MotoGP, Red Bull Ring: bisogna fare attenzione al posteriore
La MotoGP torna dopo la pausa estiva e lo fa con il Gran Premio di Stiria, al Red Bull Ring. La pista austrica è una delle più esigenti per ciò che riguarda freni e gomme. Andiamo ad analizzare meglio cosa comporterà tutto questo anche in ottica gara.

Il moto mondiale torna al Red Bull Ring di Spielberg per restarci due settimane, prima con il Gran Premio di Stiria e poi per quello d’Austria. Un doppio appuntamento che se da un lato promette spettacolo e indicazioni sulle sorti del campionato 2021, dall’altro non fa felici per niente i gommisti e gli ingegneri.
Il circuito austriaco, infatti, è uno dei più severi ed esigenti al mondo per quanto riguarda la gestione delle gomme e dei freni, con potenziali pesanti effetti sugli esiti della gara. Per questo è necessario approntare meticolosamente set-up e strategia, soprattutto per tenere sotto controllo le elevatissime temperature che raggiungono i pneumatici, specie nel posteriore. Non a caso per le gare motociclistiche su questo tracciato esiste una speciale specifica per la gomma posteriore, appositamente sviluppata dai tecnici della Michelin. Ottimizzare il grip e limitare i fenomeni di usura, in modo da distribuire uniformemente le energie lungo la direzione laterale del battistrada, saranno il terreno sui quali i team si misureranno maggiormente .

variazioni di temperatura al Red Bull Ring
Photo by: MegaRide
Il Red Bull Ring è, infatti, caratterizzato da lunghi rettilinei e numerosi saliscendi, con alcuni segmenti che presentano importanti pendenze. Le curve, a differenza di altri circuiti, sono relativamente poche: appena 10, di cui 7 a destra. Il resto dei 4.318 metri del tracciato, sono lunghi rettilinei, pensati per lo spettacolo, i sorpassi e le velocità: la media del giro è di 185 kilometri all’ora, superiore anche a Philip Island e Mugello.
A farne le spese, sono appunto i freni e le gomme impegnate soprattutto in linea longitudinale. Le frenate più impegnative sono quelle di curva 1, 3 e 4. La curva 1 è, tra le tre, la più dura: sebbene in salita, chiude il tratto più veloce dell’intero tracciato. La curva 3 rappresenta invece il punto più lento, con una decelerazione di circa 240 km/h.
Per l’analisi tecnica del circuito, gli ingegneri di MegaRide hanno utilizzato un modello termico in modo da simulare i fenomeni più rilevanti per le gomme, che sono anche quelli che più significativamente possono influenzare la gara, ovvero l’andamento delle temperature e gli scambi termici che avvengono durante un giro di pista. Il risultato conferma le aspettative: in determinate fasi, le temperature locali e il conseguente stress termico sono elevatissimi
In particolare, nei tratti successivi alle curve 1 e 3, classificate anche dai tecnici di Brembo tra le più impegnative del campionato, i risultati del modello mostrano incremento termici notevoli. All'inizio del rettilineo successivo alla curva 1, la temperatura si alza di 60°C nella zona centrale dello pneumatico, soggetta a stress longitudinale sia in fase di trazione che di frenata, mentre in uscita da curva 3 l’incremento è superiore agli 80°C negli strati sovrastanti la carcassa e nei rib centrali. Nei grafici si può notare che l’incremento termico sul rettilineo in uscita da curva 3 abbia un transitorio più rapido rispetto a quello calcolato per il rettilineo seguente curva 1, con importanti conseguenze sul bilanciamento dinamico della moto.
A sopportare lo stress maggiore sono le gomme posteriori, soprattutto in corrispondenza dei rettilinei e delle frenate più critiche. Gestire al meglio queste coperture farà la differenza., indipendentemente dalle temperature ambientali. Il doppio appuntamento sul Ring di Spielberg darà una pronta occasione di rivincita a chi dovesse steccare la prima, anche se siamo in una fase della stagione nella quale sbagliare anche mezza gara può costar caro.

Energia termica prodotta al Red Bull Ring
Photo by: MegaRide
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