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Analisi

MotoGP | Perché KTM deve ragionare senza farsi prendere dal panico

L'ennesima ristrutturazione di KTM sta riempiendo di argomenti coloro che ritengono che la mancanza di pazienza e stabilità del marchio austriaco, in difficoltà finanziarie, sia il principale ostacolo al miglioramento delle sue prestazioni sportive.

Dani Pedrosa, Pit Beirer, KTM Motorsports Director

Nessuno può mettere in discussione il fiuto per gli affari che Stefan Pierer ha sempre avuto. Oltre a ricoprire il ruolo di CEO di KTM, è presente anche in vari consigli di amministrazione di aziende con fatturati milionari. Nello stesso tempo. È evidente che le proiezioni e i piani imprenditoriali non hanno motivo di replicarsi in un ecosistema come il Mondiale MotoGP, in cui il costruttore austriaco è in ritardo sulla tabella di marcia segnata dal suo capo più importante quando ha deciso di entrare nel campionato nel 2017.

Pierer aveva calcolato che KTM avrebbe avuto bisogno di un periodo di cinque anni per adattarsi alla categoria, e che nei tre anni successivi sarebbe stata in grado di lottare per il titolo. La cosa certa è che questi otto anni sono ormai passati, e la formazione delle moto arancioni è più che mai in preda al turbine dei cambiamenti che si prospettano: un'ulteriore profonda scossa in una stagione in cui c'era chi osava prevedere un duello serrato con la Ducati.

Motorsport.com apprende che i vertici KTM stanno discutendo di come pensano di ristabilire gli equilibri del potere all’interno della struttura, in cui ci si aspetta un movimento importante. Francesco Guidotti, attuale team manager, prepara le valigie per la sua partenza. L’italiano è arrivato da Pramac nel 2022 e, meno di tre anni dopo con un contratto valido fino alla fine del 2025, lascerà il suo posto. Sarà da vedere se accadrà a fine stagione o addirittura prima che il Mondiale si concluda a Valencia.

Francesco Guidotti, Red Bull KTM Factory Racing

Francesco Guidotti, Red Bull KTM Factory Racing

Foto de: Gold and Goose / Motorsport Images

Il suo caso arriva dopo quello di Fabiano Sterlacchini, arrivato in KTM nel 2021 come massimo responsabile tecnico che è andato via un mese fa, per quanto il suo vincolo fosse in vigore fino al mese prossimo. Un’altra figura che è stata sul punto si lasciare il gruppo è stata quella di Alberto Giribuola, preso da Ducati nel 2023 come coordinatore degli ingegneri KTM. Attualmente svolge il ruolo di capo tecnico di Augusto Fernandez e nel 2025 tornerà con Enea Bastianini, con cui ha lavorato in Gresini.

Se non fosse stato espressamente richiesto da Bestia, che arriverà alla strutta il prossimo anno, Pigiamino (il soprannome di Giribuola, ndr) avrebbe lasciato la fabbrica sicuramente. “Qui non c’è pazienza, e questa è la cosa peggiore che può succedere a un costruttore in MotoGP. Ci dovrebbe essere una stabilità, bisognerebbe lasciar lavorare le persone che vengono ingaggiate. Questo, purtroppo, non succede”, ha raccontato all’autore di queste righe un membro dello staff KTM. “Inoltre, i vertici sono molto testardi. Ancora non si sono resi conto che questi inciampi non sono affatto buoni e portano pochissime cose positive e molta incertezza tra chi lavora”, aggiunge questa voce autorizzata.  

Dani Pedrosa, Red Bull KTM Factory Racing piloto de pruebas, Stefan Pierer, CEO KTM Group

Dani Pedrosa, Red Bull KTM Factory Racing piloto de pruebas, Stefan Pierer, CEO KTM Group

Foto de: Gold and Goose / Motorsport Images

Il vuoto lasciato dai pezzi che saltano, soprattutto Guidotti, verrà colmato da altri e Motorsport.com considera che ci siano due nomi che possano acquisire molta forza: Dani Pedrosa e Aki Ajo. Il primo è uno dei tester di riferimento, a tal punto che lo stesso Pierer si riferisce a lui come “il vero capo di KTM”, avendo grande voce in capitolo sullo sviluppo della RC16. Tuttavia, il momento personale che sta vivendo lo spagnolo, che in questo momento sta dedicando molto tempo alla famiglia lontano dal turbinio di viaggi del campionato, rende difficile vederlo in una posizione così impegnativa come quella di team manager, che richiede la presenza a ogni gran premio. Sembra più fattibile una posizione di esecutivo complementare a Pit Beirer, direttore sportivo KTM.

Poi c’è Ajo, che è già responsabile della gestione dei team KTM nelle classi inferiori. È sempre disposto a dare una mano ai propri capi, che da tempo lo vedono come uno dei gestori più efficienti del paddock, soprattutto nel rapporto tra investimento e beneficio sportivo ottenuto. Già da tempo, il finlandese ha una concreta opportunità in MotoGP e la Casa di Mattighofern è arrivata a proporgli un terzo team per il 2024, se si fosse concretizzata l’opportunità che alla fine non è arrivata.

Con tutto questo in mente, è normale che il nervosismo dello staff MotoGP sia elevato, soprattutto se teniamo in considerazione le perdite dell'azienda, le cui vendite sono crollate del 15%, circostanza che ha riempito i magazzini di scorte di moto. Le azioni KTM sono attualmente scambiate a 26 euro, meno della metà di quanto erano esattamente un anno fa (62 euro).

Stefan Pierer, Dani Pedrosa, Jens Hainbach, Pit Beirer y Hubert Trunkenpolz

Stefan Pierer, Dani Pedrosa, Jens Hainbach, Pit Beirer y Hubert Trunkenpolz

Foto de: KTM Images

A Spielberg è stato chiesto a Pedro Acosta se avesse avuto modo di parlare con il capo. “I grandi premi non sono il posto giusto, perché ognuno di noi va per i fatti suoi. Ma la cosa più importante è che ci è stato assicurato che l'investimento nel progetto MotoGP continuerà”, ha detto lo spagnolo mandando un messaggio di sollievo, considerando che KTM ha licenziato centinaia di dipendenti dall'inizio di quest'anno.

Ad ogni modo, è improbabile che Pierer abbandoni il suo “giocattolo” ed è più che logico che utilizzi risorse e fondi da altre parti per evitare il collasso. Un mese fa, l'imprenditore austriaco ha firmato la vendita al gruppo cinese Luxshare del 50,1% di Leoni, multinazionale tedesca dedicata alla produzione di cablaggi per auto, che aveva acquisito nel 2023 e che lo scorso anno ha fatturato 5,5 miliardi di euro. Il salvataggio di Leoni, che impiega 95.000 persone in fabbriche di 26 Paesi diversi e svolge un ruolo chiave nell'industria automobilistica tedesca, è stato così grande da farle ottenere un posto nel consiglio di amministrazione di Mercedes-Benz.

Aki Ajo, que tiene una excelente relación con Pedro Acosta, se postula para dar el salto a KTM en MotoGP

Aki Ajo, que tiene una excelente relación con Pedro Acosta, se postula para dar el salto a KTM en MotoGP

Foto de: Gold and Goose / Motorsport Images

La figura che l'uomo d'affari proietta, nella maggior parte dei settori in cui opera, è quella di un uomo di successo. Per questo non può permettere che le sue capacità vengano messe in discussione in una vetrina come la MotoGP. Pierer e la sua cerchia sono determinati a dare uno scossone per dare nuova linfa a KTM con l’obiettivo di ridurre il gap che attualmente la separa dalla Ducati. Con Pedro Acosta e Brad Binder come punte di diamante nel 2025, i numeri del 2024 possono essere migliorati, viste le aspettative generate. Nonostante il sudafricano sia davanti al rookie nella classifica generale (quinto), è lo spagnolo (sesto) ad aver ottenuto i migliori risultati, con tre podi contro uno di Binder. Il pilota di Potchestfroom ha ora 165 punti in classifica, 36 in meno di quelli che aveva in questo momento nel 2023, quando era quarto in campionato. L'ultima vittoria del marchio, che in questi quasi otto anni ha vinto sette volte in totale, porta la firma di Miguel Oliveira nel 2022 (Thailandia). Da allora, il record del marchio si è limitato a otto podi, ben al di sotto della tabella di marcia stilata dai vertici.

Questo calo non è paragonabile alla flessione di Yamaha e Honda, che ha permesso a KTM di passare al secondo posto nella classifica dei costruttori, anche se con soli cinque punti di vantaggio su Aprilia, che è terza. L’ambito dove il gruppo Pierer Mobility (KTM e GasGas) eccelle più di chiunque altro è quello delle cadute. Tra i quattro piloti hanno un totale di 56 cadute, a parte quelle di Espargaró (quattro) e Pedrosa (due). Questa cifra è ben superiore alle 30 dell'Aprilia e alle 29 della Honda, entrambe con quattro moto in pista, ed è superata solo dalle 88 cadute della Ducati, anche se con il doppio dei piloti in griglia (otto).

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