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MotoGP | Bagnaia: "Un titolo non mi basta, voglio confermarmi come Vale e Marc"

Il pilota della Ducati è stato molto chiaro nel giorno della presentazione della Desmosedici GP23: essere campione del mondo della MotoGP è solo l'inizio del percorso e l'obiettivo è confermarsi campione come hanno fatto i grandi come Valentino Rossi e Marc Marquez.

Francesco Bagnaia, Ducati Team

Foto di: Ducati Corse

Il numero 1 sulla carena vale più di mille parole. Pecco Bagnaia si è guadagnato sul campo il suo primo titolo di campione della MotoGP ed ha messo in chiaro con la concorrenza che la sua intenzione è quella di fare tutto il possibile per fare in modo che il titolo rimanga a Borgo Panigale anche nel 2023. Un'impresa che non sarà semplice, perché nell'era più recente solo le vere leggende delle due ruote sono state capaci di fare dei "back to back". Per questo, riuscirci vorrebbe dire alzare ancora di più l'asticella della sua carriera. Nel giorno della presentazione della Ducati Desmosedici GP23, il piemontese comunque non si è nascosto di fronte alle domande dei giornalisti.

Qual è la cosa più importante che hai imparato nel 2022 e che vuoi portarti nel 2023?
"Non cadere. Da questo punto di vista penso di aver fatto un passo avanti già nella seconda parte dell'anno scorso. Ho perso tanti punti perché sono caduto in cinque gare e in una mi ha tirato giù Nakagami. Poi anche in Indonesia avevo fatto solo un punto. La lezione principale è cercare di rimanere calmi e non commettere l'errore di innervosirsi e giocarsi tutto in una curva".

Al di là di evitare di commettere degli errori, a livello tecnico, qual è l'aspetto in cui credi di poter crescere ancora di più?
"Sul bagnato sicuramente, perché l'anno scorso ho faticato parecchio. Ma sotto tutti i punti di vista, perché alla fine non smetti mai di capire cose. Il punto è che per capirle bisogna sbagliare, quindi spero che sia limitato a questa cosa qui, anche se ho bisogno di crescere sotto a tanti punti di vista. Il mio approccio in MotoGP è stato molto particolare, perché mi sono trovato dall'essere indietro, anche per il problema alla tibia, a giocarmi il titolo l'anno successivo. Le cose sono venute molto in fretta, ma io sono una persona estremamente metodica, quindi ci metto un po' a capire le cose e farle mie. Per questo penso di poter migliorare sotto tutti i punti di vista, specialmente sul bagnato".

Rispetto ad un anno fa, sei più o meno preoccupato? Ora c'è una calendario più lungo, la Sprint Race ed un titolo da difendere...
"Mi sento benissimo, ma era così anche l'anno scorso e poi sappiamo tutti che l'inizio di stagione è stato abbastanza complicato. So perfettamente che abbiamo imparato dai nostri errori, quindi partiremo in una situazione migliore. Sono tranquillo da questo punto di vista, ma so perfettamente che difendere il titolo è una cosa molto difficile: da quando io ho memoria, lo hanno fatto solo Valentino e Marquez. Bisognerà armarsi di tanta determinazione, ma sono estremamente ambizioso e determinato a riuscire a confermarmi ancora".

A Valencia in tanti hanno avuto la sensazione che tu ti sia presentato in conferenza stampa quasi come una persona diversa, con una consapevolezza diversa. Anche tu hai sentito questa svolta in te?
"Avevo appena vinto il titolo, quindi più che cambiato mi sono sentito sollevato, perché mi ero tolto davvero un macigno dalla schiena, che aveva pesato nel weekend di Valencia anche inconsciamente. Non mi sento di essere cambiato come persona, forse sento di essere un po' più completo e di avere una consapevolezza diversa. Però sono sempre io alla fine".

Francesco Bagnaia, Ducati Team

Francesco Bagnaia, Ducati Team

Photo by: Ducati Corse

La tua vita è cambiata da quando sei diventato campione del mondo?
"In termini personali no, ma in termini di apprezzamento, sento molte più persone vicine a me. Penso che sia importante la vicinanza con i tifosi e da questo punto di vista mi sono goduto molto l'inverno".

Inevitabilmente hai dovuto fare un milione di cose ed eventi dopo aver vinto il Mondiale. Quanto è difficile sopportare questo tipo di pressione? E ti distoglie in qualche modo dal tuo lavoro di pilota?
"Sinceramente, ci sono volte in cui penso di essere più in difficoltà. Però poi penso anche di essere un privilegiato, perché sono fortunato a fare quello che mi piace. Alla fine andare forte, porta anche a fare queste cose qui. E' giusto che sia così, è bello che ci sia la vicinanza con il pubblico. Alla fine il lato della medaglia è sempre positivo nel fare queste cose. Ci sono delle volte che ti senti più stanco, ma lo fai sempre con il sorriso, perché devi rispettare le persone che ti ammirano. E comunque i miei giorni di vacanza li ho fatti: sono stato con la mia famiglia e con la mia futura moglie, quindi è stato un inverno molto bello".

Quando ti sposi?
"Bisogna fare le cose con calma. Non penso che sarà quest'anno, perché si sposa Luca (Marini) durante la pausa. A settembre, che è il momento che mi piacerebbe di più, sei in mezzo alla stagione. Poi a dicembre non mi piacerebbe sposarmi con il freddo. Ce la prendiamo con calma, tanto non scappiamo via".

Hai un nuovo compagno di squadra, Enea Bastianini: come lo descriveresti?
"Ci conosciamo da tantissimo tempo, da quando correvamo con le minimoto. Per descrivere Enea, la parola giusta è 'bastardo', perché lui stesso l'anno scorso ha detto che spinge come un bastardo (ride). Seriamente, penso che sia un ragazzo intelligente e molto competitivo. Vogliamo entrambi la stessa cosa e faremo del nostro meglio per ottenerla. La battaglia tra noi sarà intensa, ma dovremo essere intelligenti e rispettosi per avere una buona relazione".

In MotoGP hai sempre avuto Jack Miller come compagno di squadra ed avevate un rapporto molto buono. Credi che cambierà molto l'atmosfera nel box ora che c'è Enea e siete due piloti italiani?
"Sarà diverso, perché con Jack ormai era tutto consolidato. Con Enea dobbiamo cominciare da zero e i nostri duelli dell'anno scorso hanno fatto chiacchierare molto. Siamo entrambi italiani e da noi cercano sempre il dualismo, ma tra noi non ci sono mai stati problemi. Abbiamo una buona relazione, abbiamo sempre parlato. E' vero che se Enea mi dovesse battere sarei frustrato, ma sarebbe lo stesso con ogni altro pilota. L'anno scorso ha fatto qualcosa di incredibile non avendo una moto ufficiale: era leader dopo le prime gare e poi ha dimostrato di poter lottare per la vittoria anche in condizioni difficili. Dovremo essere intelligenti, per cercare di essere sempre davanti in gara. La gara poi è un'altra storia, ma dobbiamo lavorare bene insieme".

Francesco Bagnaia, Ducati Team

Francesco Bagnaia, Ducati Team

Photo by: Ducati Corse

Chi sono i favoriti per la corsa al titolo secondo te?
"Sarà un po' come fare l'appello a scuola, perché sono tanti i piloti che hanno la possibilità di lottare per la vittoria. Penso che Marquez ora sia al 100% e se la Honda sarà competitiva, allora sarà lì davanti. Ma ora il livello è molto alto, sia a livello di moto che di piloti, quindi si possono fare tanti nomi: Quartararo, Enea, Marc. Morbidelli può essere competitivo, le Aprilia possono essere competitive. Mi viene in mente anche Binder. Anche se non sarà semplice, il nostro obiettivo è di essere migliori di loro".

Sei campione in carica, ma la storia insegna che non è facile confermarsi. Per esempio, Casey Stoner non è mai riuscito a concedere il bis. Ma più recentemente anche Quartararo e Mir. Quale sarà quindi il tuo approccio per provare a difendere il titolo?
"Sinceramente, penso che non devo fare l'errore di pensare di essere già un campione o rilassarmi. Proverò ad avere lo stesso approccio dello scorso anno o di tutte le stagioni della mia carriera. Penso di aver imparato la lezione dagli errori del 2022, inoltre la moto di quest'anno sarà più simile alla GP22, quindi credo che possiamo cominciare bene fin dalla prima giornata di test. Il programma dei weekend di gara è diverso e questo potrebbe cambiare gli equilibri, ma sono convinto che se lavoreremo bene potremo rimanere al top. Non sarà facile difendere il numero 1, ma io sono qui per questo. E' vero che ho vinto un titolo, ma non mi basta e ne voglio ancora, quindi devo continuare a spingere per cercare di stare davanti e di migliorarmi ogni anno".

Dobbiamo aspettarci un altro step dal punto di vista dell'aerodinamica? Hai fatto delle richieste particolari?
"Avevo spinto parecchio per avere la carena dell'anno scorso. Se ricordate, in passato la Ducati ha sempre avuto una carena molto grande, mentre nel 2022 l'abbiamo resa molto più piccola e questa cosa ha migliorato molto il feeling sulla moto. Quella di quest'anno avrà un design molto simile, anche se credo che i nostri aerodinamici abbiano lavorato molto durante l'inverno, anche se non sono mai andato direttamente con loro in galleria del vento".

Dall'Igna ha detto di aver cambiato l'approccio dello sviluppo, con la moto nuova che non sarà una rivoluzione ma un'evoluzione. L'anno scorso tu avevi detto che avresti preferito lavorare con meno novità all'inizio. Questa cosa ti solleva o c'è la preoccupazione che gli altri si possano avvicinare?
"Ho grande fiducia in Gigi e in tutti gli ingegneri della Ducati. L'anno scorso è stato abbastanza dura all'inizio, perché avevamo una moto davvero strepitosa come la GP21, ma quando abbiamo iniziato i test con la moto nuova mi sono trovato un po' perso. Per questo in Qatar avevo chiesto di fermarci un attimo e di riavvicinarci alla moto precedente. Ma era una situazione particolare, perché la GP21 era una moto che avevamo sviluppato per due anni. La GP23 invece è un'evoluzione della GP22 e devo dire che il primo approccio a Valencia è stato positivo, perché mi è parsa già migliore".

Francesco Bagnaia, Ducati Team

Francesco Bagnaia, Ducati Team

Photo by: Ducati Corse

Hai scelto il numero 1, ma hai parlato di identità riferendoti al 63: quanto è importante per te?
"E' il numero con cui ho vinto il titolo. Ho iniziato con il 21 e con quello ho ottenuto la mia prima vittoria in Moto3. Poi sono passato al 42 ed ho vinto il Mondiale in Moto2. Con il 63 poi è arrivato quello della MotoGP. E' normale che sia importante per me. Sulla moto ho scelto di mettere il numero 1, ma nel box ci sarà ancora il 63 a rappresentarmi, anche perché ormai mi identificano molto con quello".

Da quest'anno è stato vietato l'abbassatore anteriore, che era stato introdotto da voi l'anno scorso. Quanto peserà questa cosa?
"Io l'ho usato solo nei test e fino alla FP3 in Qatar, poi l'ho tolto, quindi non sarà un grande cambiamento per me".

Tanti anni fa Valentino disse che il pilota poteva fare la differenza per circa mezzo secondo sulla moto. Ora che c'è stata una grande evoluzione tecnologica in MotoGP, in quanto credi che si possa quantificare questa cosa?
"Penso che la moto faccia sempre la differenza, perché ora sono tutte molto competitive, grazie all'elettronica e all'aerodinamica. Ma penso che il pilota possa ancora fare una grande differenza in termini di time attack, di gestione delle gomme, in staccata. Penso che se guardiamo ai risultati degli ultimi anni, sia abbastanza chiaro: Marc è l'unico che ha vinto con la Honda, prima solo Stoner vinceva con la Ducati, Valentino era sempre davanti in ogni era della sua carriera. Ma negli ultimi due anni anche io sono stato sempre davanti, quindi i piloti continuano a fare la differenza, ma non saprei fare una stima in termini di decimi. Il vero valore lo capisci nel time attack e dopo 15 giri di gara".

Con l'arrivo delle Sprint Race, hai cambiato la tua preparazione durante l'inverno?
"La mia preparazione è rimasta abbastanza simile, anche se ogni anno cambiamo qualcosa per migliorare i miei punti deboli. Sono molto fortunato a poter lavorare con il mio personal trainer Carlo, che ha fatto un lavoro incredibile. A parte questo, credo che le Sprint Race possano fare una bella differenza nei weekend, quindi bisognerà essere intelligenti ad adattarsi. Probabilmente solo dopo le prime capiremo il modo giusto con cui bisognerà approcciarsi al nuovo format del weekend".

Una delle parole più utilizzate durante l'inverno da tutti i tuoi rivali è costanza...
"La costanza è sempre stata una delle chiavi per essere campione. Io però credo sempre che la velocità sia più importante, perché per vincere un campionato è importante anche stare sempre davanti e per riuscirci devi essere veloce".

L'anno scorso i costruttori europei hanno vinto 15 gare, quest'anno Honda e Yamaha hanno dato la sensazione di voler cambiare marcia. Ti aspetti che saranno pericolose?
"Sinceramente sì. Ma mi aspetto che miglioreranno anche le nostre performance. Gli europei hanno un modo diverso di lavorare: appena c'è un pezzo nuovo, lo provano. Non conosco l'approccio dei giapponesi da dentro, ma mi è sempre sembrato più prudente. Onestamente, mi piace il nostro approccio, perché è giusto provare delle novità quando ci sono, e credo che questa sia la differenza più grande tra noi e loro".

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