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Opinione: le rotture di motore sono un problema ricorrente per Yamaha

La Yamaha ha sofferto due rotture di motore durante il recente GP d'Italia di MotoGP al Mugello. E, come spiega Toni Boerner, è stato un problema ricorrente per il costruttore giapponese.

Jorge Lorenzo, Yamaha Factory Racing, Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

Se cercate una moto affidabile, dando uno sguardo a cosa è accaduto di recente in MotoGP, probabilmente oggi non comprereste una Yamaha.

Naturalmente, se questo è il caso, bisogna ricordare che la MotoGP è un campo di sviluppo e a nessuno di noi sarà mai permesso di guidare una moto di quel tipo. E' una lotta per la gloria ed il prestigio.

Le moto del Mondiale Superbike sono anch'esse lontane da quelle che si possono acquistare in un concessionario, mentre quelle da Endurance sono più vicine, pur essendo dotate di serbatoi più grandi e di quick-change system.

A cavallo tra gli anni '90 e l'inizio del nuovo millennio, nel mondo delle due ruote, per questioni di sicurezza, sono stati fatti dei passi importanti per ridrre i problemi di motore. Per esempio ora le carene hanno un vano anche sotto al motore, inoltre sono state introdotte delle quantità minime di olio e liquidi.

Durante l'ultima decade, dunque, le rotture di motore sono diventate molto più rare e, in MotoGP, sembrano essere un problema esclusivo della Yamaha:

  • Jorge Lorenzo – Qualifiche – Sachsenring 2010
  • Ben Spies – Gara – Indianapolis 2012
  • Jorge Lorenzo – Warm-up – Mugello 2016
  • Valentino Rossi – Gara – Mugello 2016

Il guasto al motore di Rossi, in particolare, è stato è estremamente costoso, non solo in termini di riparazione, perché l'italiano sembrava poter mettere le mani sulla sua prima vittoria al Mugello dal 2008 e avrebbe quasi certamente chiuso la gara almeno sul podio.

Non l'ha fatto e le rotture meccaniche possono capitare a volte. Ma quanto del disastro del Mugello può essere imputato solamente alla sfortuna e quanto invece no?

Dopo tutto, non solo i fan del "Dottore" si stanno domandando come mai il suo motore non sia stato sostituito dopo la rottura di Lorenzo nel Warm-Up.

Certo, se si dispone di un numero limitato di motori da utilizzare per una stagione intera, è necessario trovare un buon compromesso tra potenza e velocità da un lato ed affidabilità dall'altra.

I sette motori devono durare per tutti i 18 eventi del calendario della MotoGP. Per fare una comparazione, Cal Crutchlow è diventato campione del mondo della Supersport nel 2009 e lo ha fatto utilizzando più di 30 propulsori.

Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing

Photo by: PhotoCiabatti

Non solo MotoGP

E non solo Lorenzo e Rossi hanno dovuto fare i conti con le delusioni provocate dai motori Yamaha.

Prendiamo, per esempio, il Mondiale Endurance. La cosa più importante è arrivare alla bandiera a scacchi, perseverare per tutta la distanza di gara, che si di 24 o 8 ore.

L'anno scorso, è stato il duo della Tech 3 composto da Bradley Smith e Pol Espargaro a difendere l'onore della Yamaha nella leggendaria 8 Ore di Suzuka, insieme a Katsuyuki Nakasuga. Hanno ottenuto la pole position con il record della pista e vinto la gara.

La griglia di partenza a Suzuka è decisa da una Superpole, con due piloti che hanno a disposizione un solo giro lanciato prima di tornare ai box.

E si vocifera che Espargaro e Nakasuga abbiano utilizzato dei motori da qualifica, costruiti per durare solo questo spazio molto breve.

La gara è stata vinta, ma per quanto riguarda la squadra che solitamente difende i colori nel Mondiale, ovvero il Yamaha Austria Racing Team, è arrivata la rottura del motore dopo appena dieci giri di gara.

E alla 24 Ore di Le Mans? Il ritiro è arrivato dopo 13 delle 24 Ore, ancora per una rottura di motore.

Veniamo ora al Bol d'Or: la stessa cosa. La YART stava lottando per la vittoria nelle prime 14 ore di gara, ma poi ha dovuto ritirarsi per problemi al motore.

#7 Yamaha: Broc Parkes, Max Neukirchner, Ivan Silva, Igor Jerman
#7 Yamaha: Broc Parkes, Max Neukirchner, Ivan Silva, Igor Jerman

Photo by: Marc Fleury

Il pericolo

Non si può, tuttavia, incolpare la Yamaha di non impegnarsi abbastanza, visto che è coinvolta ufficialmente in MotoGP, Endurance, World Superbike, MXGP, Enduro e Dakar.

E la Yamaha, naturalmente, ha spinto molto sulla sua rivalità con la Honda. Ecco perché l'anno scorso è stato messo tutto in linea per provare a celebrare il 60esimo anniversario dell'azienda.

Ma la disciplina suprema appartiene ancora alla Honda, con la BMW che combatte. Al Tourist Trophy dell'Isola di Man la Yamaha non ha voce in capitolo.

L'anno scorso, Michael Dunlop avrebbe dovuto portare delle vittorie alla Yamaha. Nel 2014 aveva vinto quattro gare su sei, alternandosi alla guida di BMW ed Honda.

Nel 2015, Dunlop è tornato in sella alla sua BMW privata, lasciando la Yamaha dopo aver disputato solamente tre sessioni di prove libere. Una mossa dura, se si pensa che sulla foto ufficiale del programma c'era lui in sella alla R1 con i colori Milwaukee.

Ma Dunlop non voleva rischiare la sua vita più del dovuto. Ci sono immagini che mostrano alcuni passaggi sull'isola di Man con delle fumate bianche molto simili a quelle di Rossi e Lorenzo al Mugello.

Si dice che abbia perso diversi litri di olio in appena un giro, mentre le gare della Superbike e del Senior TT ne durano sei ciasciuna.

Tutti sanno cosa succede se una goccia d'olio cade sulla gomma posteriore. Cosa succede se ti capita mentre stai andando ad oltre 300 km/h, nei tratti di Douglas, Kirk Michael e Ramsey? Dunlop semplicemente non aveva scelta.

Michael Dunlop, SBK, BMW S 1000 RR
Michael Dunlop, SBK, BMW S 1000 RR

Photo by: Toni Börner

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