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Sarà l'Audi a scoprire il futuro di Valentino?

Fra Rossi e Ducati sembra rottura dopo un solo Gp. E quale sarà l'atteggiamento dei tedeschi?

È bastata la prima gara della MotoGP per far scoppiare il caso. Fra Valentino Rossi e la Ducati è rottura. Il solco è profondo, molto profondo. Il Dottore nel dopo gara di Losail ha sancito lo strappo con la Casa di Borgo Panigale. UMILIAZIONE O TRADIMENTO? Ha parlato come se già sia un elemento esterno di una squadra, anziché il cardine intorno al quale si è creato un progetto su misura per lui. E in Qatar si è sporcata la “fedina penale” di un nove volte campione del mondo: penultimo classificato fra le MotoGP (dietro c'era solo lo zombie Spies). Un'umiliazione e, forse, un tradimento. FINE DI UN SOGNO Il tradimento di un sogno, la materializzazione di un fallimento. "Le speranze le abbiamo finite tutte l'anno scorso, più che quelle oggi servirebbero dei risultati e una moto più facile da guidare". Parole dure che valgono un capo d'accusa: la Desmosedici GP12 non funziona: "Ho dato ai tecnici delle indicazioni sui problemi della moto, ma non siamo riusciti a risolverli. Da solo non ce la faccio perchè non sono un ingegnere. Più o meno ci ritroviamo con gli stessi guai dell'anno scorso, ma almeno con questo nuovo telaio posso spingere un po' di più senza finire sempre per terra". COLPA DELLA MOTO È colpa della moto, dell'ingegner Filippo Preziosi, della Ducati. Non di Valentino. Ride amaro il pesarese, mentre alla Tv tira altri fendenti: "Non riesco a guidare questa moto e non riesco a fare la differenza neanche rispetto a Nicky. Lui sta guidando bene, ma io in passato sono sempre andato più forte. Pure lui ha fatto una buona gara, ma al momento siamo da sesto posto, anzi Hayden è da sesto posto...”. MEZZO MINUTO DI DISTACCO Tutto vero, terribilmente vero. Lucidamente vero. L'istantanea di Losail è una fotografia spietata. Valentino non si merita una Desmosedici che si classifica quasi a mezzo minuto dal vincitore Jorge Lorenzo. Un'eternità nel mondo delle corse. Ma è altrettanto vero che la Ducati non paga 16 milioni di euro a stagione un pluricampione del mondo per vederlo penultimo degli ultimi. Dov'è il suo valore aggiunto? C'è ancora quel mezzo secondo che faceva la differenza quando serviva? Sembra scomparso. Definitivamente? Questa è la domanda a cui si deve trovar presto una risposta. LA DUCATI SUBISCE Valentino ha piegato la Ducati ai suoi voleri e adesso sembra che la ripudi come un re che si sente ospite nel suo castello. La squadra lo difende sempre e comunque, accreditando che il problema sia sempre la moto, quando non il team stesso (si sfornano novità a raffica, treppe bocciate dopo pochi giri). Vittoriano Guareschi sembra una caricatura, non “il” team manager. Sorride quando ci sarebbe da piangere. È competente, preparato tecnicamente, ma poco autorevole. La Ducati, insomma, dipende da Rossi. È lui che detta le condizioni. Eppure la GP12 non cresce: se un giorno illude, quello dopo demoralizza. Senza continuità di prestazioni, fra errori di set up e scelte azzardate. SENZA VALE NON C'E' DUCATI Eppure se togliete Valentino, non c'è Ducati. La Casa bolognese, infatti, è alle prese con piloti di secondo piano, comunque incapaci di lottare per il vertice. Nicky Hayden cerca di coccolare il Reparto Corse e assolve la moto che, a giudizio dello Yankee, ha un potenziale enorme da sviluppare. Peccato che lui nell'inverno abbia girato poco per la spalla infortunata, rimbalzando colpe e responsabilità nell'altra parte del box. L'entusiasmo di Nicky stride con la disillusione del pesarese. MANCA IL TOCCO MAGICO E allora? Alla Ducati manca il tocco magico di Rossi. In un anno sono stati costruiti ben quattro telai nuovi (un investimento esagerato per un piccolo marchio che ha tradito anche la sua filosofia costruttiva per seguire i desiderata di Valentino) per arrivare al punto di partenza, o quasi. Manca una linea di sviluppo da seguire con una certa continuità (non c'è ancora un lay-out definito sulla posizione di guida!). Manca il faro che catalizza l'attenzione e le speranze. PUO' FARE LA DIFFERENZA Rossi si tiene il mezzo secondo nel taschino della tuta? Non ha voglia di rischiare con una moto di cui non si fida? Atteggiamenti umani che non sono concessi ai campionissimi. Alla Yamaha aveva contribuito a rivoltare come un calzino la M1 con cui poi ha vinto subito il mondiale. Preistoria, purtroppo, perché oggi Valentino deve leggere la telemetria del vituperato Hayden (un mondiale l'ha messo nel carniere anche lui...) per riprendere il filo di una messa a punto indefinita. Sembra svogliato e svuotato. LE SPIE DI ALLARME Ci sono diversi indicatori ad accendere le spie di allarme: Sportweek, il settimanale della Gazzetta dello Sport, lo ha dipinto come l'uomo-industria. Non il campione dei campioni della MotoGp che aspira al decimo titolo. Se il valore è dato da quanto si guadagna, il bel servizio di Alessia Cruciani è ineccepibile. QUANTE SFACCETTATURE Ma nel gioco degli specchi emergono altre sfaccettature di Valentino che non hanno niente a che fare con il centauro: anche i tifosi più irriducibili sono rimasti stupiti nell'apprendere che il 14 e 15 aprile correrà con la Ferrari 458 a Monza insieme all'amico “Uccio”. Le corse in auto sono sempre state uno sfogo di fine stagione (a parte i test di F.1) e non un antipasto di annata agonistica. Sarebbe un paradosso che vincesse nella Blancpain Endurance Series con la vettura del team Kessel, rimediando invece figure barbine nelle due ruote. All'imprenditore Valentino sarebbe da chiedere: qual è oggi il suo core-business? CON AUDI AVREMO LE RISPOSTE La frastornata Ducati non trova il bandolo della matassa, ma entro fine mese arriverà l'Audi a rilevare il prestigioso marchio italiano. E la nostra domanda sarà Ferdinand Pïech a rivolgerla senza tanti giri di parole a Valentino. I tedeschi non faranno rivoluzioni, ma certamente pretenderanno che ciascuno faccia appieno la sua parte. E con un duro come Pïech, che si dichiara innamorato della Ducati, arriveranno anche le risposte...

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