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Intervista

Puig: “Marc avrebbe lottato per la vittoria in Qatar”

Il Team Manager HRC è convinto che, a differenza di ciò che molti pensano, Marc Márquez avrebbe lottato per la vittoria se fosse stata disputata la gara in Qatar.

Marc Marquez, Repsol Honda Team

Foto di: Repsol Media

Alberto Puig porta avanti come può la quarantena decretata in Spagna. Proprio prima che iniziasse la ‘clausura’, il team manager Honda si è trasferito a casa dei suoi genitori, poco fuori Barcellona. Da lì segue l’evoluzione della crisi derivata dalla propagazione del COVID-19 ed i suoi effetti sul mondiale MotoGP. Raggiunto telefonicamente da Motorsport.com, risponde ad alcune domande. 

Hai avuto notizie di qualche caso di contagio in HRC?
Che io sappia no, per quanto riguarda il nostro team. Però non si sa mai.

Si può lavorare in qualche modo in un momento di quarantena o reclusione?
La cosa più produttiva che ora possiamo fare in una situazione come questa è essere vivi. Questo in un momento in cui ogni giorno possono morire 700 persone. So che suona un po’ apocalittico, ma la priorità è questa. Poi parlo con piloti e meccanici, provo a mantenere alto il morale. Parlo con la fabbrica, in Giappone, dove non sono stati chiusi gli stabilimenti e faccio poco altro. Siamo in attesa che l’organizzazione ci dia l’ok per ripartire e pianifichi un nuovo calendario, più di questo non possiamo fare.

Cosa sta facendo Honda in Giappone?
La moto del 2020 è già fatta ed è conforme al regolamento attuale. Il motore è congelato. Ma ovviamente nelle aree in cui si può lavorare, stiamo facendo dei piccoli miglioramenti. Parliamo di telaio, alcuni aspetti a livello aerodinamico, ma elementi specifici. La struttura di base non può cambiare.

Ci sono alcune direttive o ci sono state comunicazioni da parte di Honda?
All’inizio, nella sede giapponese di Honda non erano del tutto consapevoli della gravità del problema che c’è in Spagna. Con il passare dei giorni si sono resi conto che più che un problema, stiamo vivendo un vero dramma. Loro più o meno possono continuare con la propria quotidianità, o perché hanno saputo contenere meglio i contagi o perché il virus è meno virulento.

Questa situazione così eccezionale provoca dei malcontenti agli sponsor?
Abbiamo la fortuna di poter contare su Repsol, con cui lavoriamo da molto tempo. È un’azienda con una grande responsabilità sociale, che sta capendo la situazione in cui ci troviamo. Ovviamente a nessuno piace investire soldi in qualcosa che non sta portando frutto (in questo caso il campionato), per questo Repsol è molto generosa. Anche gli altri sponsor che abbiamo lo capiscono.

Marc Marquez, Repsol Honda Team, Alberto Puig, Repsol Honda Team

Marc Marquez, Repsol Honda Team, Alberto Puig, Repsol Honda Team

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

Honda ha delle date pianificate, anche solo sul piano simbolico con effetto motivazionale, in cui crede che il campionato possa riprendere?
Noi siamo nelle mani di Dorna, che ha già dimostrato di saper gestire situazioni di crisi. Quando l’organizzazione fisserà un nuovo calendario, Honda pianificherà il tutto per la prima gara.

Le Olimpiadi sono state rimandate di un anno e questo ha condizionato la preparazione di quasi tutti gli atleti. L’incertezza attuale in che modo può influenzare un piloto che si è preparato durante l’inverno e che ha partecipato ai test?
Un pilota ed un atleta sono due profili di sportivi molto diversi. Il rendimento di un atleta dipende dalla maggior parte dei casi dalla sua preparazione fisica. Si allena sei giorni a settimana per sei ore al giorno e se manca un solo giorno non arriva preparato. Il motociclismo è un’altra cosa, perché non dipende solo dal proprio corpo. Stare tanto tempo fermi non fa bene, ma dopo aver girato uno o due giorni, i piloti torneranno ad andare veloce. Dovranno adattarsi un po’, perché sicuramente il campionato sarà un po’ più sprint. Ma non ci metteranno molto ad andare veloci. 

Che influenza ha questo stop su Marc, che sarebbe arrivato alla prima gara dell’anno molto al limite dopo l’operazione alla spalla?
Se avessimo cominciato in Qatar, Marc non sarebbe stato al 100%. Alla sua spalla questo stop ha fatto bene, ma non è per niente contento di questa inattività. Avrebbe preferito iniziare in Qatar, questo è scontato. Avrebbe corso al 65% o al 70% delle sue possibilità. Ma a differenza di quanto pensano molti, questo non gli avrebbe impedito di lottare per la vittoria. Voglio che questo sia chiaro. Molti si sfregavano le mani dicendo che Marc Márquez non era in forma. Ovviamente non era preparato. Ma da lì a pensare che in quella gara non avrebbe avuto un livello adatto alla categoria, c’è un abisso. Avrebbe vissuto un inferno, ma ne sarebbe uscito perché è una pilota speciale.

Alex come sta affrontando questa situazione?
Per Alex questa inattività è un male, ad essere sinceri. Perché stiamo parlando di un esordiente nella classe regina. La MotoGP richiede un grande allenamento per poterla guidare. Ha condotto l’inverno che ci aspettavamo e poco a poco troverà il suo spazio. Questo è il pensiero logico di chiunque arriva in MotoGP, a meno che non parliamo di un mostro. In condizioni normali si ha bisogno di piccoli passi ed Alex sta procedendo.

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