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MotoGP: perché Pol Espargaro non teme Marquez in Honda

Pol Espargaro affronterà la sfida più difficile della sua carriera condividendo il box con Marc Marquez nel team Repsol Honda nel 2021, qualora Marquez recuperasse dall’infortunio. Ma il suo lavoro nei quattro anni in KTM lo ha preparato alla lotta.

Pol Espargaro, Red Bull KTM Factory Racing

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

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Il mercato piloti del 2021 si è sempre mostrato piuttosto imprevedibile, con molti contratti in scadenza alla fine del 2020. Ma pochi avrebbero scommesso sull’addio di Pol Espargaro a KTM per approdare in Honda a fianco di Marc Marquez, il cui rinnovo con HRC, che lo ha blindato per quattro anni, era già stato ufficializzato.  

Quando le acque si sono calmate dopo la notizia, rivelata da Motorsport.com in anteprima, non ci è voluto molto a comprenderne le ragioni. La Honda è una moto difficile, che richiede uno stile di guida aggressivo per poterne trarre il meglio. In questo senso, non è poi così lontana dalla KTM, anche se, naturalmente, quando la stagione è ripartita, la RC16 era apparsa come una moto molto più docile rispetto agli anni precedenti.

Questo ha reso Espargaro il pilota perfetto per Honda. Ora, con il senno di poi, sarebbe facile mettere in discussione la scelta di HRC di spostare Alex Marquez al team LCR, dopo quanto mostrato dallo spagnolo nella seconda fase della stagione 2020. Ma, alla luce dei fatti, la decisione di Honda è stata corretta. Non da ultimo se si tiene in considerazione il passato di Espargaro nelle corse.

Campione del mondo Moto2 nel 2013, Pol Espargaro non è nuovo a scontri con Marquez in Moto2 e nell’allora 125cc. Il suo periodo in Tech3 in sella alla Yamaha, dal 2014 al 2016, (per ironia della sorte, aveva sostituito Cal Crutchlow, che aveva perso il posto in LCR come risultato dell’arrivo di Espargaro al team di lavoro Honda) non ha portato i podi che avrebbe dovuto avere.  Ma Espargaro è stato un pilota solido e questo lo ha reso la prima scelta di KTM per il suo progetto in nascita nel 2017. Proprio qui lo spagnolo si è formato come pilota MotoGP.  

KTM è arrivata in MotoGP completamente alla cieca. Nonostante la dirigenza si fosse lanciata in proclami affermando che l’obiettivo era quello di vincere gare entro i primi cinque anni del progetto, la strada per arrivare alla vetta era lunga e tortuosa. L’unica moto della griglia con il telaio a traliccio e sospensioni WP, si è fatta strada seguendo questa linea invece di prendere spunto dal resto della griglia, seguendo così le convenzioni in termini di telaio e sospensioni. Questa decisione ha reso il primo anno particolarmente difficile, ma KTM è passata dal pagare tre secondi dai primi in qualifica in Qatar, prima gara dell’anno, all’accusare meno di un secondo di ritardo nell’ultima gara a Valencia.  

Pol Espargaro, Red Bull KTM Factory Racing

Pol Espargaro, Red Bull KTM Factory Racing

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

Nelle ultime nove gare, Pol Espargaro è riuscito a rientrare in top 10 in quattro occasioni. Un anno dopo, ha guidato la RC16 sotto la pioggia scrosciante di Valencia, conquistando il primo podio in MotoGP per lui e per KTM. Le difficoltà del suo più blasonato compagno di squadra Johann Zarco nel 2019 hanno messo ancora più in luce il talento di Pol Espargaro, che ha costantemente raggiunto la top 10, chiudendo tutte le gare a punti tranne in un’occasione. Il suo impegno nel progetto è stato totale, lo spagnolo è stato una figura chiave nello sviluppo della moto. Senza i suoi sforzi, il collaudatore Dani Pedrosa non sarebbe riuscito ad avere l’impatto che invece ha avuto da quando è entrato nel team lo scorso anno.

“Rifletto sul grande lavoro, sulla tanta pazienza di entrambe le parti, sul tanto dolore causato dagli infortuni e anche sul fatto che parte di KTM non vedesse brillare il progetto all’inizio. Questo faceva male dopo aver speso molto budget per provare a far funzionare le cose – racconta Pol Espargaro a Motorsport.com in un’intervista su Zoom prima del suo canto del cigno con KTM in Portogallo – Ma rifletto in particolare sull’amore che c’è stato. KTM mi ha visto dare il 100% nonostante gli infortuni, mi ha visto guidare la moto anche non al massimo della forma perché non volevo deluderli”.  

Va da sé dunque che il 2020 trionfante di KTM, in cui ha vinto tre gare con Brad Binder e Miguel Oliveira e ha conquistato altri cinque podi e la quinta posizione nel mondiale grazie a Espargaro, non sarebbe stato nemmeno lontanamente possibile senza il grande lavoro dello spagnolo. Il fatto che abbia concluso la sua avventura con KTM senza una vittoria non lascia l’amaro in bocca, perché l’importanza del lavoro svolto e dei risultati ottenuti in questi anni sono comunque di grande soddisfazione.

“Sognavamo di essere in questa posizione – aggiunge – lo sognavamo sempre. Ma non solo io, tutta la squadra. Il nostro sogno era di essere dove siamo ora, di lottare per la top five in campionato e arrivare all’ultima gara con cinque podi e due pole position. La fine della stagione è stata surreale”.

“Inoltre, abbiamo lottato per tutta la stagione. In Repubblica Ceca potevamo vincere, ma Johann ci ha scalzati dal secondo posto. Ad ogni modo avremmo potuto vincere o arrivare secondi. Quindi è stato un podio in più. Ci sarebbe potuto essere anche un altro podio nella prima gara in Austria, ma la gara è stata interrotta e sono rimasto senza gomme. In quelle due occasioni saremmo potuti salire sul podio e avremmo potuto lottare per la vittoria”.

Pol Espargaro, Red Bull KTM Factory Racing

Pol Espargaro, Red Bull KTM Factory Racing

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

“Quindi parliamo di altri due momenti in cui avremmo potuto finire tra i primi tre, che avrebbe significato sette podi con un secondo ed una prima posizione, o due secondi posti. Dunque, è semplicemente irreale ciò che abbiamo conquistato, cosa potremmo ottenere e come è stata la stagione. È stata entusiasmante”.

Tutto ciò ha coinciso con la peggior stagione di Honda da quando è rientrata nella classe regina a tempo pieno nel 1982, a seguito dei tentativi andati in fumo di portare in pista la NR500 a quattro cilindri tra la fine degli anni Settanta e l’inizio del nuovo decennio. Ma la frattura del braccio di Marquez al Gran Premio di Spagna è stata solo uno dei problemi di HRC: la RC213V del 2020 ha avuto un inverno difficile e ha dato prova di essere ancora una moto difficile da guidare quando le gare sono ripartite a luglio. In questo senso le gomme Michelin del 2020 hanno giocato un ruolo chiave.

Addirittura, il primo podio di Honda è arrivato solo alla nona gara, in Francia, un risultato ben lontano dai 18 podi in 19 gare conquistati da Marc Marquez nel 2019. L’assenza forzata dell’otto volte campione del mondo ha costretto HRC a provare ad adattare la RC213V agli altri piloti, con una serie di cambiamenti per il rookie Alex Marquez nei test di Misano che si sono rivelati la sua fortuna. Il più giovane dei fratelli Marquez ha conquistato il suo primo podio nella bagnata Le Mans, replicandosi poi nel Gran Premio di Aragon.

Inevitabilmente, durante i media debrief in questi ultimi tempi, a Pol Espargaro è stato chiesto se avesse rimpianti per la mossa fatta in vista del 2021. Ma, come detto a Motorsport.com, ha affrontato sfide peggiori.

“Non dirò bugie, non mi ha dato fastidio nemmeno per un momento – ha commentato in riferimento alle difficoltà di Honda nel 2020 – ho iniziato il progetto KTM in Qatar a 3.5 secondi dal primo. Quindi, in quattro anni siamo riusciti a far lavorare una moto che non andava. Non funzionava niente, fidatevi. All’inizio la moto era molto difficile. Voglio dire, Honda ha avuto alti e bassi, ma è sempre stata lì. Probabilmente il primo anno non sarà semplice, ma al secondo anno la moto ci sarà. Questo succede nelle competizioni mondiali dove i costruttori vanno bene e male, anche KTM andava male ed ora va bene”.

Inoltre è consapevole del fatto che Honda sa perfettamente cosa lui può portare alla squadra: “Sicuramente, Honda mi ha preso non solo perché sono veloce, ma anche perché sono riuscito a creare un gruppo in persone in KTM che lavorasse bene e davo loro le informazioni corrette per sviluppare una buona moto e questo è parte del mio lavoro”.

Detto ciò, molti commentatori e altri sui social media che si ritengono ‘esperti’, credono che Espargaro stia andando verso il massacro. Marc Marquez non è solamente ‘un altro compagno di squadra’. Però questa non è una cosa che fa paura ad Espargaro, è una sfida che sta assaporando, perché lottare ad armi pari contro il migliore è la grande avventura di un atleta: andrà in Honda per dimostrare qualcosa a se stesso, a nessun altro.

Alex Marquez, Repsol Honda Team , Pol Espargaro, Red Bull KTM Factory Racing

Alex Marquez, Repsol Honda Team , Pol Espargaro, Red Bull KTM Factory Racing

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

“È la prima volta che qualcuno mi fa questa domanda in questo modo e la maniera in cui rispondo è sempre la stessa. Non si tratta di essere spaventati, ma di scoprire”, afferma Espargaro quando Motorsport.com gli chiede quanto questa sfida lo entusiasmi.

“Per un atleta professionista che vuole sempre migliorare e mettersi alla prova, sento che questo capitolo della mia carriera è un’avventura per provare qualcosa a me stesso. Allo stesso tempo scopro chi sono e quanto sono veloce. In passato molte persone mi hanno sottovalutato, e lo capisco, perché non ottenevo buoni risultati con la KTM. Ma all’epoca la moto non era forte, perché eravamo all’inizio del progetto”.

“Ma voglio davvero vedermi e voglio che gli altri mi vedano su una moto diversa. Con Yamaha sono riuscito ad essere in top 6, con KTM fra i primi cinque in campionato e ora voglio fare lo stesso con Honda. Questo mi dimostrerà che non sono un pilota scarso e in realtà non devo mostrare a nessuno ciò di cui sono capace, devo farlo solo per me stesso, dimostrare a me che sono in grado di essere allo stesso livello del miglior pilota al mondo”.

Espargaro potrà lasciare KTM senza aver vinto una gara, ma conclude l’avventura con la casa austriaca da ‘vero pilota MotoGP’, essendosi formato facendo esperienza con la RC16.

“KTM è parte di ciò – risponde quando Motorsport.com gli chiede se andare in Honda senza prima aver fatto l’esperienza con KTM fosse stato possibile – sicuramente grazie anche all’aver guidato in pista, ma anche mentalmente sono ad un livello a cui non ero mai stato prima, sono maturato. Ora posso perdere e non sentirmi un perdente. Non so come spiegarlo, perché sento che in KTM sono passato dall’essere bambino a uomo nell’ambito della MotoGP”.

“Ho scoperto molte cose sulla moto che, per esempio, se fossi arrivato in MotoGP con HRC sarebbe stato impossibile adattarmi. Perché molti strumenti che uso ora li ho scoperti in KTM e mi hanno formato, io ho costruito questa moto con loro e ne conosco ogni singolo pezzo, come toccarla e come va settata l’elettronica”.

“Mi hanno insegnato ad essere un vero pilota. Prima non lo ero. Ero solo un uomo che guidava una moto, ma non un vero e proprio pilota MotoGP. Mi hanno insegnato come fare e, senza questa conoscenza, per me sarebbe stato impossibile affrontare il miglior pilota del mondo. Ora mi sento un uomo, è molto, molto diverso”.

Senza dubbio, sempre tenendo in considerazione il recupero di Marquez, nel 2021 Espargaro affronta la sfida più difficile della sua carriera. Ma le difficoltà in KTM lo hanno reso un pilota in grado di avere un testa a testa con Marquez in Honda e pensare di arrivare in alto...

Pol Espargaro, Red Bull KTM Factory Racing
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