MotoGP | Chirurgo Marc: “Non potevamo prenderci questo rischio”
Ignacio Roger de Oña, il chirurgo che ha operato Marc Marquez per la frattura al pollice della mano destra, spiega a Motorsport.com lo stato del pilota e i motivi che lo hanno portato a non tornare a Jerez.
Marc Marquez non sale su una moto dal terzo giro della prima tappa del calendario 2023 della MotoGP, a Portimao lo scorso 26 marzo. Quella stessa domenica, lo spagnolo è stato operato alla Clinica Ruber Internacional a Madrid, dove il chirurgo che è intervenuto è stato il dottor Roger de Oña.
Confermato il suo forfait n Argentina, sia lui sia il suo staff erano pienamente consapevoli del fatto che pensare di correre ad Austin fosse quasi impossibile per via dei tempi di recupero. Meno folle sarebbe stato prepararsi per il Gran Premio di Spagna di questo fine settimana, essendo Jerez a quattro settimane dall’intervento. Tuttavia, la risonanza magnetica a cui il pilota si è sottoposto martedì ha sconsigliato questa possibilità per le conseguenze che potrebbe avere.
Parlando con Motorsport.com, Roger de Oña, responsabile della ricostruzione della mano e della microchirurgia di Ruber International, riconosce che scendere in pista a Jerez sarebbe stato un rischio inaccettabile. "La frattura di Marc è nota come frattura di Bennett ed è diversa da una frattura diafisaria, che avremmo potuto risolvere con viti e placche. Nel suo caso, c'era un frammento osseo molto piccolo che è rimasto al suo posto, mentre il resto del pollice era spostato. Per questo abbiamo bisogno che l'osso si consolidi bene, perché molte delle forze generate da una MotoGP si concentrano in quell'area", ha detto il chirurgo, che è stato chiaro su ciò che avrebbe consigliato al paziente non appena ha visto i risultati degli esami radiologici effettuati su Márquez martedì.
"Per un atleta che usa molto quell'area, come un quarterback, un giocatore di basket o un pilota, il tempo di recupero è tra le sei e le otto settimane. Per Marc, essere in grado di correre solo quattro settimane dopo sarebbe stato eccezionale. Non potevamo correre il rischio che si rompesse alla fine del rettilineo a 350 km/h e che non fosse in grado di frenare", aggiunge Roger de Oña, la cui impressione coincide con quella fornita in seguito dai team della Mayo Clinic negli Stati Uniti e del reparto medico della Red Bull, a cui è stata inviata tutta la documentazione.
Il "rischio" a cui si riferisce il medico aveva diverse ramificazioni. A parte il pericolo più immediato per lui stesso e per i suoi compagni di gara, anticipare il rientro prima che l’osso fosse guarito avrebbe significato rischiare un nuovo danneggiamento dell'area, nel caso in cui le viti che tengono in posizione le parti interessate si fossero mosse. Questo potrebbe avere conseguenze significative per il futuro del pilota numero 93, sia a livello professionale che personale.
"Se l'intervento rimuove i pezzi di osso, questi non possono più essere riposizionati nel modo più appropriato, quindi le probabilità di conseguenze sarebbero molto più elevate. Inoltre, il recupero potrebbe richiedere diversi mesi. Non valeva la pena rischiare", afferma Roger de Oña, che è molto più ottimista quando gli si chiede delle possibilità del pilota di Cervera di tornare a Le Mans, in programma nel fine settimana del 13 e 14 maggio.
"A Le Mans, Marc sarà a sette settimane dall'operazione. Così come avremmo dovuto vedere qualcosa di eccezionale nei test svolti lo scorso martedì perché potesse correre a Jerez, siamo fiduciosi che sarà in grado di farlo in Francia. Se seguirà la normale evoluzione, visto come stanno andando le cose, dovrebbe essere pronto", ha detto il medico, convinto che, una volta consolidato l'osso, Márquez non avrà "alcun effetto collaterale”.
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