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Analisi

Perché Suzuki deve cercare il sostituto di Brivio dentro al team

La partenza di Davide Brivio da Suzuki lascia il team giapponese di fronte ad un grande dilemma: cercare il sostituo fuori o lasciare il testimone a qualcuno che possa dare continuità alla filosofia della Casa?

Davide Brivio, Joan Mir, Team Suzuki

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

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L’addio di Davide Brivio, che nelle prossime ore dovrebbe essere presentato ufficialmente come nuovo CEO di Alpine in Formula 1, sembra particolarmente sorprendente se teniamo in considerazione il fatto che Suzuki ha conquistato meno di due mesi e mezzo fa il suo primo titolo MotoGP degli ultimo 20 anni, grazie a Joan Mir.

Tuttavia, ogni situazione dipende dal punto di vista da cui si guarda ed è indubbio che il maiorchino sia uscito vittorioso da una delle stagioni più strane della storia della MotoGP. Se questo fosse poco, Marc Marquez, sei volte campione nelle ultime sette stagioni, si è infortunato nella gara di ripartenza del 2020 e ancora non è tornato a correre.

Non c’è alcun dubbio sul fatto che il titolo di Mir sia stato assolutamente meritato, ma è anche certo che le circostanze in cui lo ha vinto non si ripeteranno facilmente. Non solo per l’assenza di Marquez, anche per le estreme difficoltà di Yamaha, per la poca costanza di Ducati e per la mancanza di esperienza di KTM.

In questo contesto, si comprende meglio che Brivio, sicuramente persona determinante nel progetto di ritorno in MotoGP iniziato nel 2013 e materializzatosi nel 2015, abbia deciso di accettare la grande sfida che gli si presenta, in un ecosistema così ostile come quello della Formula 1. È impossibile andare via con un biglietto da visita migliore di quello che ha attualmente in MotoGP, dove sicuramente potrà tornare quando vorrà dopo essersi confermato uno dei team manager con più lungimiranza di tutto il paddock.

È stato lui, come team manager Yamaha, ad essersi incaricato di convincere Valentino Rossi a lasciare Honda per unirsi alla Casa dei tre dispason. Ha fatto firmare Jorge Lorenzo anche prima che questo conquistasse il suo primo titolo in 250cc nel 2006 e in Suzuki è riuscito a mettere insieme due realtà ben differenti come quella giapponese e quella europea. Per tutto questo, il vuoto che lascia nella Casa di Hamamatsu è enorme e non sarà per niente facile trovare un sostituto.

Davide Brivio

Davide Brivio

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

“L’addio di Davide ci lascia un vuoto molto grande, ci sentiamo un po’ orfani. È importante che la gente capisca che è stato lui ad essersi fatto carico di costruire questo progetto da zero. Dall’acquisto dei primi camion a tutto il resto – spiega a Motorsport.com una voce molto importante in Suzuki – Questo gruppo di persone è speciale, perché Davide ha contrattato con ognuno di noi. Non solo per la nostra esperienza professionale, ma anche per il carattere di ogni persona”.

I dirigenti della Casa della grande S si trovano ora di fronte ad un importante dilemma, che sicuramente segnerà il futuro a medio e lungo termine. Il primo responsabile della scelta del sostituto di Brivio è Shinichi Sahara, il Project Leader. Sarà lui a dove decidere se preferisce promuovere qualcuno all’interno del team o se, al contrario, optare per qualcuno da fuori.

L’inflazionato modo di dire che recita che squadra che vince non si cambia porta a pensare che l’opzione più logica sia dare la possibilità di crescere a una figura nuova che conosca bene la filosofia che ha portato questi risultati così buoni, in cui i pilastri sono la scommessa sui piloti giovani e una politica che fa andare passo passo con lo sviluppo della moto, senza prendere troppi rischi, ma in evoluzione costante, minimizzando il margine di errore. Dalle parole di Sahara nel comunicato che conferma l’uscita di Brivio, si può dedurre che la strada con maggiori possibilità è quella della scelta interna.

“Il 2021 sarà anche più importante del 2020 per noi, perché proveremo a mantenere questo stato di forma. Ora stiamo provando a trovare il miglior modo di coprire il buco lasciato da Davide. Fortunatamente, nella maggior parte delle occasioni, le mie opinioni coincidevano con le sue, quindi non credo che sia troppo complicato mantenere la direzione verso cui la squadra deve dirigersi – dichiara l’ingegnere, sostenuto da quel membro della struttura che parla con chi scrive queste righe – La gente ora sarà un po’ diffidente se venisse inserito nel gruppo qualcuno da fuori. Penso che la cosa più intelligente sia che tutti noi usciamo da questa situazione fidandoci di quelli di noi che sono arrivati fin qui”.

Davide Brivio, Joan Mir, Team Suzuki MotoGP

Davide Brivio, Joan Mir, Team Suzuki MotoGP

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

Scegliere qualcuno all’interno del team rafforzerebbe la fiducia del gruppo in un momento delicato, in cui la mancanza di una figura così visibile come quella di Brivio può destabilizzare la struttura. Una cosa apparsa in maniera chiara in quest’ultimo anno è che Suzuki, oltre ad essere un team con due piloti che lottano senza tirarsi indietro, è un gruppo di gente che lavora in maniera unita, senza le divisioni che invece esistono in altre realtà.

Se il team manager della squadra stava già lottando per ottenere il budget necessario per gestire l'operazione MotoGP, sarà un compito ancora più difficile per chi prenderà le redini. Un altro compito che dovrà gestire il nuovo capo sarà la creazione del famoso team satellite, un progetto che è stato rimandato senza mai concretizzarsi.

Per non parlare dei piloti, Mir e Rins, che hanno sempre mostrato gratitudine per la fiducia data loro dalla squadra. Il rispetto che hanno mostrato in pista i due compagni di squadra, nonostante lottassero entrambi per il mondiale, è lo specchio dell’armonia che ha sempre regnato in Suzuki e il nuovo direttore dovrà provare a mantenere quest’atmosfera a tutti i costi.

Joan Mir, Team Suzuki MotoGP, Alex Rins, Team Suzuki MotoGP

Joan Mir, Team Suzuki MotoGP, Alex Rins, Team Suzuki MotoGP

Photo by: Dorna

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