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Petrucci: “In MotoGP sono stato amato ma non rispettato”

Danilo Petrucci affronta il suo penultimo gran premio prima di lasciare la MotoGP. A Portimao penserà solo a godersi la pista e la moto, ma non manca un pensiero al suo passato e rivela di non essersi sentito rispettato in questi anni.

Danilo Petrucci, KTM Tech3

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

Con il Gran Premio dell’Algarve, Danilo Petrucci dà inizio al suo addio alla MotoGP, che lascerà definitivamente la prossima settimana a Valencia. Tuttavia, il pilota di Terni ha deciso di godersi queste ultime due gare nel mondiale dei prototipi, cercando di ottenere il massimo senza guardare troppo il risultato. Nel venerdì di libere di Portimao però è stato molto vicino alla top 10, con un 13esimo tempo a pochi millesimi dalle prime dieci posizioni.

Inoltre nel secondo turno è stato il migliore dei piloti KTM, un risultato soddisfacente che gli fa stilare un bilancio di giornata tutto sommato positivo. Petrucci ha rivelato di avere un buon feeling con la moto e di pensare solo a guidare: “Sono contento di essere vicino alla top 10, ho fatto un buon giro ed ero più veloce rispetto ad aprile. Avevo un buon feeling, sto provando a divertirmi in queste ultime due gare e provo a non pensare al risultato”.

“Durante la mattina avevo buone sensazioni – prosegue – ma rispetto alle altre moto ci manca qualcosa in accelerazione e in frenata. C’è un po’ tutto, guardando gli altri costruttori, alla fine non so che problemi abbiano avuto gli altri piloti KTM, ma sicuramente l’ultima volta qui ad aprile solo Binder faceva la differenza. Per quello che penso, la moto è molto simile a quella dello scorso anno, quindi provo ad essere il più veloce possibile, ma ho iniziato questo weekend senza dare troppa importanza al risultato, solo divertendomi con una motogp su questa pista”.

Nessuna pressione, dunque, solamente voglia di godersi questi ultimi due fine settimana in MotoGP: “In questa gara non voglio vedere nemmeno dove sono messo, però ho cercato di andare in moto e mettermi a posto senza cercare di fare oltre quello che si prova a fare di solito per far meglio. Ho una buona fiducia sull’anteriore, è chiaro che manca ancora qualcosa e tutte le KTM sono in difficoltà. Essere il migliore dei KTM mi fa essere felice, anche se è solo il primo giorno e conta poco. Però ho un buon feeling. Alla fine per essere un pilota che va alla Dakar non è male, sono soddisfatto e abbiamo lavorato bene. Ci sono delle piccole cose che non so se riusciremo a risolvere, per esempio in accelerazione perdiamo molto soprattutto nel rettilineo, perciò vediamo domani”.

Danilo Petrucci, KTM Tech3

Danilo Petrucci, KTM Tech3

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

Tuttavia, essere il migliore dei piloti KTM a pochi millesimi dalla top 10 non fa saltare di gioia Petrucci, che resta con i piedi per terra e ricorda quanto il sabato tutti facciano dei passi in avanti: “Sicuramente sabato mattina qualcuno migliorerà, non c’è un grande gap tra la gomma media e quella morbida, quindi sarà molto difficile cercare di trovare qualcosa, perché quando si ha un buon feeling non si stravolge la moto e si vanno solo a cercare i dettagli. Però purtroppo in MotoGP adesso, con due decimi tirati giù sei settimo oppure ottavo, che è molto. Manca poco, ma c’è da mettersi a posto anche per la gara, perché questa è una pista abbastanza fisica e c’è da capire quali gomme usare, non possiamo usare le dure davanti, vedremo”.

Danilo Petrucci è sicuramente uno dei piloti di riferimento di questi ultimi anni, ha trascorso ben 10 anni nel paddock della MotoGP, firmando anche un successo con la Ducati ufficiale. Il ternano però lascia questo paddock con l’amaro in bocca, affermando di essersi sentito amato, ma non rispettato: “Penso di essere entrato per la prima volta in questo paddock circa 25 anni fa perché mio padre ci lavorava. Durante i miei dieci anni di carriera in MotoGP, credo di essere stato amato ma non rispettato. Non sempre si può essere amati e rispettati nello stesso momento. Lavoro e parlo con molte persone e per me attraversare il paddock è difficile perché ho tante persone da salutare e con cui parlare. Non urlo mai nel box, mi prendo sempre le mie responsabilità, quando i risultati non arrivavano, mi sono sempre messo in prima linea per migliorare, senza puntare il dito su altri per la mancanza di risultati. Ho avuto una lunga carriera in MotoGP, forse sarebbe potuta essere ancora più lunga se avessi iniziato a urlare a qualcuno e non prendermi le mie responsabilità come invece qualcun altro ha fatto. Non ho mai provato a fare qualcosa di diverso da quello che sono, ma non si può essere amato e rispettato”.

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