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MotoGP | Pedrosa vince contro il fisco: gli deve restituire quasi 30 milioni

In una dichiarazione rilasciata dai suoi avvocati, si legge che l'agenzia delle entrate ha perso tutti i procedimenti contro il pilota e ha fallito nel tentativo di dimostrare che era fiscalmente residente in Spagna.

Dani Pedrosa, Red Bull KTM Factory Racing

Per anni, l'ex pilota della Honda ed ora collaudatore KTM è stato perseguitato dall'ombra lunga dell'agenzia delle entrate spagnola, che dalla metà degli anni 2000 ha indagato su presunte irregolarità nella residenza fiscale di Dani Pedrosa.

Dopo aver vinto tre campionati del mondo, uno nella 125 e due nella quarto di litro, Pedrosa è passato alla MotoGP nel 2006 con Alberto Puig come manager, stabilendo la sua residenza nel Regno Unito, domicilio fiscale che ha poi cambiato in Svizzera, dove risiede tuttora.

Dalla metà degli anni Duemila, le autorità fiscali hanno cercato di dimostrare che il pilota viveva in Spagna, dando vita a un lungo e complicato contenzioso che ha portato Pedrosa a comparire nell'elenco dei principali inadempienti fiscali dell'Agenzia delle Entrate spagnola nel 2015 e nel 2016, oltre che a subire, insieme alla sua famiglia, "molestie da parte del servizio di sorveglianza doganale", secondo il suo avvocato.

In una dichiarazione rilasciata martedì dall'avvocato David Gil Fernández, dello studio AYG Asesores, insieme alpilota stesso, si legge che:

"Giovedì scorso, 16 novembre, la quarta sezione del tribunale contenzioso amministrativo dell'Audiencia Nacional (Alta Corte Nazionale) ha notificato una sentenza che accoglie il ricorso del contenzioso amministrativo presentato da Dani Pedrosa Ramal contro una liquidazione dell'imposta sul reddito per gli anni 2005 e 2006, quando viveva a Londra", spiega l'avvocato.

"Sebbene la sentenza possa ancora essere impugnata in cassazione davanti alla Corte Suprema, l'Agenzia delle Entrate dovrà rimborsare all'interessato 2.418.373,20 euro più i relativi interessi, oltre a pagare le spese del procedimento legale, alle quali è stata condannata", prosegue la nota.

"Questa sentenza è la fine di un lungo percorso in cui l'Agenzia delle Entrate ha visto come ogni suo tentativo di stabilire la residenza di Pedrosa in Spagna sia stato respinto", continua David Gil, l'avvocato che ha gestito il caso con straordinario successo fin dall'inizio.

Nella stessa nota sono specificati tutti i procedimenti avviati dall'Agenzia delle Entrate contro Pedrosa che sono stati impugnati e respinti:

"1. Liquidazione dell'IRPF 2008 e 2009 più la relativa sanzione, annullata dal Tribunale Economico Amministrativo Centrale il 14 febbraio 2019.

2. Liquidazione per l'imposta sul reddito delle persone fisiche dal 2011 al 2014 più la relativa sanzione, annullata dal Tribunale economico-amministrativo centrale il 22 febbraio 2021.

3. Liquidazione per l'imposta sul patrimonio 2013 e 2014, più le relative sanzioni, annullata dal Tribunale economico-amministrativo centrale il 22 febbraio 2021".

Tutti questi procedimenti, contro i quali non c'è più possibilità di appello, si sono conclusi con la condanna dell'Agenzia delle Entrate a restituire gli importi pagati dal pilota (più di 22.000.000 di euro), oltre al pagamento dei relativi interessi di mora", affermano da AYG Asesores.

Motorsport.com ha avuto accesso agli importi esatti che Pedrosa ha dovuto restituire all'ufficio delle imposte spagnolo dal 2019 a oggi, e sommati insieme sfiorano i 30 milioni di euro, una somma assolutamente sbalorditiva.

"Naturalmente Dani Pedrosa è molto soddisfatto della conclusione di questo procedimento, in cui è stato dimostrato che non ha mai mentito sulla sua residenza fiscale, come sosteneva l'ufficio delle imposte. Tuttavia, Pedrosa ricorda anche con amarezza episodi molto spiacevoli quando il suo nome è stato ingiustamente pubblicato nell'elenco degli inadempienti fiscali nel 2015 e 2016, per cui ha dovuto sopportare alcune situazioni indesiderate, o quando gli agenti del servizio di sorveglianza doganale hanno molestato il suo ambiente familiare, essendo costretto a presentare un reclamo formale al consiglio di difesa dei contribuenti dell'Agenzia delle Entrate", conclude la nota dei legali del pilota.

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