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Rossi: "Il problema non è l'età, ma l'aggressività in pista"

Anche il "Dottore" si è inserito nel dibattito sull sicurezza nelle categorie formative nato dopo la morte del 15enne Dean Berta Vinales. Secondo lui effettivamente 42 moto in pista sono troppe, ma non crede che ci sia un problema legato all'età dei piloti, a patto che gli venga insegnato a non essere troppo aggressivi oltre al rispetto per gli avversari.

Valentino Rossi, Petronas Yamaha SRT

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

Il giovedì di Austin è stato vissuto con un'atmosfera quasi surreale, come se domani non ci sia da andare in pista per iniziare il quindicesimo appuntamento stagionale della MotoGP. La tragedia di Dean Berta Vinales, cugino di Maverick, morto ad appena 15 anni sabato scorso durante una gara della Supersport 300, è ancora troppo fresca ed ha lasciato un segno importante nel paddock.

Al Circuit of the Americas, dunque, si è parlato praticamente solo di cosa si possa cercare di fare per migliorare gli standard di sicurezza delle categorie addestrative, visto che quella del pilota spagnolo è stata già la terza morte tra i giovanissimi con cui ha dovuto fare i conti il mondo delle due ruote quest'anno.

Sull'argomento non poteva non intervenire il più esperto di tutti, ovvero Valentino Rossi, che ha iniziato la sua disamina sottolineando come a Jerez de la Frontera fossero addirittura 42 le moto in pista nella Supersport 300. Un numero esagerato, soprattutto per dei mezzi molto pesanti e con pochi cavalli sotto le carene, con i quali quindi è molto difficile riuscire a fare la differenza. Un insieme di fattori che rende più semplice un incidente come quello di Vinales in cui un pilota cade e viene investito da quelli che lo seguono da molto vicino.

"Quella è una classe ancora più estrema rispeto alla Moto3. Prima di tutto, ci sono 42 moto in pista, o almeno erano così tante domenica. In Moto3 sono 30, ma secondo me 42 sono davvero troppe. Questo aumenta di molto il rischio che succedano degli incidenti di questo tipo. Poi le moto sono pesanti, perché sono 150 kg, ma allo stesso tempo non sono molto veloci, perché hanno pochi cavalli. Diciamo che quindi sono 42 moto e spesso rimangono tutte attaccate e c'è un grandissimo rischio in caso di caduta. Sicuramente, se ci fossero un po' meno moto, sarebbe meno pericoloso", ha spiegato il "Dottore".

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In molti sostengono che uno dei problemi è anche l'età a cui viene permesso di iniziare a correre già a livello internazionale. Secondo il pesarese però il problema non è tanto mettere degli sbarramenti di questo tempo, quanto cercare di ridurre l'aggressività ed instillare la cultura del rispetto nelle nuove generazioni di piloti.

"Se tu aumenti l'età minima di un anno o due, la situazione può migliorare, ma non credo che farebbe una gran differenza. Negli ultimi anni l'aggressività dei piloti è salita molto. E' questo il più grande problema, più che l'età. Quelli che seguono le gare dei ragazzi più giovani dovrebbero insegnargli di cercare di non fare delle cose troppo pericolose, dandogli delle regole più strette, ma anche penalità più severe".

"Ma anche di avere sempre il rispetto per gli avversari, che è più importante di una posizione guadagnata o di un buon risultato. Secondo me dovrebbe passare questo messaggio, perché quando vedo queste gare ho paura e mi sembra che veramente tutti rischino moltissimo e non si preoccupi nessuno della propria sicurezza e di quella degli avversari".

Qualche giorno fa, l'ex pilota Virginio Ferrari ha proposto di fare un passo verso la sicurezza e la prudenza, spiegando che secondo lui in caso di caduta di un pilota chi lo segue dovrebbe subito rallentare ed alzare il braccio. Rossi invece ritiene che forse basterebbe applicare in maniera più rigida le regole sulle bandiere gialle.

"Le corse in moto sono una cosa pericolosa, ma la cosa peggiore che può succedere è quando un pilota cade e viene travolto da quelli dietro. Per esempio, avere delle regole più feree sulle bandiere gialle, potrebbe essere un modo per diminuire il rischio, perché adesso tutti per prima cosa cercano di perdere meno tempo possibile. Bisognerebbe fare in modo che tutti stiano più attenti se un pilota davanti cade, ma non saprei in che modo. Questa potrebbe essere un'idea".

Alla fine poi ci si è però ricordati che c'è da disputare il Gran Premio delle Americhe e che l'ultima volta ad Austin Rossi è arrivato davvero ad un soffio dalla vittoria. Un ricordo che spera possa essere di buon auspicio per vivere un buon fine settimana.

"Sono contento di essere qui, perché mi piace stare negli Stati Uniti, poi Austin è una grande pista. Nel 2019, l'ultima volta che siamo venuti qui, è stato un grande weekend per me ed ho avuto la chance di vincere la gara, ma alla fine Rins mi ha battuto. In ogni caso, sono arrivato secondo ed ero stato molto competitivo. Dobbiamo capire quale sarà il nostro livello quest'anno e cercare di fare il massimo".

Valentino Rossi, Petronas Yamaha SRT

Valentino Rossi, Petronas Yamaha SRT

Photo by: MotoGP

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