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MotoGP | Dall'Igna: "Ducati innova e non solo tecnologicamente"

Il direttore generale di Ducati Corse si gode un 2022 da sogno, nel quale a Borgo Panigale sono arrivati contemporaneamente il titolo MotoGP e quello SBK, spiegando cosa secondo lui ha permesso il sorpasso nei confronti dei rivali giapponesi.

Gigi Dall'Igna, Ducati Corse General Manager

Il Mondiale stava diventando quasi un'ossessione per Gigi Dall'Igna. L'ingegnere italiano si è legato alla Ducati con la convinzione che avrebbe riportato a Borgo Panigale quel titolo MotoGP che mancava addirittura dal 2007, quando a trionfare fu Casey Stoner. Per sua stessa ammissione c'è voluto più del previsto, ma l'impresa raggiunta con Pecco Bagnaia ha avuto ancora più sapore, perché è coincisa anche con il ritorno sul trono della Superbike con Alvaro Bautista.

Una doppietta veramente indimenticabile per la Rossa, che oggi l'ha celebrata a casa sua, in Piazza Maggiore a Bologna, dove il direttore generale del reparto corse ha tracciato un bilancio di questo 2022 trionfale, buttando già un occhio alla sfida più difficile: confermarsi il prossimo anno.

"Questo è stato un anno veramente incredibile, cominciato non particolarmente bene almeno con la MotoGP. Però per come è finito, è stato veramente un anno storico ed un anno d'oro, che è il frutto di tanto lavoro e di tanta voglia di non mollare mai. E' stato un percorso iniziato diversi anni fa e di stagione in stagione abbiamo sempre messo insieme qualche tassello in più, fino ad arrivare a concretizzare tutto quello che abbiamo fatto quest'anno", ha detto Dall'Igna.

I numeri di questo 2022 sono davvero impressionanti...
"Rileggo questi numeri che sono veramente troppo belli per poterli sbagliare: parliamo di 70 podi tra entrambi i campionati e di questi tantissimi sono state vittorie, 12 in MotoGP e 16 in Superbike. Sono arrivate anche tantissime pole position, ma quello che mi ha impressionato di più è che l'azienda ha toccato quota 1.000 podi in Superbike ed è l'unica ad averlo fatto. L'altra statistica che mi rende molto felice sono le 26 gare consecutive con almeno una Ducati sul podio in MotoGP. La dice lunga su quanto la nostra moto ed i nostri piloti riescano ad adattarsi ad ogni situazione e ad ogni pista. Questo ci fa ben sperare anche per il futuro, perché come sempre la cosa più importante è quella che deve ancora accadere. Dunque, quando torneremo in pista e dovremo dimostrarci ancora all'altezza di quello che abbiamo fatto nella stagione appena finita. Tutto questo non è merito solo dei due piloti straordinari che sono qui al mio fianco, ma anche delle persone fantastiche che sono a casa, che ci aiutano a risolvere i problemi che incontriamo in pista".

Claudio Domenicali, CEO Ducati Motor Holding, Pecco Bagnaia, Alvaro Bautista, Aruba.it Racing Ducati e Gigi Dall'Igna, Ducati Corse General Manager

Claudio Domenicali, CEO Ducati Motor Holding, Pecco Bagnaia, Alvaro Bautista, Aruba.it Racing Ducati e Gigi Dall'Igna, Ducati Corse General Manager

Photo by: Matteo Nugnes

Negli ultimi anni avete cambiato le gerarchie della MotoGP, riuscendo a portarvi davanti ai rivali giapponesi. Qual è stata la chiave?
"Onestamente, forse noi abbiamo cambiato passo negli ultimi anni in MotoGP. Siamo stati più veloci rispetto agli altri, non solo da un punto di vista tecnico, ma anche da un punto di vista sportivo. Per esempio, abbiamo sfruttato i nostri team satellite per far crescere dei piloti giovani che ora sono arrivati nel team ufficiale. E' chiaro che abbiamo anche rischiato qualcosa di più. Abbiamo innovato e non solo da un punto di vista tecnico: quando uno riesce a fare questo, prima o poi i risultati arrivano".

Hai sempre detto che il tuo sogno era vincere il Mondiale Piloti in MotoGP. Non è che adesso rischiamo di perderti?
"Quando avrò finito con la Ducati credo dirò basta. Se non mi vedrete più qua, sarà perché sarò a passeggiare sulle montagne o a sciare (ride). Battute a parte, era l'obiettivo principale che avevo quando sono venuto qua, perché era l'unico campionato che mancava al mio palmares. Pensavo che Ducati fosse l'unico posto in Italia in cui ci sarei potuto arrivare, quindi sono venuto qua. Magari nei miei piani c'era di vincerlo un po' prima, la mia programmazione era un pelino più veloce, ma la MotoGP è molto difficile. Con tanta perseveranza, però, alla fine siamo riusciti a concretizzare questo sogno".

Sei stato alla gara della Superbike a Misano e tutti nel box dicevano che li hai aiutati tanto. Cosa hai fatto di così particolare?
"Purtroppo sono molto poche le volte che riesco a seguire sul campo la Superbike, perché gli impegni in MotoGP sono davvero molti, e mi piacerebbe potergli dedicare più tempo. Onestamente, non credo di essere stato un grande valore aggiunto a Misano. Credo che anche senza di me avrebbero ottenuto gli stessi risultati. Per me in questi casi è importante essere lì per avre il feeling di cosa serve per lavorare a casa e migliorare. Ma nel team di Superbike ci sono già tante persone brave e che sanno fare il loro lavoro".

In passato c'erano stati diversi marchi che avevano già provato le ali, prima la MV e poi la Honda, ma poi i piloti le avevano scartate. Come hai fatto a convincerei tuoi che sarebbero state una soluzione vincente?
"Quando sono arrivato a Borgo Panigale, ho cercato di capire quello che di buono era stato fatto in Ducati per poi cercare di sfruttarlo. Le ali erano già state studiate, ma probabilmente non era stato fatto nel modo corretto. Ho cercato di dare un taglio più scientifico a quel tipo di ragionamento ed ho cercato di spingere l'idea, non limitandone lo sfruttamento sul rettlineo, ma provando a capire come migliorarla anche in curva. Ma è un lavoro molto complicato, perché su una moto anche la forma del pilota gioca un ruolo essenziale. Probabilmente questa cosa prima non era mai stata approfondita e noi abbiamo cercato di lavorare anche su questo".

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Photo by: Matteo Nugnes

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