MotoGP | Diggia: “Mapping 8? Era il segnale per attaccare Pecco!”
Fabio Di Giannantonio brilla in Qatar nel suo momento più buio in MotoGP. Il romano del team Gresini centra il primo successo in carriera e lo fa battendo il campione del mondo in carica. Diggia svela poi il segreto del "mapping 8". Nessuna strategia Ducati...era il segnale per attaccare e vincere.
Respira. Questo si leggeva sulla lavagna di Fabio Di Giannantonio dopo il podio di Phillip Island. A Lusail, il romano ha aperto bene i polmoni per respirare l’aria fresca e pulita del primo gradino del podio. Sì, Fabio, quello è il profumo della vittoria. Una vittoria sudata, desiderata e arrivata nel momento più difficile della sua breve (fino ad ora) carriera in MotoGP. Proprio quando il suo 2024 è incerto, senza sapere se potrà schierarsi o meno sulla griglia di partenza, Diggia ha dato la zampata e si è preso la vittoria del Gran Premio del Qatar.
Ha trionfato davanti a Pecco Bagnaia, che sembrava imbattibile nelle prime fasi di gara. L’ha fatto andando a mettere le ruote della sua Ducati davanti a quelle del campione del mondo in carica, con un sorpasso deciso e costruito alla perfezione. Di Giannantonio l’aveva detto, voleva chiudere la stagione con una vittoria e questa è arrivata sotto i fari di Lusail: “Che spettacolo! È la giornata più bella della mia vita, è pazzesco! Mamma mia, che cosa abbiamo fatto! È pazzesco, perché abbiamo lavorato tanto e, cavolo, è arrivata!”.
“All’inizio della stagione lavoravamo, lavoravamo, lavoravamo, ma non arrivava niente. È stato difficile, però ho avuto un bel gruppo intorno a me, sia nel team sia a casa che mi hanno aiutato a credere nel processo, a lavorare a testa bassa. Ad oggi sembra che siamo sul tetto del mondo, è figo!”, commenta Diggia, ancora incredulo di quanto ottenuto oggi.
Con il primo trionfo in carriera, Di Giannantonio diventa il pilota numero 121 a vincere nella classe regina, il 27° italiano. Una vittoria agognata, ma studiata, in una MotoGP che oggi è fatta non solo di velocità, ma anche di intelligenza e strategia. Proprio a 5 giri dal termine infatti, è apparso sul dashboard della Desmosedici di Diggia il messaggio “Mapping 8 000”. Sono tornati alla mente ricordi di una Valencia quasi mondiale, con Jorge Lorenzo che aveva ricevuto quello stesso messaggio come codice che indicava di restare alle spalle di Andrea Dovizioso, che all’epoca si giocava il mondiale con Marc Marquez.
Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images
Fabio Di Giannantonio, Gresini Racing
Tuttavia, stavolta il “mapping 8” aveva un significato totalmente diverso, opposto: “È stato un segnale perché abbiamo fatto un piano super preciso per tutta la gara. Cosa fare in ogni momento della gara. Quello era il momento per attaccare Pecco o comunque chiunque fosse stato davanti e cercare di andare via. Sapevamo che avevo un gran passo, ma abbiamo visto che qui era difficile stare davanti. Se fossi stato davanti per tutta la gara, avrei finito davvero presto l’anteriore. Per tutto il weekend, ogni volta che provavo a girare da solo, mi si marcava la gomma sul lato destro e non potevo più spingere ed essere costante. Stare dietro qualcuno mi aiutava, ma allo stesso momento la temperatura si alzava. È stato un momento abbastanza particolare, ma quello è stato il segnale che mi ha fatto dire ‘ok, è il momento, andiamo’”.
“Avere un riferimento ti aiuta a essere preciso, a tenere la scia sul dritto”, ha affermato Diggia, confermando di aver usato anche la strategia. “Ma poi, mi ha aiutato tanto a salvare il davanti. Da solo avrei finito la gomma a metà gara, invece avendola abbastanza calda, stare dietro e uscire dalla scia, mi ha permesso di arrivare alla fine con la gomma anteriore ok e provare a passare. Ovviamente, quando sei dietro a un pilota, ti dà una mano vedere cosa fa meglio e peggio, puoi imparare e anche vedere dove sei più forte”.
Di Giannantonio è il 14 pilota Ducati a firmare il successo, ma ad oggi non ha ancora un futuro in MotoGP. Cosa gli riserverà il 2024? “L’obiettivo è quello di cercare di rimanere in griglia l’anno prossimo. Sembra che ci sia ancora una possibilità. Io fuori dalla pista faccio poco, ho il mio staff che si occupa di queste cose. Ci stiamo lavorando, ma sembra che ogni volta ci sia sempre un piccolo intoppo. La situazione è un po’ surreale, perché sono un pilota che al suo secondo anno in MotoGP ha fatto una vittoria, un podio, una pole position, tante top 10. Sento di poter stare qui e continuare a fare delle belle cose. Però, da parte mia, io posso fare solo il massimo e mettermi a posto con me stesso. Se dovessi lasciare questo posto, vorrei farlo al top, l’ho sempre detto. Però secondo noi con questi risultati qualcosa possiamo smuovere”.
L’unica sella libera nella classe regina al momento è quella del team Mooney VR46, che sembra però volere un giovanissimo ed è vicinissima a ingaggiare Fermin Aldeguer. Qual è questa opzione, dunque? “VR46? Non lo so neanche io, purtroppo qui cambia tutto nel giro di poche ore. Ogni tanto ti si chiude una porta e ti si apre un portone, ma poi si chiude anche il portone. Veramente complicata la situazione, ma vi assicuro che ci stiamo lavorando. Stasera però si fa festa”, ha concluso il romano.
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