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Regolamenti: la MotoGP sta diventando troppo rigida?

I social network nelle ultime sue settimane sono stati invasi dalle opinioni su come la Direzione Gara ha gestito i numerosi problemi in MotoGP.

Fabio Quartararo, Yamaha Factory Racing

Fabio Quartararo, Yamaha Factory Racing

Gold and Goose / Motorsport Images

L’argomento principale di discussione della vigilia del Gran Premio di Germania è come la Direzione Gara ha gestito l’episodio di Fabio Quartararo, quando negli ultimi giri del Gran Premio di Catalogna si è aperta la tuta del pilota Yamaha e l’imprevisto gli è costato tre secondi di penalità.  

Quartararo è andato contro il regolamento, ma la punizione per tale trasgressione non era ben definita nell’ambito della sicurezza e molti piloti, compreso Quartararo, hanno affermato che avrebbero dovuto esporre la bandiera nera e squalificarlo. Altri sono stati critici sui tre secondi di penalità, per il fatto che una sanzione per qualcosa che alla fine non era colpa sua non sembrava giusta, né ha avuto senso penalizzarlo dopo ore dalla fine della gara.

Quando nel giovedì del Sachsenring Motorsport.com ha chiesto se la bandiera nera fosse adeguata, il campione del mondo in carica Joan Mir ha risposto che avrebbe voluto la bandiera nera se si fosse trovato in quella situazione.

La discussione è andata avanti nel giovedì del Gran Premio di Germania, dove Miguel Oliveira, vincitore a Barcellona, ha affermato che la decisione di esporre la bandiera nera non era così chiara: “Voglio dire, quando le cose accadono a caldo, io credo che anche per la Direzione Gara sia difficile reagire, perché in concreto non sai cosa sia successo, se la tuta si sia aperta da sola o l’ha aperta lui. Quindi in quel momento la bandiera nera a un pilota per un malfunzionamento e non per un errore dello stesso è un po’ discutibile. Ma è la Direzione Gara e non darò un’opinione sulla loro decisione”.  

Fabio Quartararo, Yamaha Factory Racing MotoGP

Fabio Quartararo, Yamaha Factory Racing MotoGP

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

L’incidente di Barcellona è servito solamente a mettere la Direzione Gara sotto esame ancora una volta, a seguito di accaduti discutibili già avvenuti in passato. I piloti hanno espresso le loro perplessità sulla regola delle bandiere gialle introdotta nel 2020, secondo la quale chiunque passi sotto le bandiere gialle perde il tempo fatto segnare, indipendentemente se il pericolo in pista ci sia o meno. Anche i track limits sono stati messi sotto accusa, ancora di più con l’introduzione dei sensori nelle aree ‘run-off’, eliminando quello che Mir ha definito come ‘tocco umano’ di queste decisioni.   

Maverick Vinales è finito intrappolato in questo sistema due volte in Portogallo, perdendo i giri in qualifica. Solo più tardi le immagini avevano dimostrato che era stata solamente una parte della gomma posteriore a finire fuori attivando il sensore e ci si chiede dunque quanto effettivamente possa aver guadagnato da ciò.

Maverick Vinales, Yamaha Factory Racing

Maverick Vinales, Yamaha Factory Racing

Photo by: Yamaha MotoGP

Il suo compagno di squadra Quartararo crede che la regola dei track limits sia eccessiva ora e la rigidità del campionato sta rendendo le gare un po’ troppo serie. Ha citato le penalità inflitte a Mir e Oliveira al Mugello, quando i due hanno toccato l’erba dipinta vicino al cordolo all’ultimo giro, una trasgressione che in tutte le classi obbliga a cedere una posizione. Entrambi i piloti lo hanno fatto nello stesso momento, mantenendo le posizioni originarie, secondo e terzo. La Direzione Gara ha ritenuto che chiunque finisse fuori dalla pista alla Curva 5 guadagnasse mezzo secondo.

Anche Quartararo aveva avuto un problema con tre secondi di penalità dati sempre nella gara di Barcellona finendo fuori dalla chicane della Curva 1 e 2 quando ha commesso un errore. La Direzione Gara ha deciso che ogni pilota che facesse così dovesse perdere un secondo nel tempo sul giro o fare un long lap penalty. Quartararo ha perso sette decimi in quel giro ed è incappato nella penalità, ma ha affermato che era impossibile sapere quanto tempo avesse perso in sella alla moto.

“Non solo parlando di quanto successo a Barcellona, ma anche al Mugello con Joan e Miguel, per me questo genere di penalità è strano – ha risposto Quartararo quando Motorsport.com gli ha chiesto se la fiducia verso la Direzione Gara fosse minore – Vai due o tre centimetri sul verde e perdi una posizione, senza aver guadagnato tempo. Per me è un po’ troppo, come quello che è successo a Barcellona quando sono andato dritto alla Curva 1. Ero sette decimi più lento e hanno detto che se fossi stato altri tre decimi più lento non avrei preso la penalità. Ma voglio dire, come si può calcolare?”.

Jack Miller, Ducati Team, Fabio Quartararo, Yamaha Factory Racing

Jack Miller, Ducati Team, Fabio Quartararo, Yamaha Factory Racing

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

Questa risposta ha portato un po’ di tensione tra Quartararo e Jack Miller, che si trovava alle spalle del pilota Yamaha quando ha commesso quell’errore guadagnando così il terzo posto. I due hanno così infiammato il giovedì, con l’australiano che ha sottolineato che le regole dei track limits sono lì per la sicurezza e sono stati sostenuti proprio in Safety Commission (che non è frequentata da tutti i piloti e Quartararo è tra questi).  

“È lo stesso discorso dell’arbitro di calcio. A nessuno piace mai l’arbitro in una partita di calcio, ma è una figura necessaria – ha detto Miller in risposta alla domanda di Race Direction posta da Motorsport.com – Penso che la Race Direction sia necessaria. Questa regola di cui parli a proposito del secondo, è in vigore da tre anni”.

“Sì, ma la regola è stupida”, ha risposto Quartararo, mentre Miller ha replicato: “Sì, ma se fosse erba o ghiaia in mezzo alla chicane?”.

“Io vado nell'erba”, ha replicato Quartararo.

“Giusto, quindi perdi più di un secondo – ha proseguito Miller – Quindi, questo verde all'esterno, se fosse erba come prima, non si arriva fino al cordolo. Questo fa sì che il muro si avvicini di più. Se veniste in Safety Commission capireste di cosa discutiamo ed è per questo che lì spingiamo per questa regola, perché alla fine se si continua ad andare sempre più veloce, sempre più largo, le piste diventano più insicure”.

Jack Miller, Ducati Team

Jack Miller, Ducati Team

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

“Lo stesso vale per la chicane. Prima, quando c’era la ghiaia, nessuno ci passava. Quando è stato messo l'asfalto, la gente passava tre, quattro volte in una gara, non usava quel lato della gomma per sei volte su ogni lato e guadagnava un vantaggio alla fine della gara. Quindi, le regole sono le regole. A nessuno piace l’arbitro, può fare un sacco di cose meglio come tutti noi, ma qualcuno deve essere il cattivo. È così semplice”.

Johann Zarco ha offerto un argomento di equilibrio alla questione della Direzione Gara, notando che il processo decisionale sui track limits è incredibilmente sensibile al tempo, dato che la gara della MotoGP dura 45 minuti. Tuttavia, è d’accordo sul fatto che il sistema attuale è discutibile.

Fabio Quartararo, Yamaha Factory Racing, Johann Zarco, Pramac Racing

Fabio Quartararo, Yamaha Factory Racing, Johann Zarco, Pramac Racing

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

Il punto di Miller sulla sicurezza evidenzia anche l'eterna lotta: la MotoGP deve creare dei regolamenti che vadano di pari passo con i progressi sulla sicurezza. I limiti della pista non erano un gran problema in passato, perché i cordoli erano rivestiti di erba sintetica e le via di fuga che ora sono in asfalto erano tutte in ghiaia.

Ma l'erba sintetica si è rivelata troppo pericolosa a causa del modo in cui assorbiva l'acqua e questo materiale è stato rimosso dalle piste dopo Aragon 2014, occasione in cui Valentino Rossi è caduto e ha avuto una breve commozione cerebrale quando è finito sull’erba sintetica. E le vie di fuga sono state ampliate per adattarsi all’aumento delle velocità.

Tutto questo può essere facilmente visto come un normale disaccordo tra piloti e produttori di regole, ma le preoccupazioni sollevate sono legittime – non da ultimo quando si prendono in considerazione le categorie inferiori.

Durante la gara di Barcellona della Moto3 infatti, un discreto numero di piloti nel grande gruppo di testa ha deliberatamente rallentato in punti critici per evitare di essere risucchiati dalla scia sul rettilineo principale. Il comportamento nelle gare di Moto3 è stato un argomento caldo per un po’ di tempo, in particolare per quanto riguarda le tattiche di qualifica - anche se la Direzione Gara ha preso provvedimenti per fermarlo introducendo sanzioni più severe.

Ma la questione di come i piloti si comportano negli ultimi giri di gara e il problema della sicurezza sono stati posti sotto i riflettori a seguito della tragica morte di Jason Dupasquier al Mugello.

Jeremy Alcoba, Team Gresini Moto3

Jeremy Alcoba, Team Gresini Moto3

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

Quartararo sente che le gare in Moto3 siano diventate ‘stupide’ e ha preso di mira il fatto che la Direzione Gara ha apparentemente trascurato questo aspetto mentre si è concentrata esageratamente sui track limits in MotoGP.

“Solo per aggiungere una cosa: si parla di MotoGP, ma guardando gli ultimi giri della Moto3 penso che se parliamo di sicurezza ci siano più cose di cui discutere sulla Moto3 che sulla MotoGP. Perché è totalmente stupido vedere tutti tagliare il gas negli ultimi due giri con quello che è successo la settimana prima”, ha detto Quartararo.

“Parliamo di dettagli, ok le regole di un secondo sono la regola, ma per me guadagnare o meno del tempo o è ok. Ma abbiamo perso un ragazzo tre settimane fa, quindi devono concentrarsi un po’ di più sulle categorie minori".

L'argomentazione di Quartararo è pertinente, ma non è nemmeno nuova. Valentino Rossi ha sentito a lungo che alcune delle aggressività in MotoGP al giorno d’oggi possano essere ricondotte al fatto che le gare in Moto3 sono selvagge e questo sta creando un precedente per i giovani piloti in arrivo. Anche lui ha avuto opinioni simili a Quartararo su ciò che è successo in Moto3 a Barcellona.

L’ampio disprezzo attuale verso la Race Direction – e per lo Stewards Panels in particolare, che attribuisce le sanzioni – deriva da una reazione impulsiva sulla scia del caso Rossi-Marc Marquez a Sepang nel 2015.

Valentino Rossi, Petronas Yamaha SRT

Valentino Rossi, Petronas Yamaha SRT

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

Rossi non fu penalizzato per un incidente che ha portato alla caduta di Marquez nella gara di Sepang, con il pilota Yamaha che ha continuato la gara finendo in terza posizione e mantenendo vive le sue speranze di titolo, la cui lotta ha portato fino all’ultima gara. Questa decisione fu criticata sul momento, e per i fan dell’italiano il contraccolpo arrivò quando Rossi fu penalizzato con una partenza dal fondo della griglia nella gara successiva, l’ultima della stagione a Valencia. Nacque poi il paranoico pensiero di sabotaggio e cospirazioni iniziato da Rossi.

Lo Stewards Panel è stato istituito nel 2016 per distinguere i doveri della Race Direction dal gestire le gare e dalla necessità di giudicare anche le penalità. Un elemento che non può essere d’aiuto è il fatto che lo Stewards Panel sia guidato dal due volte campione del mondo 500cc Freddie Spencer. L'americano è un pilota esperto, ma non ha esperienza recente in MotoGP. Non è irragionevole pensare che qualcuno che ha corso con le moderne moto della MotoGP avrebbe una comprensione decisamente migliore degli incidenti.

Miller ha ragione: la Direzione Gara è necessaria e qualcuno deve essere presente per far rispettare le regole. Ma è chiaro che il sistema ha bisogno di essere analizzato attentamente e le modifiche implementate per ripristinare un po’ della fiducia nella Race Direction che in questo momento sembra essere venuta a mancare tra alcuni piloti della griglia.

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