Nadia Padovani, il coraggio della donna che ha salvato Gresini Racing
Due anni fa, Nadia Padovani rilevò l'azienda creata e gestita fino alla sua morte dal marito, Fausto Gresini. Abbiamo voluto incontrarla per capire meglio chi c'è dietro questa donna di cui si sa poco, che si lanciò con tutto il cuore nell'immensa sfida di salvare il team Gresini Racing e lo portò alla vittoria.
Quando Fausto Gresini si è spento il 23 febbraio 2021, dopo aver lottato per quasi due mesi contro il COVID-19 e le sue conseguenze, lo shock nel paddock della MotoGP è stato immenso. A 60 anni, colui che era visto come un leone era uno dei pilastri del campionato, conosciuto come pilota, campione e poi capo di una delle squadre più emblematiche. Aveva partecipato a tutte le avventure, corso in tutte le categorie, aveva vinto tanto quanto aveva sofferto. Allo shock di un addio così brutale si aggiungevano le domande vertiginose dei suoi dipendenti: cosa ne sarebbe stata di quella squadra che lui dirigeva e incarnava?
Nadia Padovani, vedova di Fausto e madre dei suoi quattro figli, lo ha capito subito. Il suo dolore faceva eco a quello dell'altra "famiglia Gresini", quella della corsa, che aveva bisogno di essere rassicurata sul suo futuro. Così, molto rapidamente, poco prima del funerale, ha deciso di prendere in mano l'attività e di continuare il lavoro del marito.
Nadia, ex infermiera, non era preparata a ciò che l'aspettava. Tuttavia, si dice che il coraggio sia fare il proprio dovere anche quando si ha paura, quindi non ha esitato e ha fatto quella scelta in modo naturale: quella di diventare la prima donna a gestire un team di MotoGP. "È stata una scelta avvenuta subito, una scelta mia e dei miei figli maggiori", racconta a Motorsport.com. "È stata proprio presa d'impulso. Era l'azienda di mio marito, l'aveva creata lui negli anni e ci teneva tantissimo, e ci sarebbe dispiaciuto chiuderla e lasciare a casa tutte le persone che ci lavoravano". Avrebbe potuto rinunciare, concentrarsi sul nucleo familiare. "C'erano varie problematiche anche personali, non soltanto a riguardo dell'azienda perché ho anche dei figli, tra cui due minorenni, e dovevo risolvere tante cose anche a livello personale", spiega. Però sembrava avere una missione.
L'ha considerata un'eredità e ha sentito la responsabilità di non lasciare che ciò che Fausto aveva costruito dal 1997 venisse abbandonato. Ha anche trovato lì un modo per digerire il lutto e tenere la mente occupata, e si è immersa anima e corpo nella scoperta di una nuova professione. Si è circondata dei due figli maggiori, Lorenzo e Luca, 22 e 26 anni, e dei fidati collaboratori del marito, guidati da Carlo Merlini (direttore commerciale e marketing), e ha imparato a gestire la squadra sportiva e l'azienda. "Posso ringraziare tutti i ragazzi che lavoravano già con mio marito, che mi hanno aiutata tantissimo. Da sola non sarei andata da nessuna parte con dei team così importanti. Non lo puoi fare da sola, devi [essere circondata da] persone proprio affidabili".
Nadia Padovani, Gresini Racing team owner
Photo by: Gresini Racing
Nonostante il sostegno ricevuto, il cambiamento nella sua vita è stato radicale. "Prima, io facevo la mamma con quattro figli. Io gestivo la famiglia e mio marito gestiva l'azienda, quest'altra famiglia, la Gresini family come la chiamiamo noi. È chiaro che non conoscevo tutte le dinamiche dell'azienda. Lui mi raccontava cosa capitava, ma non conoscevo tutti i dettagli su cosa doveva fare per far funzionare questa cosa. Quindi subito dopo la sua morte, ho iniziato ad andare in azienda e a starci veramente tantissimo per parlare con tutte le persone che facevano parte della Gresini Racing. Per capire cosa pensavano anche di me perché comunque io entravo in una realtà dove c'era sempre stato mio marito. Mi avrebbero accettata? Non era facile".
Una responsabilità come donna
Nadia Padovani sapeva che stava prendendo il testimone di un vero leader, eppure lei aveva tutto da imparare. Doveva conquistare la fiducia dei dipendenti e anche credere in se stessa. Il fatto che il team rimanesse in famiglia poteva essere rassicurante, ma non bastava. "[Ero] una donna che entrava in una realtà dove era sempre stato un uomo, in questo mondo che è soprattutto maschile. Non c'è un'altra donna team manager in MotoGP, quindi anche dovermi rapportare con gli altri manager delle altre squadre… All'inizio ero un po' titubante, non sapevo esattamente se mi avrebbero accettata o meno. Non è stato semplice perché comunque c'è sempre la mentalità maschile, però pian piano, man mano che venivo ai Gran Premi, hanno iniziato a conoscermi…".
E Nadia Padovani si è affermata con il tempo, fino a misurare il significato simbolico della posizione che ha fatto sua. Alla presentazione della stagione 2022, quando è salita sul palco per pronunciare le parole che ci si aspettava da lei come direttrice di questa squadra, non ha mancato di mandare un messaggio alle donne che la guardavano: sentiva una vera e propria responsabilità nei loro confronti occupando una posizione così alta e voleva dimostrare che era possibile.
Ancora oggi, cerca di fare in modo che il fatto di essere una donna in questa posizione non sia neanche un argomento, ma è ben consapevole che può anche ispirarne altre. "Ci sarà sempre qualche dubbio da parte di certe persone. La donna deve sempre dimostrare tanto di più rispetto ad un uomo. Io ci provo", spiega con semplicità. Umile, ma certamente volenterosa.
Un progetto da costruire in tre mesi
In questi primi mesi difficili, si è ispirata al modo in cui lo stesso Fausto Gresini era riuscito a rialzarsi quando la tragedia ha colpito la sua squadra. "Lui ha avuto due perdite importantissime, due piloti meravigliosi", ricorda Nadia, riferendosi alla morte di due piloti a cui il manager italiano era particolarmente legato, Daijiro Kato nel 2003 e Marco Simoncelli nel 2011. "Con Daijiro si è ripreso e ha voluto portare avanti l'azienda e continuare. Dopo la morte di Marco, per sette-otto giorni non si voleva neanche alzare dal letto. Diceva 'basta, chiudo, non posso fare questo lavoro perché vedere questi ragazzi morire così è terribile…'. Voleva smettere, ma gli ho detto che anche se avesse chiuso l'azienda e non avesse più fatto correre questi ragazzini, loro sarebbero andati da un'altra parta, in un altro team. 'Non cambierà niente, non puoi farci niente, quindi devi rialzarti e continuare a fare quello che stai facendo perché è il loro sogno, come quello di Marco che era di essere in MotoGP e di gareggiare'".
Quindi anche lei si è rialzata. Ma la morte del team principal scuoteva particolarmente la squadra anche perché arrivava nel bel mezzo della pausa invernale, quando stava per iniziare quello che doveva essere l'ultimo anno di collaborazione della struttura faentina con Aprilia. Poco prima di ammalarsi, Fausto aveva annunciato che Gresini sarebbe tornato a essere un team indipendente nel 2022 e per un ciclo contrattuale di cinque anni, però aveva lasciato una pagina bianca per questo nuovo capitolo.
"Non abbiamo mollato", dice Nadia Padovani, che ha gestito allora quella fase di transizione e la trasformazione della squadra della classe regina, oltre ai programmi Moto2, Moto3 e MotoE. "Abbiamo cercato di portare avanti il progetto che era quello di Fausto ma che non aveva ancora concluso, quello di avere un suo team indipendente in MotoGP. Abbiamo fatto di tutto per riuscirci. Il tempo era pochissimo perché io ho preso l'azienda a marzo e per poter dire se c'eravamo o no al campionato avevamo come termine giugno, quindi abbiamo messo insieme il progetto MotoGP in tre mesi. È assurdo, nessuno riesce a mettere insieme un progetto così importante in tre mesi, il budget è veramente tanto. Invece noi ce l'abbiamo fatta. Quella è stata una bella vittoria".
Di questo progetto di squadra indipendente c'erano solo i contorni, tutto era da costruire. "Fausto aveva parlato con vari costruttori ma non aveva ancora deciso con chi si sarebbe legato. C'erano in ballo l'Aprilia, la Suzuki, la Ducati. La scelta di andare in Ducati è stata presa da me, da noi", spiega. Con quell'accordo, Gresini Racing avrebbe affiancato Fabio Di Giannantonio, promosso dalla Moto2, ed Enea Bastianini: due piloti della famiglia. "Lo abbiamo visto come un segno che ci mandava Fausto perché erano due piloti che lui aveva portato nel Mondiale insieme, in Moto3". Nadia si è lasciata guidare: "Lui non aveva ancora progettato proprio niente di questa squadra quindi lo abbiamo fatto noi, io con i miei collaboratori, in base a questo segno che secondo me ci mandava Fausto. Dovevamo andare da quella parte".
E un po' di magia si è poi inserita in questa storia dolorosa. Dopo un 2021 servito a mettere in piedi questo programma di squadra indipendente, una vittoria è venuta a premiare la Gresini Racing sotto questa nuova identità alla prima gara della stagione 2022, 16 anni dopo l'ultima nella categoria, quella di Toni Elias al GP del Portogallo del 2006. Le lacrime di tristezza per l'assenza di Fausto Gresini si sono mescolate a quelle di immensa gioia per il successo ottenuto dopo mesi di lavoro. Immagine sublime di quella prima gara dell'anno, è stata proprio Nadia Padovani a salire sul podio accanto ad Enea Bastianini, che l'ha portata in trionfo.
"È stato un insieme di emozioni incredibili perché noi abbiamo dato veramente il 200% per arrivare a fare quel primo Gran Premio. Abbiamo lavorato tutto il 2021 per mettere in piedi il team di MotoGP e lì, in quel giorno, essere primi, salire sul gradino più alto del podio è stato proprio… È un'emozione indescrivibile. C'era tutto in quelle lacrime. Era proprio per buttar fuori tutta la tensione accumulata tutto quell'anno, tutto il dolore che mi sono portata dietro, e che mi sto ancora portando dietro perché la perdita di mio marito è stata importantissima nella mia vita e nella vita dei miei figli".
Podio: Vincitore della gara Enea Bastianini, Gresini Racing MotoGP, Nadia Padovani, Team principal Gresini Racing.
Photo by: MotoGP
"Quel giorno lì, c'era anche Fausto. Quella vittoria era proprio per lui. Quando lui è morto, proprio il giorno del funerale, io ho detto che volevo dimostrare al mondo chi era, chi era la Gresini Racing, l'azienda che aveva creato. Siamo arrivati lì in Qatar come team indipendente, e non era mai successo che un team indipendente avesse vinto al primo Gran Premio, con a capo una donna con le sue disperazioni, con tutto quello che ho vissuto, passato. Quella vittoria era proprio per mio marito. Era per lui. Volevo che lui fosse orgoglioso di quello che stavo facendo, dei suoi ragazzi, della sua squadra, di tutti".
Lei che è attenta ai "segni" che può ricevere, ha notato ovviamente che la Gresini Racing ha vinto la prima gara del dopo 2021, così come il team aveva già vinto i Gran Premi che avevano seguito le morti di Kato e Simoncelli. Con quella vittoria, che tra l'altro non sarebbe rimasta isolata, Nadia Padovani sembra essersi liberata. La situazione si è calmata per lei nel corso della stagione 2022 e ha preso sempre più il suo posto. "Sono venuta praticamente a tutte le gare, ho mancato pochissimi Gran Premi perché volevo essere presente anche in pista per capire come funziona una squadra all'interno del box, le problematiche che ci sono nei Gran Premi, non soltanto il fatto di rimanere al reparto corse in azienda e di lavorare da casa. La mia presenza conta perché se si devono prendere decisioni importanti, devo sapere esattamente cosa accade. Devo conoscere a 360° l'azienda, cosa succede in entrambi i campi".
Il suo ruolo è sfaccettato, allo stesso tempo è "imprenditrice, ma anche psicologa", sorride, lei che accompagna piloti che hanno un'età che potrebbero essere i suoi figli. Deve anche abituarsi alle interviste ed allo sguardo intimidatorio delle telecamere, ma ne ha sempre meno paura. E dietro le quinte è convincente, al punto da essere stata premiata come imprenditrice dell'anno dalla città di Faenza nell'estate del 2022.
Facciamo notare a Nadia Padovani che, in una lunga intervista, Fausto Gresini ci disse una volta che non si sentiva in grado di gestire una squadra quando l'aveva creata, che questo mestiere si impara col tempo. Queste parole riecheggiano ora, lungo il percorso che lei stessa ha intrapreso negli ultimi due anni. "Certo. È per quello che quando ho preso in mano l'azienda, rimanevo tante ore [sul posto] soprattutto a capire come funzionava la parte amministrativa. Non volevo sentirmi in difetto rispetto a delle situazioni aziendali. Volevo imparare. Ma anche oggi sto ancora imparando, non smetti mai".
La vita stessa non si ferma. Un passo alla volta, Nadia Padovani si fa strada e garantisce di non avere rimpianti. Anche se dice che non le piace pensare al futuro, per non affrontare il dolore ancora vivo di dover andare avanti senza Fausto, sembra trarre nuovi motivi per sorridere da ogni successo quotidiano. Dal punto di vista sportivo, la Gresini Racing ha ampiamente rispettato le aspettative, anzi è andata ben oltre, e la parte più difficile sembra ormai essere stata superata per questo gruppo di lavoro che ha improvvisamente vacillato e che deve la sua salvezza alla decisione impulsiva di una donna coraggiosa.
Nadia Padovani, Gresini Racing
Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images
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