattro anni consecutivi. E con il potenziale che mostra la GSX-RR di questi tempi, sognare un ciclo vincente è lecito...

 

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