Nakamoto la pensa come Marquez: "Il problema Honda è l'elettronica!"
Shuhei Nakamoto, vicepresidente di HRC, pensa che il problema di Honda in questo 2016 sia l'elettronica. Il nuovo software è più complesso di quello Honda 2015 e le regolazioni altrettanto difficili.
Marc Marquez, Repsol Honda Team
Gold and Goose / Motorsport Images
Nel fine settimana appena trascorso a Brno, Shuhei Nakamoto, vicepresidente di HRC, ha fatt un bilancio della prima metà della stagione prendendo in considerazione anche quanto fatto dai costruttori concorrenti.
Quando gli è stato chiesto se uno dei problemi fosse il nuovo motore a rotazione inversa introdotto di recente dopo le richieste di Marquez, la risposta è stata breve ed eloquente: "No. Il problema è l'elettronica".
L'affermazione di Nakamoto è stata confermata successivamente anche dall'attuale leader della classifica mondiale piloti. Dal momento del debutto, la moto presenta problemi in accelerazione.
Confrontando questo aspetto con Ducati e Yamaha, non è forzatamente necessario imputare questo problema al motore, perché potrebbe essere altrettanto potente, ma è la forza che genera a non essere messa a terra in maniera efficace. Il sintomo più visibile sono i cavalli che i tecnici e i piloti tentano di non sprigionare in uscita di curva.
"Quello che faccio è toccare il freno dietro per fare in modo che la moto non impenni", assicura Marquez. Questo non sembra il miglior compromesso, trattandosi di corse. Un altro aspetto indicativo sono le ali, che servono per mantenere l'avantreno della moto a terra nel corso delle accelerazioni.
Il comune denominatore di tutto questo è da ricercare nella centralina unica che è stata introdotta proprio in questo 2016. "Lo scorso anno usavamo il nostro software e metterlo a punto non era così difficoltoso. Con il nuovo, invare, non è facile trovare una regolazione adeguata. A volte ci siamo riusciti, ma la maggior parte delle volte i piloti dicono di avere poca potenza in uscita curva, dunque diamo loro più cavalli e la moto si alza in uscita, dunque ce ne sono troppi a disposizione", sostiene Nakamoto.
"Il software funziona bene, ma le prestazioni che garantisce sono differenti. Ora è più importante lavora re in maniera certosina, metre il nostro ci consentiva una fase di regolazione molto più semplice. Con questo sistema a volte funziona, altre no. Non abbiamo capito perché", ha concluso il nipponico.
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