MotoGP | Uccio Salucci, l'assistente nell'ombra diventato attento direttore
La squadra che sta dominando le altre nel campionato MotoGP è guidata da una persona che il paddock conosce da oltre 25 anni. Direttore del team VR46, Alessio Salucci ci racconta come la sua esperienza come assistente di Valentino Rossi abbia guidato le sue scelte in questo ruolo in apparenza molto diverso.
Per molto tempo è stato semplicemente "Uccio", l'amico d'infanzia di Valentino Rossi, sempre a pochi centimetri dal campione, ovunque andasse. Fatto sta che gli inizi del fuoriclasse italiano risalgono a un periodo in cui il ruolo di assistente non era così diffuso e professionalizzato come oggi, e molti vedevano il suo indispensabile braccio destro solo come un amico fedele. Con il tempo, però, Alessio Salucci ha saputo reinventare il suo posto nel paddock della MotoGP, affermandosi in modo silenzioso.
Ad un certo punto può essere stato stanco di essere ridotto al ruolo di amico piuttosto che di assistente, anche se faceva molto. Dice di aver subito molte cattiverie durante la carriera del nove volte campione, "e ancora tutt'ora", ma ora sa passarci sopra. "La gente purtroppo ha una malattia importante che si chiama invidia e io ho imparato a conviverci da molto giovane", spiega a Motorsport.com.
"Forse a livello di comunicazione abbiamo sbagliato a comunicare alla gente che io ero l'amico. Sì, ero il suo miglior amico, però lavoravo anche per lui. Allora perché io sono l'amico e invece Miller ha un assistente?", chiede. "Guidavo il motorhome, inizialmente mi occupavo dei giornalisti, a casa seguivo tutti gli appunti… E [la gente] diceva che Uccio non faceva niente".
"Ma sinceramente, non mi interessa niente. Per due anni, mi ha interessato. Quando hai 23 o 24 anni, dici 'perché questi mi devono massacrare?'. Non ho mai fatto del male a nessuno. Poi per fortuna, mi è passata in maniera abbastanza veloce e adesso si ride e si scherza".
Quest'esperienza lo ha comunque arricchito enormemente. "Per assurdo, mi ha tranquillizzato. Ormai sono pronto a [incassare] tutto! E adesso molti mi fanno i complimenti per il team, quindi sono contento", sorride, fiero. "Lasciamo stare gli haters, che fanno ridere, qua si lavora e si fa sul serio. Abbiamo 45 dipendenti, di cui 20 famiglie da mantenere".
Sì, l'uomo che tutti chiamano ancora Uccio occupa ora una posizione completamente diversa. Dopo aver diretto a lungo la VR46 Riders Academy (incarico che ha lasciato quest'anno), gli è stata affidata la gestione del team di Valentino Rossi. E non è un ruolo finto, è un capo affermato, che vuole dare alla squadra il suo tocco personale.
I direttori di team raggiungono questo ruolo con ciascuno il suo bagaglio, e nell'impronta data da Uccio, Rossi non è mai lontano. La vita trascorsa accanto al campione ha influenzato direttamente il modo in cui gestisce la squadra. "Grazie a Vale, sono stato vent'anni in team ufficiali, quindi ho visto cosa serviva a Vale, cosa non aveva, e cerco di portarlo al team", ci spiega con passione.
Valentino Rossi, Yamaha Factory Racing
Photo by: Yamaha MotoGP
Così, Uccio ha voluto creare una vasta struttura dietro al box, piuttosto che metterci un camion tecnico più comune. Una struttura con uffici e aree relax per il personale, dove si svolgono le riunioni tecniche con il necessario grado di riservatezza e dove i meccanici possono rilassarsi su una terrazza fatta apposta per loro. "Quando il capo tecnico decide che loro hanno dieci minuti liberi, qui hanno delle poltrone, dei portacenere e un frigo con l'acqua per stare lì in relax. Questo è loro e non hai idea di quanto loro siano contenti".
In questa struttura, tutto è pensato per facilitare l'interazione, in base alle esigenze di ogni ruolo. E i piloti sono integrati, con un proprio ufficio. "Ho visto negli anni che il pilota, quando va nel suo motorhome, là non deve avere niente del racing. Quello che deve avere, è una foto con la sua fidanzata. Devono essere staccate le due aree, racing e personale. Altrimenti, sono sempre lì a pensare e non fa bene, anzi ti appesantisce".
"Secondo me, una struttura così ha un impatto sulla qualità del lavoro. Grazie a Vale, ho fatto tanti anni in MotoGP e ho visto quanto è importante avere dei mezzi alle gare, dei camion o altro, dei servizi per i meccanici e i piloti. E' veramente fondamentale. Sono investimenti importanti, investimenti che non fanno tanta differenza [a livello di spesa] ma poi sul lavoro ne fanno tante", spiega. "Non è un lusso, è un'esigenza. Secondo me, dovrebbe essere una cosa normale".
Anche nell'ospitalità il metodo Uccio ha portato un grande cambiamento, per una buona gestione senza sprechi, ma soprattutto per il comfort del suo team. "Serviamo al piatto, non più al buffet. Mi faceva arrabbiare che il meccanico che lavora tanto così, mangiava la pasta che stava un'ora lì a bollire. Secondo me, il meccanico quando arriva deve avere il suo piatto con una cosa calda, quello che gli piace di più. Quindi abbiamo fatto questa cosa qua, per gli ospiti ma molto per i meccanici e tutto lo staff".
Marco Bezzecchi, VR46 Racing Team, Luca Marini, VR46 Racing Team, Alessio Salucci
Photo by: Media VR46
Nel corso della nostra conversazione, senza prestarci attenzione, Uccio scarabocchia meccanicamente dei "46" su un foglio di carta. E Rossi, cosa ne pensa del tocco messo in atto dal suo collaboratore? "[Queste riflessioni] le abbiamo condivise assieme e mi ha sempre fatto i complimenti. E' contento perché molte cose le ha pensate anche lui", spiega Uccio, che spesso riferisce al grande capo, sempre ben informato su ciò che accade sul circuito.
"Io ho due riunioni a settimana con lui a casa: una il mercoledì e una il venerdì. Devo preparargli un pacco di roba e spiegargli tutto. Nell'operatività giornaliera, le decisioni le prendo io, però quelle più importanti le prende lui. Mi piace. Io con lui ho un rapporto di fratello e mi piace proprio confrontarmi e parlare su cosa facciamo e non. Mi dà proprio gusto".
"Mi aiuta perché mi dà un supporto, ma Vale fa paura, ha un'intelligenza sopraffina. Io penso per tre ore a una roba e lui in tre minuti trova il problema! [ride] Lui è il manager, ha la visione, è uno veramente molto smart anche nella vita".
"Io non sono il capo di nessuno. Siamo qua per cercare di fare lavorare loro nel migliore modo possibile. Secondo me, questo è un responsabile di un team", riprende Uccio, con il foglio ormai annerito e un'occhio sull'orologio. Luca Marini è salito discretamente sull'ellittica accanto a noi: la sessione si avvicina ed è ora di riscaldarsi. "Quando li vedo sotto stress, è un motivo di stress anche per me!" sorride il direttore, condividendo con la sua squadra l'aumento del ritmo con un calendario più lungo e due gare per weekend. "E' uguale per tutti quindi dobbiamo essere bravi tutti a cercare di supportare al meglio possibile i ragazzi".
"Mi sento ripagato quando arrivo in ufficio al mattino a Tavullia, oppure qui [su un circuito] e che vedo tutto il team che sorride e lavora bene", si entusiasma. Ma è proprio la pista a dare il verdetto e, sotto questo aspetto, Alessio Salucci ha più che sufficiente esperienza per compensare gli sforzi e le critiche. "Sono molto contento per Luca e Marco [Bezzecchi], che conosco da tantissimo. Luca, addirittura, da quando era nella pancia di sua mamma, e il Bez da quando aveva 14 anni. Quando li vedo così, che vanno forte e felici, per me il resto non conta".
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