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Analisi

KTM: attacco a quattro punte, ma forse manca il "bomber"

La Casa austriaca prova a cambiare filosofia, schierando quelli che ritiene essere due team ufficiali a tutti gli effetti. Dopo le tre vittorie del 2020, le ambizioni sono elevate, ma i quattro piloti ne saranno all'altezza?

Red Bull KTM Tech 3 RC16

Foto di: KTM

Che il team Tech 3 avrebbe perso la sponsorizzazione della Red Bull era ormai cosa risaputa da diversi mesi, ma a stupire nel giorno della presentazione dei programmi MotoGP 2021 della KTM è stato proprio il nome della compagine transalpina: Tech3 KTM Factory Racing.

Un messaggio forte e chiaro da parte della Casa di Mattighofen, che in un certo senso va oltre il team factory supported. Nell'idea di Pit Beirer, grande capo del reparto motorsport, è come se si trattasse di un unico grande team con quattro piloti.

Ed è anche questo uno dei motivi per cui Danilo Petrucci non ha storto il naso quando gli è stato detto che avrebbe difeso i colori della squadra di Herve Poncharal, proprio perché gli è stato garantito che il pacchetto della sua RC16 ed i successivi sviluppi sarebbero stati identici a quelli forniti ai due piloti del team ufficiale griffato Red Bull.

Non si fa fatica a crederci, perché la livrea delle RC16 di "Petrux" e del suo compagno di squadra Iker Lecuona non fa altro che rinforzare il legame, visto che sono colorate di quell'arancione che ormai da anni identifica il marchio di Mattighofen.

"Ad essere onesti, non abbiamo nemmeno controllato se siamo autorizzati a chiamare due squadre 'factory'. Per noi è stato un passo emotivo. Fin dall'inizio abbiamo detto che avremmo cercato di creare un grande team ufficiale con quattro piloti e per noi è stato importante non chiamare Tech 3 come un team satellite o cliente, perché nei nostri piani è sempre dovuto essere un partner molto importante", ha spiegato Beirer in occasione della presentazione di venerdì scorso.

"E' difficile paragonare la MotoGP ed il motocross, ma nella MXGP abbiamo un team interno e poi c'è quello di Claudio De Carli, che gestisce una struttura con cui Tony Cairoli è stato campione del mondo. Per noi era importante trovare un partner forte per fare la stessa cosa in MotoGP e l'abbiamo trovato in Herve. Abbiamo detto a tutti che cerchiamo di trattare i piloti allo stesso modo, con lo stesso materiale. Dunque, per noi è solo una questione estetica se il team si chiami factory o meno. Ed è per questo che abbiamo sfruttato anche l'occasione di realizzare una moto tutta arancione", ha aggiunto.

Guardando anche a quanto è successo un anno fa, con la Yamaha Petronas che è stata capace di conquistare ben sei vittorie (tre con Fabio Quartararo ed altrettante con Franco Morbidelli), ma anche lo stesso team Tech 3 che ne ha colte due con Miguel Oliveira, pensare ad un team satellite campione del mondo non sembra più essere un'utopia. Ed è proprio questa l'idea di Herve Poncharal.

"Se si guarda alla Yamaha, chiaramente il team satellite nel 2020 è stato superiore a quello ufficiale. Quindi credo che, sulla carta, un team satellite abbia la possibilità di vincere gare, lo abbiamo visto l’anno scorso, e sono abbastanza sicuro che possa anche vincere il campionato. Credo davvero che un team satellite possa conquistare il Mondiale grazie al regolamento tecnico, grazie ai piloti che ha e grazie ai costruttori che credono in loro", ha spiegato il manager francese.

Se dal punto di vista tecnico, dunque, sembra che i tasselli siano andati tutti al loro posto. Il dubbio semmai è: tra Miguel Oliveira, Brad Binder, Danilo Petrucci ed Iker Lecuona c'è l'uomo giusto per provare a dare la caccia al titolo?

Oliveira è la punta di diamante

Miguel Oliveira, Red Bull KTM Factory Racing

Miguel Oliveira, Red Bull KTM Factory Racing

Photo by: KTM Images

La KTM è sicuramente andata oltre ad ogni più rosea previsione nel 2020, conquistando tre vittorie, che le sono costate però le concessioni: gli austriaci, dunque, perderanno una delle armi che gli hanno permesso di scalare la china, forte anche degli aggiornamenti introdotti lavorando con un collaudatore di altissimo livello come Dani Pedrosa.

Di contro, la Casa di Mattighofen potrà contare su un Oliveira maturato e più conscio dei propri mezzi dopo quanto fatto lo scorso anno: il portoghese si è imposto d'astuzia nel GP di Stiria, sfruttando la battaglia davanti a lui tra Pol Espargaro e Jack Miller, ma poi il bis in Portogallo è stato un vero e proprio dominio, con pole e vittoria in fuga solitaria.

Il talento del portoghese, giustamente promosso nella squadra ufficiale, non può essere messo in discussione. Per fare un ulteriore salto di qualità, però, ha bisogno di trovare una maggiore regolarità: tolte le due vittorie, infatti, non è più salito sul podio ed ha centrato la top 5 solamente in altre due occasioni. Anche se va detto che per quattro volte si è piazzato sesto.

Miguel non ha nascosto di aspettarsi una pressione maggiore sulle sue spalle: "Mi aspetto di entrare in una squadra e in un mondo dove la realtà è un po' più difficile. Sento che in una squadra factory posso lavorare di più sui dettagli e almeno essere più costante. Sento che questi sono gli strumenti che mi darà il factory team. Ovviamente, la mia responsabilità non è la stessa perché proverò più parti, questo è normale, ed avremo un po' di vantaggio, con il team ufficiale, nello sviluppo della moto".

Anche se molti indicano già la KTM come una possibile candidata al titolo, Beirer rimane molto prudente sulle ambizioni iridate per il momento: "Non voglio assolutamente dire che siamo già dei contententi al titolo. Penso che la pressione debba essere su altri regazzi del paddock, anche se siamo davvero felici di essere riusciti a cominciare a vincere e speriamo di goderci ancora degli altri successi".

Oliveira invece ritiene che possa essere un obiettivo concreto: "Penso che per noi essere campioni del mondo dovrebbe essere l'obiettivo. Questa è una realtà per me. Certo, è molto ambizioso perché bisogna combinare un sacco di fattori, ma con gli strumenti giusti, le persone giuste e la determinazione in questo progetto, siamo davvero in grado di raggiungere un tale risultato".

"Per essere campione del mondo, è necessario combinare un sacco di dettagli. In questo processo, un quarto posto a volte sarà un ottimo risultato, e un secondo posto potrebbe non corrispondere alle nostre aspettative, ma bisogna passare attraverso questi passaggi", ha aggiunto.

Petrucci, l'uomo esperto da ricostruire

Danilo Petrucci, Red Bull KTM Tech 3

Danilo Petrucci, Red Bull KTM Tech 3

Photo by: KTM Images

Se c'è un pilota che aveva veramente bisogno di cambiare squadra, questo è Petrucci. Nei suoi due anni nel team ufficiale Ducati, il ternano è riuscito a conquistare due vittorie, ma soprattutto nel 2020 sono stati di più i bocconi amari da ingoiare che le soddisfazioni. Su tutti, la scelta degli uomini in Rosso di scaricarlo ancora prima che iniziasse il campionato.

Questo però è il più classico dei casi in cui "non tutto il male viene per nuocere". Questa situazione ha infatti permesso a "Petrux" di intavolare la trattativa con KTM. Danilo ha sottolineato di aver creduto nella RC16 ancora prima di aver visto la crescita mostrata lo scorso anno, ma anche a Beirer e a Mike Leitner va il merito di aver scommesso su Danilo nel momento più difficile della sua carriera in MotoGP.

Per questo a Mattighofen sanno quanto sarà importante "ricostruire" Danilo e ci stanno già lavorando: "Pit e Mike mi hanno detto che devo tornare alle origini, perché siamo tutti molto appassionati di moto e dobbiamo ritrovare quel gusto nel fare quello che ci piace. Io lo sto ritrovando con tanta felicità e serenità. Farlo con KTM è un grande traguardo per me", ha raccontato, mostrandosi con un viso già molto più disteso e sorridente, che lascia già presagire una svolta.

"Uno degli aspetti di cui abbiamo discusso con Pit è stato proprio il fattore umano. In KTM ho subito notato che se una cosa si fa, la si fa al 100%: se vengono curati i dettagli sulla moto, perché sono quelli che fanno la differenza, Pit ha detto che bisogna curare anche i dettagli del lato umano. Vuole che io stia bene e che mi diverta, perché quando mi vedono sorridente sono anche veloce. E' un aspetto su cui c'è parecchia cura e mi hanno messo nelle migliori condizioni al momento", ha aggiunto.

Se dovesse ritrovare la forma che ha caratterizzato la sua carriera in MotoGP fino alla metà del 2019 (quando era terzo nel Mondiale), Petrucci potrà essere un valore aggiunto molto importante, perché non bisogna dimenticare che è l'unico tra i piloti KTM ad aver guidato una moto diversa dalla RC16. Il suo quindi potrà essere un contributo utile anche al lavoro di sviluppo portato avanti da Pedrosa. "Quello che mi ha fatto piacere è stato vedere che si segnavano ogni cosa che dicevo, fin dal primo momento. Questo per me vale molto, perché mi sono sentito molto importante". E anche questo può sicuramente fa parte del suo processo di "rinascita".

Riguardo alle sue chance di lottare per il campionato, Danilo non si è sbilanciato troppo, anche se un obiettivo è ben chiaro nella sua mente: "E' chiaro che partiamo con le migliori intenzioni. Intanto il mio obiettivo è quello di vincere con questa moto, partendo da una gara, che è quello che sono riuscito a fare negli ultimi due anni. Questo significherebbe tanto per me, perché vorrebbe dire aver vinto in MotoGP con due marchi diversi e solo pochi piloti ci sono riusciti. Questo è già un obiettivo abbastanza ambizioso, poi è chiaro che KTM parta per vincere il campionato".

Binder e Lecuona, le scommesse per il futuro

Brad Binder, Red Bull KTM Factory Racing

Brad Binder, Red Bull KTM Factory Racing

Photo by: KTM Images

Intorno a Brad Binder c'è un paradosso piuttosto evidente. Il pilota sudafricano è stato quello che ha regalato la prima vittoria nella classe regina alla KTM, appena alla sua terza gara, ma continua probabilmente ad essere considerato la terza freccia dell'arco della Casa austriaca.

Del resto, il sudafricano sta per iniziare solamente la sua seconda stagione in MotoGP, quindi sta ancora costruendo il suo bagaglio di esperienza. Il successo di Brno gli è valso giustamente la conferma all'interno del factory team, ma per il resto nel 2020 ha ottenuto solamente altri due piazzamenti nella top 5, quindi ha bisogno di fare un altro step quest'anno per pensare al titolo.

Anche se lui non ha molti dubbi riguardo al fatto che la RC16 abbia tutte le carte in regola per centrare il bersaglio grande: "La scorsa stagione ha dimostrato quanto fosse forte il nostro pacchetto e credo che potremo solo migliorare in questa. Quindi sì, credo davvero che abbiamo quello che serve per lottare per il titolo Mondiale e non vedo l'ora di iniziare. Tuttavia, penso anche che dobbiamo prendere le cosa passo dopo passo, gara dopo gara, e vediamo come andremo avanti".

Lecuona invece rimane l'oggetto misterioso del poker austriaco. Lo scorso anno, al debutto, non ha lasciato un segno indelebile, con due noni posti come migliori risultati stagionali, ma va anche detto che non ha potuto portare a termine la sua maturazione a causa del COVID-19: prima ha dovuto saltare una gara a Valencia essendo stato a contatto con il fratello, risultato positivo. Poi è stato lui stesso a contrarre il virus, perdendo così gli ultimi due GP.

Anche lo spagnolo, che ha da poco festeggiato i suoi 21 anni, sembra molto determinato a dimostrare di meritarsi la MotoGP e ripagare la fiducia che gli ha confermato la KTM: "Essere vicino alla top 10 è l'obiettivo che mi sono posto, ma con il livello che c'è oggi in MotoGP non è facile da raggiungere. Siamo tutti racchiusi in un secondo. C'è grande uguaglianza tra le moto e i piloti, quindi il minimo cambiamento o qualsiasi sciocchezza può fare tanta differenza".

"Se arriva il podio, tanto meglio, se non arriva, non succede niente, non devo cercarlo, deve arrivare e se arriva significa che abbiamo lavorato bene. Non devo migliorare una cosa, devo migliorare tutto, il livello è molto simile tra tutti i piloti, quindi devi essere costante, migliorare circuito dopo circuito. Per questo devo migliorare in tutto, non solo su una cosa specifica", ha aggiunto.

Niente "super motore"

Pit Beirer, KTM Factory Racing

Pit Beirer, KTM Factory Racing

Photo by: KTM Images

La pandemia ha portato con sè delle misure per cercare di contenere i costi e tra questa c'è stata il congelamento dei motori per la stagione 2021. Pur avendo perso le concessioni, la KTM ha ottenuto da parte degli altri costruttori una deroga per lavorare sul propulsore fino all'omologa, che avverrà in occasione della gara di apertura.

Non potendo più fare lo sviluppo nel corso dell'anno, ma soprattutto dovendo completare l'intera stagione con meno unità (7 contro le 9 previste con le concessioni), alla KTM sarà permesso di lavorare per aumentare il chilometraggio delle componenti. Nel paddock però c'è anche chi temeva che questo lasciasse via libera alla creazione di un "super motore".

Cosa che, tuttavia, Beirer ha escluso: "Non c'è un motore radicalmente nuovo. Abbiamo modificato alcune parti, ma non abbiamo portato un modello completamente nuovo. Si ci infilassimo tra le righe, in realtà potremmo costruire una moto completamente nuova. Ma prima di tutto, è necessario avere la manodopera per farlo, e poi ci siamo impegnati anche con i nostri rivali sul fatto che non avremmo cambiato troppo materiale ed è quello che abbiamo fatto".

"Così abbiamo fatto un po' di sviluppo, abbiamo lavorato su alcune parti del nostro motore, che non era stato pensato per fare il chilometraggio richiesto senza concessioni quando abbiamo pianificato la stagione 2020. Quindi, abbiamo dovuto fare alcune modifiche, ma niente di troppo grande", ha aggiunto, sottolineando anche che non utilizzare del buon materiale dello scorso anno significherebbe bruciare soldi. Una cosa da evitare assolutamente in mezzo alla pandemia.

Ma in un certo senso, questa mentalità sembra quasi denotare che l'idea di Beirer sia che la KTM non ne abbia neanche bisogno per proseguire il percorso vincente intrapreso 12 mesi fa.

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